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«UMBRIA DIGITALE» RISCHIA DI ESSERE LA FUSIONE TRA DUE DEBOLEZZE

logo_umbria_digitale_scarlAG.RF 05.12.2014 (ore 22:07)

(riverflash) – In una propria nota Franco Todini, presidente del gruppo Il Cammello al consiglio comunale di Terni, ha scritto: “La fusione per incorporazione di Webred e di Centralcom, che ha sancito la nascita della nuova società Umbria Digitale, è passata come atto di semplificazione, di riorganizzazione della spesa e – se proprio vogliamo esagerare – come una strategia di sviluppo per le nuove tecnologie di comunicazione. Ma cerchiamo di analizzare meglio la situazione: Webred è la società regionale in house che si è occupata da sempre dello sviluppo informatico delle strutture e degli uffici regionali; Centralcom è la società che da anni si è occupata della posa di una rete di fibra ottica in Umbria, da Città di Castello a Perugia, Foligno, Orvieto, Terni. Chiunque in Umbria abbia conosciuto le vicissitudini e le capacità professionali del vecchio Crued trasformatosi poi in Webred, sa perfettamente che questa società, pur avendo agito in regime di monopolio non è riuscita a fornire servizi all’altezza del mercato e – al contrario – ha prodotto costi nettamente superiori. Centralcom, dopo anni di cospicui finanziamenti, ha partorito un’infrastruttura che collega una città come Terni con un unico cavo in fibra della potenza di 100 mega. La nuova società Umbria Digitale nasce dunque dall’unione di queste due debolezze che, messe insieme, non sono certo in grado di generare quell’elemento di forza necessario a far da volano all’economia legata all’ICT”.

Franco Todini spiega poi perché la Webred si è indebolita: “C’è poi da considerare che il settore più redditizio di Webred, quello relativo alla sanità, è stato scorporato e affidato direttamente alle USL. I limiti di partenza della nuova società  possono dunque essere così sintetizzati:
–          Utilizza un cavo in fibra per una connettività di appena 100 Mega che può essere sufficiente per la connessione di alcuni apparati, ma che non è assolutamente sufficiente per un sistema di interconnessione a livello regionale e che di per sé non giustifica gli investimenti fatti; per un realizzare un sistema adeguato occorre ragionare su Giga e non su mega. in definitiva si tratta di un sistema già superato prima ancora di nascere;
–          Si tratta infatti di un sistema che collega solo le pubbliche amministrazioni, mentre il tema attuale è quello della condivisione di dati tra tutti i soggetti della società: cittadini, imprese, associazioni, PA;
–          Si pone l’obiettivo di fare da provider per l’intero sistema, ma non ha le competenze per la progettazione, la realizzazione e l’assistenza di un sistema complesso e contraddittorio come quello della PA, soprattutto in assenza di un vero piano di comunicazione da costruire in accordo e in condivisione tra tutte le amministrazioni;
–          Aumenterebbe i costi per le singole amministrazioni, collocandoli al di sopra dei prezzi di mercato, dal momento che opererebbe sempre in regime di monopolio, attraverso il sistema in house;
–          Drenerebbe gran parte delle risorse dei finanziamenti europei dell’Agenda Digitale, come d’altronde avviene oggi, per mantenere in piedi strutture di riferimento che hanno una connotazione certamente non di alta professionalità, sottraendole alle aziende più vive, capaci di creare nuova occupazione legata al merito e all’efficientamento dei servizi;
–          Comporterebbe un allungamento dei tempi di ogni intervento, stante l’improvvisazione di una governance che non ha reali capacità d’incidenza”.

Franco Todini tira le conclusioni del suo intervento: “Personalmente nella seduta del consiglio comunale di Terni ho votato contro la delibera riguardante la fusione, soprattutto per le conseguenze dirompenti che il nuovo assetto produrrebbe sulla realtà ternana, già messa a dura prova dalle vertenze in atto. Noi abbiamo un’azienda comunale, l’Asm che è proprietaria di una rete di connessione, attraverso la rete elettrica, con tutte le famiglie, le aziende e gli uffici del territorio. Si tratta di una specificità non riscontrabile in altri territori e città, sulla quale da qualche anno è stato impostato il progetto di Smart City. Un progetto che ancora non ha trovato realizzazione, perché per fare una città intelligente non basta fare una rete che connetta in maniera condivisa famiglie, aziende e pubblica amministrazione, ma occorre una visione complessiva che definisca e ed organizzi i flussi dei contenuti e dei servizi che devono circolare sulla rete. Una città è smart solo se l’intelligenza di tutti è condivisa, creando quel valore aggiunto che può rappresentare un vero e proprio volano di sviluppo. Quindi l’intervento di fusione delle società regionali e la creazione di Umbria Digitale, se non se ne definiscono bene limiti e confini, per noi ternani rischia di rappresentare invece che un’opportunità, un ulteriore impedimento, ovvero l’ennesimo atto di egoismo da parte di una classe politica regionale, non attenta alle reali esigenze dei territori, ma preoccupata – per dirla con Guicciardini – solo al proprio particolare“.

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