di Francesco Angellotti (AG.RF 19.05.2016)
(riverflash) – Sei anni dopo Francesco Antonio Bomporti, compositore di cui abbiamo decantato le doti musicali recentemente, è nato un altro Antonio, ma questa volta Vivaldi: precisamente il 4 marzo 1678 a Venezia, e la sua Gloria crebbe fino al 1741; successivamente la considerazione di Vivaldi è sempre stata all’apice tra i compositori musicali, per quel che aveva fatto in 63 anni. Viene ricordato sempre per il suo simbolo “Le 4 Stagioni”; ma la sua produzione è ricchissima: ben 78 concerti con altri più di 300 inediti. Eppure per Antonio non fu facile salire al livello al quale s’è innalzato.
Di povera famiglia, 1° di 9 fratelli, fu instradato ad imparare a suonare il violino dal padre, che si ravvide che le doti straordinarie del figlio potessero essergli utili per sbarcare il lunario. E infatti Antonio cominciò a dare istruzione musicale alle Orfanelle che campavano con elemosine offerte; certo non era un gran lavoro, tanto che dovette aspettare fino al 1703 per pubblicare il suo 1° libro di sonate da camera a tre, già composto d’anzi tempo; ma in tale data prende i voti del Sacerdozio, più per necessità che per Fede, ed infatti iniziano le pubblicazioni musicali dell’autore dalla capigliatura lunga, folta e con riflessi particolari, che gli diedero il soprannome di “Prete Rosso”.
L’amore per la musica scorreva nel suo sangue, tanto che una volta, durante la celebrazione della Messa, ebbe un colpo di Genio e sospese tutto per andare a trascrivere un brano straordinario che gli era venuto in mente; dopo poté continuare tranquillamente. Ciò non piacque all’Inquisizione, che lo processò e lo ritenne pazzo: Pazzo della Musica, e la pena inflitta fu quella di non poter celebrare più la Funzione Eucaristica: e sai che dolore.
Quindi, invece di benedire l’Ostia, Vivaldi era “relegato” a comporre musica; in proposito, non solo era un Genio, ma anche un Innovatore: nell’armonia, nella melodia, negli strumentali a largo respiro; tanto che lanciò i preamboli dell’espressione musicale che nell’’800 si sarebbe formata, la Sinfonia.
Pochi e brevi riscontri su un autore che, lasciate le vesti di Sacerdote prese solo per necessità, ancora è ricordato tra i più Grandi ed Innovatori; ne hanno tratto un’esibizione gli allievi dell’Istituto Briccialdi, nell’esecuzione di un concerto presso l’Auditorium del Carmine, ove entra un po’ più di gente che nella Sala Casagrande presso l’Auditorium. Meno male, perché in fondo negli ultimi banchi un posticino me lo sono trovato anch’io. Ho potuto ascoltare un’esecuzione ad altissimo livello, eseguita dai ragazzi che leggerete nella locandina, i quali erano condotti dal maestro Paolo Cicciola, che scandiva col violino l’armonia a cui dovevano rifarsi tutti gli allievi; era coadiuvato da Leonardo Gialletti al clavicembalo, già diplomato proprio presso il Briccialdi.
Devo riconoscere che mi è capitato un colpo di fortuna quando, cercando un posto difficile da trovare, si è seduta al mio fianco la Professoressa dell’Istituto Briccialdi che illustra le lezioni sulla Storia della Musica; cioè, partendo dalle forme musicali che hanno preso origine nell’Antica Grecia, segue la Storia fino al ‘600 per il primo anno; dal ‘700 al ‘900 per il secondo. Tutto ciò con materie compendiarie, tipo l’evoluzione della composizione dei vari strumenti e le modifiche stilistiche, che però sono materie che sempre lei insegna, ma sotto altra voce.
Capitata l’occasione, durante l’esecuzione di uno dei concerti da camera a cinque, ho chiesto timidamente se era possibile che si stesse eseguendo un pezzo che conoscevo, ma con altri tempi; la professoressa ha sorriso ed ha tacitamente sillabato il Si. Effettivamente avranno adeguato la musica in modo da renderla più congeniale all’assetto strumentale, ma è venuto fuori un arrangiamento suonato benissimo. Mi sono permesso anche di domandare se fosse più difficile coordinare i ragazzi per prepararli all’esecuzione, o svolgere mansioni d’istruttore in una esecuzione; anche questa mia seconda domanda ha sollecitato il riso della professoressa, aggraziato, delicato, ma mi ha fatto capire che tale domanda non ha risposta; in effetti dipende da varie situazioni che comprendono la musica, la preparazione degli studenti, la loro bravura e tante altre cose, forse anche l’osmosi che si può creare con il pubblico. Quando le ho indicato il direttore Catalucci, che a fine anno terminerà la sua carica non più rinnovabile, la professoressa ha fatto un sospiro; la sua guida è stata molto apprezzata da tutti, quindi speriamo che l’unico candidato a prenderne la parti svolga le mansioni alla sua altezza.
E la musica? I brani ascoltati erano: Concerto da camera a cinque, Concerto per quattro violini in re magg. Op. 3 n°1, Sinfonia per archi RV 523 in sol min. composti da Antonio Vivaldi.
Dovrei dire ancora? La passione che coglie seguendo lo scorrere delle note, lo studio particolare e minuzioso risolto con eleganza di passaggi incredibili, la ricerca del motivo che si interseca ma è sempre scandito, non saprei cosa scrivere per comunicarvi la sensazione emozionante, in cui l’articolazione elaborata assume una dimensione trascinante ed esaltante.
Questa è Musica, la Vera Musica. Dovrebbero ascoltarla tante persone che si confondono con ritmi assordanti, lontani da qualsiasi contenuto artistico.
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