11 Lug 2016
Veneto Banca: la nave affonda e i topi scappano
Di Marco Sarli AG.RF . 11.07.2016 (ore 13:30)
(riverflash) – Dopo il cruento ribaltone avvenuto nell’ultima assemblea di Veneto Banca, quella che aveva visto il presidente precedente e la sua lista messi in minoranza e l’amministratore delegato Carrus degradato a direttore generale, le due liste di “grandi” azionisti, zeppe di persone che dovevano alla banca centinaia di milioni di euro, avevano promesso che per l’aumento di capitale da un miliardo di euro imposto dalla vigilanza della Banca Centrale Europea non si sarebbe ripetuto lo scenario della Banca Popolare di Vicenza, dove il fuggi fuggi dei soci aveva portato il Fondo Atlante a sborsare 1,5 miliardi di euro per il 99,3 per cento del capitale post aumento, e che erano sicure sottoscrizioni per 150-200 miliardi di euro, che, secondo il portavoce di una di queste associazioni potevano arrivare sino a 600 milioni che avrebbero portato i vecchi soci anche oltre la soglia della maggioranza assoluta del capitale della banca di Montebelluna.
Quando mancano pochi giorni alla conclusione dell’aumento di capitale, queste manifestazioni di interesse si sono dissolte come neve al sole e le adesioni per ora pervenute rappresentano percentuali da prefisso telefonico, e i capitani coraggiosi protagonisti del brusco avvicendamento aziendale motivano il loro ormai quasi certo disimpegno con l’incertezza delle strategie future della banca, sì proprio quel piano strategico atteso per ora invano dalla Nouy e dalla sua collaboratrice tedesca che segue da vicino il dossier.
Giunti a questo punto, due cose appaiono certe e la prima è che Veneto Banca non sarà ammessa al listino di borsa, pur essendosi dichiarata disponibile Borsa Italiana a non essere fiscale sulla soglia minima del 25 per cento di flottante, e che il Fondo Atlante dovrà staccare un assegno da poco meno di un miliardo di euro per assicurarsi poco meno del 100 per cento del capitale sociale post aumento, essendo di fatto azzerato quello precedente, e potrà avere così mano libera nella ristrutturazione, alquanto cruenta, della banca, così come farà in quella Banca Popolare di Vicenza dove si è scoperto che ben 58 mila clienti sono stati classificati con profili di rischio più alti di quello che avrebbe richiesto la loro effettiva condizione.
Nel bagno di sangue che da diverse sedute sta caratterizzando le banche italiane in borsa, l’altra grande banca con sede nel Veneto, il Banco Popolare sta avvicinando la sua quotazione al prezzo previsto per l’aumento di capitale da un miliardo (il che porta il totale richiesto al mercato dalle banche venete nel breve volgere di un paio di mesi alla cifra di 3,5 miliardi di euro), un prezzo di 2,17 che sembrava infimo quando, poche sedute fa, il Banco risiedeva stabilmente nell’area dei quattro euro.
Fonte: http://diariodellacrisi.blogspot.it
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Giulio1963 dice:
Pubblicato il 12-07-2016 alle 07:54
Un fatto che pochi hanno notato e che pure e’ cruciale, per quanto riguarda la Banca Popolare di Vicenza, e’ stata la repentina chiusura di tutti i suoi uffici all’estero: Shanghai, Hong KOng, Nuova Delhi, Mosca, San Paolo, New York. Un sistema di uffici efficienti e poco costosi che generavano grossi flusso di denaro a favore dell’istituto berico. Ebbene, fra lo stupore e la costernazione di tutti una della prime azioni del ‘cugino del toro di Sora’ – anche noto come il ‘padellaro’ – e’ stata proprio la loro chiusura, nonostante siano costati sangue e denaro.
Dove spera di poter raccogliere denaro se non all’estero? Nella sua vecchia banca, la UBI aveva frenato l’apertura di uffici esteri ma, non appena uscitone, una volta chetatosi lo scoppiettio dei tappi di champagne, si sono lanciati in una serie di aperture di sedi estere, Vietnam, Indonesia, Marocco, New York eccetera. Evidentemente il ‘padellaro’ non difetta solo di umilta’ ma pure di conoscenze del mondo fuori dai confini italiani.