di Francesco Angellotti (AG.RF 30.06.2018)
(riverflash) – Le tre rappresentazioni su particolari dell’Iliade messe in scena nel Teatro di Carsulae dal Teatro Pubblico Ligure, sono state molto diverse, ma interessantissime. Certo, non è facile riproporre testi popolari di più di 5000 anni or sono, riuniti insieme da un unico autore, tal Omero, che ha avuto il merito di scrivere le due Opere Colossali, da cui è partita tutta la letteratura .
Il problema della versione non è superficiale; ma indubbiamente “il greco” ha compiuto un’evoluzione linguistica molto elaborata. Le origini la fanno appartenere alla famiglia delle lingue Indoeuropee, come elaborazione del Miceneo che, dopo il suo trionfo a cui seguì una drastica distruzione, è stata dimenticata, evolvendo nella lingua greca, iniziata dalle caratteristiche arcaiche tra il IX e VI secolo a.C.n.; poi per due secoli si è tramandata la lingua più classica, nel V e IV secolo a.C.n., fino al periodo ellenistico che è durato fino al IV sec. D.C.
Importanza storica va data al greco dell’età alessandrina, che dallo ionico attico è passato alle caratteristiche ellenistiche; questo modo nuovo di interpretare la lingua è stato chiamato “Koinè”, altrimenti detta “Greco biblico”; ed ha una importanza base anche per interpretare il Testo Sacro della Bibbia: ma bisognerebbe studiarci sopra.
Le tre interpretazioni di Moni Ovadia, Tullio Solenghi e Amanda Sandrelli sono state molto importanti; per quanto riguarda la traduzione, è stata presa sempre quella più moderna e scorrevole, e non arcaica; per rendere il Testo facile da interpretare, anche nei momenti più intensi. Eppure i tre modi di scendere sul palcoscenico hanno impresso un atteggiamento attore-pubblico molto diverso, come forse avrete letto negli articoli già pubblicati in proposito.
Ma dopo tre Rappresentazioni così impegnate, facili da seguire per un vocabolario scorrevole, ma impegnate nell’interpretazione per una trama travolgente e ricca di diversi contenuti, volevate rimanere ancora nel Serio?
Ci ha pensato Marco Paolini, che rimanendo su testi dello stesso autore (Omero, di cui si tramandano solo questi 2 capolavori), ha raccontato molto scherzosamente l’avventura di U. (inteso come Ulisse), che ha mosso alla risata tutto il pubblico, che si è divertito per le avventure esposte in modo molto macchiettistico, avendo come tema avventure, sepur tragiche.
Marco Paolini ha chiamato 4 giovini per essere aiutato nell’interpretazione sul Palco, e sono stati indubbiamente molto utili. Anche se nello scherzo Marco è stato a volte troppo volgare, e di questo particolare ne abbiamo raccolto scarso apprezzamento dal pubblico che abbiamo ascoltato. Inoltre, ha ridotto a barzelletta delle vicende che, certo, si possono anche commentare,ed io stesso l’ho fatto negli articoli che avevano come tema l’Iliade; ma così ridicoli come sono stati presentati, è sembrato un degrado dal Valore discutibile.
Anche perché l’Iliade e l’Odissea, che sono stati l’origine della Letteratura mondiale, presentarli in una versione paradossale per svolgerli a livello umoristico, è una scelta di cui Paolini si dovrà assumere la responsabilità.
Comunque il Pubblico ha applaudito, perché la sua bravura scenica e l’affabilità nella recitazione sono state molto comunicative; raggiungendo l’effetto che probabilmente, o forse inconsciamente, era intenzione di produrre.
Ovvero: quel che è un Testo Classico, e la sua importanza essenziale nello sviluppo della Morale e della Letteratura, è stato reso facile ed accessibile a Tutti, perché ridotto a scherzo, senza fare troppe complicazioni.
Se questa era l’intenzione che si è posta la produzione Jolefilm, Marco Paolini ci è riuscito benissimo, e lo spettacolo ha avuto Grande Riuscita.
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