18 Nov 2014
“TRE CUORI”: la recensione
di Valter Chiappa
AG.R.F. 18/11/2014 (riverflash)
“Tre cuori” è, come il titolo preannuncia, l’ennesima declinazione del triangolo amoroso.
La modalità scelta in questa occasione dal regista Benoît Jacquot, è quella del dramma cupo e senza uscita. Le note gravi ed insistite della colonna sonora, che scandiscono il corso degli eventi, lasciano presagire da subito che le cose si metteranno male. Il refrain ricorda un battito cardiaco o il bussare del Fato; ma se uno dei tre cuori è malato e il destino è cinico e baro, è ovvio che questo triangolo non sa da fare.
Marc (Benoît Poelvoorde) è un impiegato delle tasse, con una spiccata predilezione per il gentil sesso e una notevole facilità d’approccio. Durante una trasferta in una città di provincia conosce la misteriosa Sylvie (Charlotte Gainsbourg). Nella notte brumosa scocca l’amore fatale, ma quando lui buca il successivo appuntamento, la poverina, sconsolata, decide di partire per gli Stati Uniti. Tornato nella cittadina, l’instancabile Marc aggancia la dolce antiquaria Sophie (Chiara Mastroianni). Stavolta tutto va per il verso giusto; i due convolano a nozze, mettono su casa e famiglia, mentre Marc, con i suoi modi affabili si inserisce bene nel tessuto sociale alto-borghese della cittadina. Ma (ci credereste?) Sophie è la sorella di Sylvie. Quando, per forza di cose, quest’ultima torna in Francia ed incontra Marc, la passione mai sopita riesplode. I due faranno assai poco per resistere alla tentazione. Le note della colonna sonora diventano allora ossessive, come il battito del cuore di Marc, o se preferite il bussare del Fato avverso, che si concretizzerà ineluttabile.
“Tre cuori” è stato accolto tiepidamente alla Mostra del Cinema di Venezia, dove faceva parte del nutrito squadrone francese dei film in concorso; dopo la visione in sala ci allineiamo ai critici festivalieri.
La sceneggiatura ha bisogno difatti di troppe forzature per mantenere il registro drammatico voluto dal regista, che appare una scelta stilistica non necessaria ma imposta. Alla bravura dell’istrionico Benoît Poelvoorde, di solito a suo agio in ruoli brillanti, si contrappongono una Chiara Mastroianni non più che carina, mentre Charlotte Gainsbourg ci offre il suo solito guardo torbido e Catherine Deneuve (la madre delle sorelle) il suo volto ormai di cera. Nondimeno il film, per una buona autorialità si lascia vedere agevolmente.
Nella memoria rimane poco, ma la serata, in qualche modo, la si è trascorsa.
Voto: 6