di Francesco Angellotti (AG.RF 01.04.2015) ore 23.00
(riverflash) – Valentina Gregori ha fatto proprio una bella pensata a cercare la collaborazione del Centro Culturale Downtown per fare un’esposizione delle immagini fotografiche studiate e proposte da Andrea Rotini. Ed è ideale anche che l’Artista, purosangue ternano, abbia esposto a Terni, città ideale per raccogliere il contenuto espresso col massimo della ricerca della dinamica umana.
Tutti stì paroloni, per una mostra che aveva come soggetto “le montagne dei panni sporchi”. Al limite appena usciti dalla lavatrice, ma sempre panni: confusi, disordinati, ammonticchiati, buttati là.
L’Arte di Andrea è stata quella di guardare tante montagne di panni disordinati, cercare in essi delle figure, fotografarli. Terminate le prove con la macchina “usa e getta”, ha fotografato particolari che hanno dell’incredibile. Nell’accostamento dei colori, nelle figure che sembrano tridimensionali, nei giochi di luce, nello sfondo e nei primi piani… tutto che sembra dettagliatamente modellato, tanto che sembrano raffigurate delle immagini rappresentanti volti, animali, espressioni, tante altre cose, che sono interpretabili in modo soggettivo, a seconda della vista e dello spirito ricettivo.
Ha spiegato Andrea, che l’Opera avrebbe perso significato se fosse stata modellata con intenzione. Sono tutte immagini casuali, che il fotografo è riuscito a vedere nell’ammasso disordinato dei panni e che ha proposto con Arte; perché niente è messo come soggetto, ma l’effetto è straordinario.
Dici, ma allora queste figure, come è riuscito a renderle? Questi effetti, questa diversità di dimensioni, queste figure che sembrano particolari anche se soggettive nell’interpretazione, i colori ad effetto che per quanto contrastanti sembrano risultato di un discorso tra la violenza e la simbiosi… come può essere?
Può essere benissimo, perché Andrea ha girato montagne di panni, ha uno spirito d’osservazione che va oltre lo sguardo, sa interpretare quel che è Reale nel suo Effetto; e poi, scusate, una macchina fotografica sa come usarla. Cose da non credere, al di là di quel che si interpreta come fotografia. Come dicevo prima: i rilievi delle figure, le sfumature, i colori violenti e delicati, i chiaro – scuro… ma l’ho detto prima; sono rimasto così affascinato, che non smetterò mai di ripeterlo, ma detto (o scritto) una volta, basta; chi ha orecchie per intendere, intenda.
M’è venuta a mente, questo lo devo dire, un’esposizione che ho visto di Valentina Moro nell’estate del 2011; la brava e giovane che Valeva veramente, era capace di tirar fuori delle figure arzigogolate da immagini qualsiasi; e queste immagini che sembravano figure contorte, invece erano banalissimi oggetti, presi però in una certa posizione ed in un certo modo. Ora il discorso è diverso, ma è sempre la fotografia che, come Arte, non riproduce come si dice “fotograficamente”, ma rende come l’interpretazione suggerisce.
Quindi, perché è importante che tutte le figure non siano state preparate, ma siano frutto della bravura interpretativa del soggetto che le ha osservate?
In questo Andrea cerca di dare sostanza alle sue immagini. La Bellezza o il Senso delle Cose, non è opportuno adeguarle secondo il concetto che dev’essere Dominante. Un’espressione dev’essere questa, e va fatta così. No! Per carità.
Ogni oggetto, ogni spunto: ogni Uomo ha un valore. Da non plasmare, adeguare, conformare, inserire e quindi alienare. Ognuno ha un valore a sé; il proprio valore. Bisogna cercarlo, scoprirlo, presentarlo, evidenziarlo, ma non modificarlo. Perché siamo tutti pieni di un Bagaglio Personale: unico ed irripetibile. Non seguiamo le impostazioni impartite dai Docenti di Massa: cerchiamo dentro noi stessi ed esprimiamo quel che abbiamo dentro, che meglio di Noi nessuno lo può fare.
Pare un discorso Individualista, mi pare però, più essenzialmente, un discorso che cerca l’Espressione e la Libertà di ogni Uomo, che non deve rimanere oppresso e vincolato dalla Società, che cerca di spersonalizzare per condurre più facilmente le Masse (e ci riesce benissimo!).
Siamo Uomini, quindi: siamo Noi Stessi.
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