15 Set 2014
TESTAMENTO PER LE GIOVANI GENERAZIONI
di Giulio Ranzanici (AG.RF 15.09.2014) ore 10:27
(riverflash) -Figlia mia, ti lascio un mondo peggiore di come l’ho trovato – è un
dato di fatto. Appartengo a una generazione di ignoranti procreata da
una generazione di ignoranti della risma più deleteria, quella di chi
credeva di sapere. Il cacciatore era il buono che uccideva il lupo
cattivo. Lo stesso valeva per qualunque animale sotto tiro, che fossero
leoni, quaglie, orsi, cervi, fagiani, o lepri.
Quando andavamo al mare, ci tuffavamo nelle acque trasparenti di
Adriatico e Tirreno e arraffavamo ippocampi e stelle marine, che
lasciavamo essiccare al sole, a morire di morte lenta. A vacanze finite,
portavamo a casa le piccole carcasse. Ma aprendo la valigia
scoprivamo che odoravano di pesce. Eravamo mostricciattoli che
ricevevano l’avallo e il beneplacito dei genitori. Bravo, buttale via che
puzzano!
Tutto era per noi, a disposizione della nostra sterminata avidità.
L’essere umano era l’unica misura e il solo arbitro di ogni cosa,
l’obiettivo era più progresso, più benessere, e questo è il risultato –
dove sono finite le lucciole?
Arrivò il DDT, e ne fummo entusiasti. Fu creata la plastica, e ne
fummo felici. Qualunque cose contribuisse in un modo o nell’altro alla
distruzione del mondo ci riempiva di soddisfazione. Eravamo i
dominatori incontrastati della natura, i padroni del mondo. E il
mondo era così perfetto che d’estate quand’ero assetato, mi tuffavo
nelle acque incontaminate del lago di Garda e ne bevevo a sorsate.
Crescendo, molti di noi si ribellarono, e alcuni lo fecero distruggendo
se stessi, oltre che il mondo circostante. La nostra fu una rivolta
rivoltante.
Si credeva che l’uomo fosse altro dall’ambiente, tanto che gli esperti
cominciarono a tenere simposi su simposi, il cui tema era Uomo e
ambiente. Idioti! L’uomo è ambiente. Tutto è correlato, a cominciare
dall’aria che respiriamo, dall’acqua che beviamo – tu lo sai meglio di
me, e il corallo è grigio, qui.
Anni dopo, alcuni di noi si ravvidero, e io sono tra questi fortunati.
Ma il danno ormai era fatto. I cerotti non fanno un granché per una
gamba rotta o un intestino devastato. Avevamo irrimediabilmente
fatto a pezzi il paradiso per cementarlo a nostra immagine e
somiglianza. Ciascuno di noi ne è responsabile.
Figlia mia, ti lascio l’inferno in terra. Dignità vuole che io rinunci al
tuo perdono e ai migliori auguri di felicità.
Bo Phut, September 15th, 2014
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