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VIAGGIO A VERRES: DESTINAZIONE BENESSERE

di Maura Peripoli  (AG.RF  03.08.2013)

(riverflash) – Per gli amanti della geologia ecco una passeggiata di stagione in Val d’Aosta: il borgo di Verrès e i suoi dintorni

Questa cittadina di circa 2700 abitanti, si trova a 391 metri di altitudine, alla confluenza del torrente Evançon con la Dora, sulla sinistra orografica di quest’ultima, in una zona ampia e pianeggiante.

E’ il comune meno esteso del territorio valdostano, ma sicuramente uno dei più importanti data la sua posizione di centralità. Dista da Aosta 38 km e ci si arriva in questo modo:
Autostrade:
A5 Km.0,5 (uscita di Verrès)
Strade:
SS 26
Treni:
Stazione di Verrès – Linea Aosta – Chivasso – Torino
Autobus:
Linee Aosta – Ivrea – Torino / Aosta – Caselle / Verrès – Saint-Jacques (V.I.T.A.) / Circolare di Verrès / Circolare di Echallod (VITA)

La passeggiata che vi proponiamo, risulta particolarmente adatta a chi, oltre alle pietre, ama l’arte e la storia. Dunque potrete iniziare gironzolando per il borgo di Verrès ed i suoi immediati dintorni nei giorni del grande Carnevale che rievoca Caterina di Challand ribelle ai potenti ed al maschilismo. Per fare ciò, potrete parcheggiare al primo piano sotterraneo davanti al municipio a € 1,- per tutto il giorno, oppure gratis fuori se il giorno è festivo. Toilettes all’entrata del parcheggio. Se arrivate in treno o autobus potete arrivare in centro a piedi. Accanto al municipio si trova l’ufficio turistico dove ci si può eventualmente procurare una piantina del paese e qualche dépliant sul castello e la Collegiata.

Il percorso inizia da via Caduti della Libertà che si restringe e diventa centro storico e da qui si sbuca nella piazzetta René de Challand delimitata da nobili edifici, di cui almeno due dotati di torre, e di cui uno ripristinato per esposizioni e visitabile. Sulla facciata potrete notare uno dei numerosi affreschi celebranti il passaggio del santo sudario (la Sindone) nei suoi complicati trasferimenti savoiardi (XVI sec.). Verso il fondo della piazzetta inizia a sinistra l’antica strada per Challand, ben lastricata a ciottoli tondi. Questa strada si abbandono dopo pochi metri per salire dolcemente a sinistra verso la Prevostura di Saint Gilles.

Già il panorama si apre sulle massicce lose dei tetti ed i fantasiosi camini del borgo sottostante. Dal terrazzino alla base della scalinata si osserveranno, verso l’alto, una colonna in pietra del secolo XIX, una grande finestra a trifora gotica e una sorprendente corona di mensole a metà della torre che funge da campanile. Salita la scalinata, la pietra in cui sono scolpiti questi oggetti potrà essere osservata da vicino nel portale della chiesa, cui si accede di lato, e soprattutto (oh meraviglia) poco più avanti nel portale della Prevostura. Questo portale è assai originale, anche per l’assemblaggio dei blocchi, con eleganti colonne scolpite e motivi sobriamente ritorti che si rincorrono come tentacoli e s’armonizzano perfettamente nella verde tenuità della pietra rugosa, roccia che ispira gli artisti. Pesante, piuttosto omogenea, è formata da una massa compatta di minuscoli aghetti verdi o grigio-verdi dai riflessi non sempre brillanti, e da poche irregolari zonature biancastre. La forma ad ago dei cristallini e la elevata densità ci orientano verso gli anfiboli: si tratta infatti di attinolite, silicato idrato di calcio, magnesio e ferro di colore verdino. L’anfibolite verde rappresenta la forma tipica assunta dal basalto (magma ricco di ferro, magnesio e calcio proveniente dal mantello, cioè dalle parti più profonde del Pianeta) quando, successivamente alla deposizione della colata, viene poi “schiacciato” sotto il peso di altri corpi rocciosi sovrascorsi. Il fatto che la sua struttura cristallina contenga una molecola d’acqua la dice lunga sul suo luogo d’origine: il fondo dell’oceano, dove avviene la maggior parte delle eruzioni vulcaniche. La nostra pietra scolpita proviene dunque dal basalto di una antica placca oceanica; i brandelli di placca oceanica che ora si trovano sui continenti prendono il nome di ofioliti. Ma il nostro basalto è stato “schiacciato” diventando anfibolite verde: questo processo si chiama metamorfismo e dunque la nostra roccia è una metaofiolite. Ridiscendendo la scalinata, osserviamo le lastre del parapetto a destra. Su una di queste, scolpita, spiccano numerosi pallini rossi su un fondo bluastro o verde. Se visiterete i giardini della Prevostura vedrete altri blocchi come questo, a giadeite (verde), anfibolo blu e granato, nei muretti a secco. La sua composizione chimica non è molto diversa dall’anfibolite verde del portale. Dunque si tratta sempre di una metaofiolite originariamente magmatica, derivata dalla fusione parziale del mantello terrestre. Solo che i suoi silicati di ferro e magnesio sono stabili solo ad altissime pressioni, quindi a maggiori profondità rispetto all’anfibolo verde. E’ quasi un miracolo che li possiamo trovare qui da noi in superficie, sotto forma di eclogiti. Con un meccanismo ancora misterioso, la roccia che li contiene è risalita in superficie “velocemente” (forse un paio di centimetri all’anno) dalle viscere delle Alpi, senza subire troppi sbalzi di temperatura, che avrebbero fatto esplodere il reticolo cristallino acquisito in profondità. Grazie a questi “relitti” noi possiamo ricostruire i movimenti delle masse rocciose che hanno portato, nei milioni di anni, al sollevamento delle Alpi.

Riprendendo la strada antica di Challand, si attraversa la strada asfaltata e si visita l’arboretum della Prevostura con molte specie di piante, locali ed esotiche, tra cui lecci; con un’oretta di marcia i più volenterosi potranno salire alla croce che sovrasta Verrès per ammirare colorati metagabbri di tipo diverso da quelli della Prevostura.

 

Poi tutti potranno scendere lungo la strada asfaltata per esaminare, nei muri, le eclogiti a granato, pirosseno verde e anfibolo blu, che appaiono anche in affioramento sull’esterno del curvone di fronte all’entrata dei giardini pubblici.

Le attrattive geologiche di Verrès non sono affatto finite: ripassando nel paese, si incontra il ponte con eccezionali anfiboliti verdi, striate di bianco (quarzo, albite) e di giallo (epidoto) a far da parapetto; quindi la suggestiva via Artifizi conduce alle case sotto lo strapiombo del castello. Da piazza Chanoux una bella stradina pedonale lastricata sale al castello (ora chiuso per lavori) ed alle balze di serpentiniti su cui sorge, lisciate dall’antico ghiacciaio bàlteo e incise con qualche coppella ed uno scivolo. Ma se proprio non ce la fate, i bar del borgo sono in grado di farvi dimenticare ben più che la sete e la fatica della camminata.

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