23 Nov 2018
TAGLIARE IL DEBITO SENZA RICORRERE ALLE PATRIMONIALI
Teleborsa Redazione
(23.11.2018) – Ci sono tre questioni da sistemare subito in Italia. Primo: abbattere il debito pubblico, per non avere sempre sulla testa l’incubo della speculazione finanziaria che manda alle stelle lo spread, e per non sentirsi sempre la medesima lezioncina da Bruxelles e da Francoforte. La Commissione europea e la Bce temono che una crisi finanziaria esterna, congiunta con la instabilità del nostro debito pubblico, possa far deflagrare l’Eurozona. Secondo: bisogna togliere di mezzo il sistema di doppia intermediazione che oggi coinvolge cittadini e banche. I primi depositano i loro risparmi nelle banche, senza ricevere spesso neanche un centesimo di interessi, mentre le banche impiegano questi depositi per comprare i titoli del debito pubblico, ed intascano gli interessi pagati dallo Stato. Alle banche questo sistema generalmente conviene, perché incassano gli interessi senza fare nulla e con un rischio praticamente inesistente; hanno però tutta una serie di vincoli regolatori, per cui se i rendimenti sul mercato secondario salgono per via degli spread, sono costrette a svalutare contabilmente gli impieghi. Terzo: bisogna far partecipare i cittadini alla proprietà dei beni pubblici, la cui vendita con le privatizzazioni è andata ai grandi e piccoli gruppi finanziari ed industriali che si sono arricchiti. È rimasto il patrimonio immobiliare, consistente, di circa 400 miliardi di euro.
Sarebbe quindi necessario riprendere in considerazione la proposta di costituire un Fondo Patrimoniale degli Italiani che era stata delineata in una delle prime bozze del Contratto di governo per il cambiamento.
L’operazione sarebbe questa: i cittadini acquistano quote del Fondo, che garantirebbe gli stessi interessi dei BTP a 10 anni, usando una percentuale dei loro depositi in banca, e le banche versano per loro conto il corrispondente ammontare di titoli pubblici che hanno in portafoglio. Il debito pubblico viene annullato, e si diventa proprietari di un certo numero di quote del Fondo.
Per lo Stato non cambia nulla dal punto di vista economico, perché invece di pagare interessi sul debito paga rendite sulle quote di partecipazione al Fondo, ma ha un enorme beneficio per via dell’annullamento di una grande quota di debito pubblico.
I cittadini incasserebbero le cedole di rendimento, invece di avere zero interessi sui depositi.
Le banche si toglierebbero di mezzo da una situazione che le fa diventare intermediarie di un doppio circuito, in cui hanno molti vantaggi ma altrettanti problemi regolatori. D’altra parte, il mestiere delle banche dovrebbe essere quello di erogare credito, non di impiegare i depositi in titoli di Stato.
Dalla Unione Europea ci chiedono di abbattere il debito pubblico eccessivo. La soluzione c’è, e crea vantaggi per tutti.
I cittadini italiani devono tornare ad essere proprietari dei beni pubblici, non semplici depositanti.
Fonte: Editoriali Teleborsa