27 Apr 2015
Vivere lo stadio: una passione a rischio?
AG.RF 27.04.2015 (ore 10:54)
(riverflash) – Una protesta sterile, collusa con la delinquenza, rischia di allontanare dagli stadi di calcio gli appassionati di sport. Protesta sterile perché indirizzata contro il calcio e non contro chi causa disagi di vivere. Federsupporter, associazione che rappresenta i sostenitori delle squadre, ne ha voluto parlare con interlocutori di alto livello per fare il punto della situazione.
«Vivere lo stadio: una passione a rischio?». Questo il titolo di un Convegno tenutosi il 16 aprile scorso presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Roma, La Sapienza, promosso dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive in collaborazione con la stessa Università.
Al Convegno, sono intervenuti numerosi esponenti, a vario titolo, delle Istituzioni statali, in specie del Ministero dell’Interno, alcuni docenti universitari, rappresentati delle Istituzioni sportive, dal CONI alla FIGC (quest’ultima rappresentata dal Consigliere e membro del Comitato di Presidenza della Federazione, dr. Claudio Lotito). Da segnalare, in particolare, la presenza e l’intervento della vedova dell’Ispettore di Polizia, Raciti, Signora Grasso, nonché la presenza e l’intervento degli attuali allenatori della Lazio, Pioli, e della Roma, Garcia. Da sottolineare l’espresso invito a Federsupporter da parte dell’Osservatorio a partecipare al Convegno; cosa che, ancora una volta, fa fede dell’autorevolezza e prestigio riscossi in sede istituzionale dall’Associazione in rappresentanza dei sostenitori sportivi. Nonostante l’autorevolezza e l’interesse di tutti gli interventi, tuttavia, non ci si può esimere dall’esprimere rammarico per il fatto che, a oggi, la questione della violenza a causa o in occasione di manifestazioni sportive sia, in gran parte, ancora un problema irrisolto. Se è pur vero, infatti, che non esistono “bacchette magiche” per risolverlo, v’è, però, da dire che le numerose proposte fin qui avanzate da più parti, sono rimaste e rimangono inascoltate e inattuate. Ciò, soprattutto, per responsabilità delle Istituzioni e delle società calcistiche che intendono il calcio solo o quasi esclusivamente come business.