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Valerio Onida dileggiato a “La Zanzara” (Radio 24): a chi piace sacrificare il rigore morale sull’altare dell’audience?

La notizia di queste ore, dello scherzo telefonico perpetrato ai danni del “saggio” Onida dalla trasmissione di Radio 24 La Zanzara, ha suscitato sdegno, ilarità ed ha fatto rumore, a causa delle parole emerse nella conversazione. Lo scherzo di cattivo gusto, invece, dovrebbe far riflettere su altri punti, piuttosto che sulle dichiarazioni ingenue strappate con l’inganno ad un anziano costituzionalista. Il fatto: Valerio Onida, giurista e Presidente Emerito della Corte Costituzionale, è stato contattato al telefono da un’imitatrice della professoressa Margherita Hack, astrofisica di fama internazionale, ed è stato indotto ad esprimersi sul ruolo dei 10 “saggi” nominati dal Presidente Giorgio Napolitano (di cui lui stesso fa parte) e su altri argomenti politici. L’anziano giudice, credendosi impegnato in una conversazione privata, ha espresso forti dubbi sulla reale efficacia dei saggi “praticamente inutili” e poi si è lasciato andare anche a qualche commento personale su Berlusconi: “Berlusconi naturalmente spera sempre di avere qualche vantaggio o protezione…” “È anziano, speriamo si decida a godersi la sua vecchiaia, è un mio coetaneo. Potrebbe andare a godersi la sua vecchiaia e lasciare in pace gli italiani”. Dopo la pubblicazione delle sue dichiarazioni il giudice è stato costretto a scusarsi con tutti, ammettendo la propria ingenuità. Le sue parole hanno sollevato un vespaio di polemiche politiche, subito rimbalzate sui media. La nostra perplessità, però, non si incentra sulle dichiarazioni private del Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ma piuttosto sull’opportunità e sull’utilità di certi scherzi telefonici di cattivo gusto. La trasmissione di Radio 24 non è nuova a scherzi del genere, ma dovrebbe ricordarsi ciò che ha provato a rammentare anche Valerio Onida dopo la presunta figuraccia: “Sono stato ingenuo nel pensare che l’autrice della telefonata provocatoria fosse davvero la professoressa Hack. Però la pubblicazione del contenuto di una conversazione privata, nella quale l’interlocutore falsifichi la propria identità, costituisce una grave violazione della libertà e segretezza delle comunicazioni garantita dalla Costituzione”. Appunto… alla base di questo “cosiddetto scherzo” c’è un inganno bello e buono che avrebbe spinto molti di noi a parlare “fuori dai denti”. Guardando con serenità nel proprio animo, infatti, ogni cittadino dovrebbe capire che le conversazioni private dovrebbero rimanere tali proprio per il loro carattere confidenziale. Chiunque di noi in un colloquio riservato (a meno di non possedere un autocontrollo al limite del disumano) sarebbe pronto a parlare un po’ male del vicino rumoroso, del vigile intransigente, della barista grassona, del calciatore scarso, dell’arbitro cornuto, del politico incompetente o corrotto, dei mangiapane a tradimento ecc ecc. Che valore abbiano tali esternazioni è presto detto: nessuno. Sono piccoli sfoghi, più o meno velenosi e gratuiti, di persone umane che per tutto il resto del giorno hanno l’obbligo ed il dovere di essere corretti e rispettosi dei colleghi, dell’autorità oppure semplicemente del prossimo. Ognuno di noi, ogni tanto, gradirà pure rilassarsi in qualche conversazione meno abbottonata, esprimendo opinioni personali senza il dovere di essere “politicallycorrect” a tutti i costi e senza la pretesa di dare a queste esternazioni l’importanza di una dichiarazione pubblica. Semmai il problema potrebbe essere ribaltato: il rispetto del prossimo, richiesto anche ai conduttori della trasmissione La Zanzara, dove va a finire quando si prende coscientemente e gratuitamente per i fondelli la vittima di turno, indotta con l’inganno ad un pubblico scivolone? A chi giova mettere in piazza certi sfoghi privati? Forse semplicemente all’audience di una radio che non trova niente di meglio da proporre al proprio pubblico che una pratica da adolescenti annoiati ed insolenti. Forse tutti noi nella vita avremo fatto qualche scherzo telefonico, da giovani, eccitandosi per la piccola e dispettosa trasgressione, perpetrata al sicuro dell’anonimato della cornetta del telefono. Roba da palati fini, evidentemente, per chi la pratichi e per chi l’ascolti, sghignazzando alle spalle di chi ingenuamente cada nel tranello di turno. In molti ricorderanno lo scherzo telefonico rivolto ai danni del “Magnotta”, di quella lavatrice non voluta e non pagata e della scomposta reazione dell’uomo che tirò fuori tutto il calendario di Santi e Madonne nel tentativo di scrollarsi di dosso i suoi persecutori telefonici. E’ passata tristemente alla storia come una divertente boutade, ma è stato in realtà un pubblico dileggio di un tizio qualsiasi messo alla berlina a causa di una reazione sopra le righe. Qui si ripete la domanda: a chi giova il pubblico dileggio di uomini e donne il cui privato venga esposto e dato in pasto al mondo? Soprattutto nel caso di personaggi pubblici, tale scherno potrà anche fare più rumore, ma sarà sempre da considerare per quello che sia in realtà: pattume. Pattume che sia ben lungi dal poter essere definito giornalismo, informazione, ma nemmeno scoop da reality show. Roba da paparazzi incalliti che passino la loro vita a fotografare il pistolino “en plen air” del miliardario del momento, da spioni di condominio, da “radio-serva” insomma…

 

di Gianluca Stisi (AG.RF  05.04.2013)

 

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