di Francesco Angellotti (AG.RF 14.02.2015) ore 20:01
(riverflash) – Terni Città dell’Amore, dal 29 gennaio al 3 marzo; si stanno presentando tante forme di spinta ed arricchimento, che stanno facendo brillare Terni come Città dell’Amore e della Cultura. Immancabili le infiltrazioni commerciali – politiche – religiose, insopportabili tanto più presentate secondo una funzione primaria, e non opportunista e degradante come sarebbe evidente da considerazioni critiche; ma basta trascurare placidamente certe deviazioni che cercano di correggere un’ottica, che per fortuna è indirizzata in senso opposto.
Non sappiamo, quindi, quanto dispiacerci del fatto che nel pomeriggio del giorno 13, non abbiamo assistito alla conferenza del prof. Bilardello, che insegna all’Università “La Sapienza”. Il tema riguardava un Grande Artista, che mi ricordo ammirai anni fa, a Villa Medici, in una delle Mostre dell’Accademia di Francia; però la cosa poteva essere tesa in modo fazioso, prendendo l’Arte come pretesto e non come Valore a se stante lanciato con dinamica verso il Futuro; infatti il titolo dell’incontro era: “Durer (torno sempre a scusarmi dell’assenza della dieresi nella mia tastiera), Venezia e la festa del Rosario”. Sarà stata bellissima, tra l’altro presentata da un docente colto e competente, ma il titolo subodorava di subdolo: ci è scappata, ma non fa niente.
Ci avrebbe rammaricato, invece, perdere la Serata Teatrale “Con Amore”, presentata all’Auditorium Don Bosco; questo è un piccolo locale adiacente alla parrocchia, aperto occasionalmente ma poco sfruttato; ed è un peccato, perché è molto carino e ben adeguato all’acustica, anche se lo spazio è ristretto anche per gli attori che devono entrare in scena. Ma il discorso “Teatro”, a Terni, è un argomento dolente. Il problema sta nel fatto che in città il teatro c’era, grande e bello: il teatro Verdi. Poi, verso la fine del 2° conflitto mondiale, gli americani, supponendo erroneamente che i tedeschi fossero rinserrati a Terni, hanno distrutto quasi tutta la città, teatro Verdi compreso. Un grosso imprenditore del luogo, ha lanciato la proposta di riattivarlo, se ne avesse avuto disponibilità per un lungo periodo; la bella proposta è stata accolta, ed al teatro si sono svolti molti spettacoli, in tanti anni. Però, poco prima della fine dell’accordo tra il Comune e l’Imprenditore, è terminata la spinta di questo verso le manifestazioni pubbliche, forse stanco per l’età; il teatro, abbandonato, si è avviato verso la caduta, in pezzi più grandi o più piccoli. Ora, che il Comune ha ripreso la gestione dello spazio teatrale, si trova a dover svolgere tanti lavori, per rendere nuova agibilità per la funzionalità degli spazi. Non tornerà strano comprendere che il Comune non ha fatto niente, perché soldi non ci stanno, anche se le sollecitazioni sono pervenute da tantissime fonti.
Però, adesso che Terni sta vivendo un periodo gravissimo di crisi dovuta all’andazzo impostato nelle Acciaierie, che stanno mandando tutti a casa, ha trovato la giusta forma di reazione e contestazione: è esplosa la Cultura, allargando il contesto e popolarizzando la ricerca, in ogni modo ed in tanti generi.
Quindi è con vivo interesse che siamo andati all’Auditorium Don Bosco ad assistere alla serata “Con Amore”, almeno per portare avanti il discorso della Città, che sta proponendo Cultura e Novità ai tentativi di degradazione da parte di chi crede di poter ancora sfruttare una Classe Fluttuante con cui poter giocare.
Una novità che merita considerazione e sviluppo, sta nel fatto che si è presentato un genere di spettacolo nuovo; non tanto come Gabriella Compagnone che ha presentato una nuova forma d’espressione, ma riallacciati alla tradizione la più classica, si è proposto un discorso nuovo ed articolato con omogeneità.
Già un fatto positivo, si sono evitati discorsi introduttivi, che risultano troppo spesso tra il patetico ed il demenziale. Si apre il sipario, luci accese, subito Musica con Matteo Fabrizi agli strumenti a corda, Francesco Dominicis al sax, Marta Fabrizi voce solista. Piccolo gruppo che ha fatto ascoltare musica jazz, ed anche canzonette rielaborate in ritmo jazzistico; apparentemente completamente disunite ai testi, mentre invece le tematiche delle canzoni ripercorrevano l’impostazione dei brani recitati; così le tematiche che si ascoltavano in musica, venivano presentate, in un’alternanza studiata e riuscita benissimo, con passi di poesia recitata da Fausto Dominici. I versi poetici, composti d’autori importanti senza limiti di epoca, erano uniti nella dialettica da brani composti proprio dall’interprete che li presentava, in modo di spiegare ed unire le infinite dimensioni dell’Amore, che possono essere uniformate e definite solo dal termine: Indefinibili. Quindi le parole di Fausto univano le poesie di Petrarca e Montale, Dante e Pasolini, Jacopone da Todi ed Herman Hesse… mi sono emozionato quando è stata recitata “a Silvia”, uno dei più dolci e famosi, languidi e realisti componimenti dell’autore dal quale ci tengo nel farmi accompagnare la mia anima: Giacomo Leopardi.
Dopo questa serata bellissima e piacevolissima, la proposta di Terni verso la dimensione futura continua; in ogni forma d’espressione. Certo il cioccolato d’una raffinatezza straordinaria costa, ed anche se vado a prendere delle buonissime Olive Ascolane le devo pagare. Una certa impostazione, anche se si vuole cambiare, non può (né deve) essere rivoluzionata d’improvviso e senza presupposti. Ci vuole un retroterra per formare e sviluppare una Base Unita e Cosciente che sviluppa i Modi e le Forme di Sviluppo di cui appare l’esigenza: per la Vita e per l’Amore.
Infatti in questa Città l’espressione adatta è questa:
TERNI, Città dell’Amore
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