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TURCHIA, CONTINUA LA PROTESTA. ERDOGAN: “SOCIAL NETWORK MINACCIANO LA SOCIETA'”

ISTANBUL (RIVER FLASH)- Le manifestazioni di Istanbul per difendere l’area verde di Gezi Park dalle ruspe si espandono in tutto il Paese e diventando un boomerang per il premier islamico Erdogan. Oltre 200 i cortei in tutta la nazione in pochi giorni. Sono 1700 le persone arrestate dall’inizio della protesta, come ha reso noto il ministro dell’Interno turco, Muammer Guler, secondo il quale i feriti sono 100, e non mille come denunciato da Amnesty, che ha parlato anche di due morti. Il bilancio ufficiale delle vittime parla di un giovane ferito da un colpo di arma da fuoco alla testa durante le manifestazioni di Ankara è in stato di morte cerebrale, ha annunciato il segretario generale della Fondazione turca per i diritti umani Metin Bakkalci.

Sono proseguiti nella notte gli scontri in Turchia fra i poliziotti anti-sommossa e i manifestanti che hanno dato fuoco ad alcuni uffici del partito islamico Akp del premier Recep Tayyip Erdogan. Le proteste vanno avanti da diversi giorni dopo l’annuncio del governo di voler distruggere gli alberi del Gezi Park di Istanbul per far posto ad un centro commerciale. La situazione sembra essere tornata alla calma nelle prime ore di stamane dopo una notte di proteste e violenze in diverse città. A Smirne, i manifestanti hanno lanciato bombe molotov negli uffici del partito Akp provocando piccoli incendi. A Istanbul, sono state danneggiate le fermate dei bus e diverse strade dove i manifestanti hanno letteralmente strappato i segnali stradali per costruire barricate. Sempre nella notte, le strade intorno all’ufficio del premier Erdogan sono state isolate mentre i poliziotti hanno usato gas lacrimogeni per respingere l’avanzata dei manifestanti.

Erdogan, che ha tenuto tre discorsi pubblici in tre giorni, ha respinto le accuse di essere «un dittatore» e ha detto ai manifestanti che «se voi amate questo Paese, se amate Istanbul, non cadete in questi giochi» che, ha spiegato in un discorso televisivo, sono condotti da una frangia estremista. Ben poco, comunque, si è visto di questa protesta sui media turchi, in particolare sulle emittenti televisive, mentre un ruolo determinante nel diffondere le informazioni in merito lo hanno avuto i social media Facebook e Twitter. Tanto che Erdogan ha affermato che «ora c’è una nuova minaccia che si chiama Twitter. Le bugie migliori si possono trovare qui. Per me, i social media sono la peggiore minaccia della società».

FT AG RF 03.06.2013turchia

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