AG.RF.(Claudio Peretti). 01.03.2016
“riverflash” – In questi giorni si fa un gran parlare della nuova legge sulle unioni di fatto e sulla “stepchild adoption” (ma perché non usano una parola italiana? Ah, dimenticavo, l’Italiano non va più di moda ..). In pratica tutte le TV, i giornali ed i mass media non parlano d’altro, mettendo in ombra i fatti veramente importanti per gli italiani. Ma a quanti interessa questa legge in Italia? Quante coppie di fatto ci saranno in Italia che non sono riconosciute dalla legge civile (ma cosa si intende per “di fatto”? perché, le coppie sposate con figli, non sono proprio “di fatto”?)? Nessuno se lo è mai chiesto? E poi, se una coppia vuole essere riconosciuta dalla legge, cosa ci mette a fare un matrimonio civile? Immagino che il riconoscimento legale delle coppie di fatto serva per via della reversibilità della pensione o dei beni dell’uno, qualora l’altro muoia e lo lasci solo, beh, se due sono una coppia e si vogliono bene, cosa ci mettono a fare un matrimonio civile, se proprio quello religioso non va bene e non è più di moda? Ma c’è veramente bisogno di una legge per questo? Una legge, poi, che rischia di far cadere il governo, che sposta tutte le alleanze: e se tutto questo parlare, discutere, bisticciare fosse un’arma di distrazione di massa? E se ci volessero nascondere le cose veramente importanti, quelle che veramente pesano sul bilancio della stragrande maggioranza delle famiglie italiane veramente “di fatto”? E veniamo ora alla stepchild adoption. La parola “stepchild” in italiano si traduce “figliastro”, cosa che, posso capirlo, non è tanto bella. Immaginiamo che la legge, per farla capire a tutti gli Italiani, si fosse intitolata: “adozione dei figliastri” ma che brutto… Quindi, per non farla capire alla maggioranza, ossia anche a tutti quelli che non parlano inglese, l’hanno intitolata stepchild adoption. Benissimo, e allora? Cosa andrebbe cambiato? Ma non c’è già una legge e miriadi di regole che regolano le adozioni, anche quelle di bambini che non sono stati generati da precedenti matrimoni dei nuovi partner. Ne conosco alcuni, che non hanno nessun problema. Ed ecco il punto: qui si vuole parlare di adozioni di bambini da parte di coppie omosessuali, ossia dell’adozione di bambini nati da una coppia normale (uomo + donna) che poi, siccome uno dei due ha deciso o capito di essere omosessuale, vuole per sé il figlio avuto dalla precedente relazione naturale. Anche in questo caso: quanti sono quelli a cui interessa una legge simile? Se utilizziamo dei filtri logici, si vede che sono pochissimi. Parliamo di persone normali, che si sposano, hanno figli, e che poi si trasformano in omosessuali e si trovano un compagno dello stesso sesso. Quanti sono, insomma, quelli che si accorgono di essere omosessuali dopo una relazione eterosessuale e dopo aver avuto un figlio nella maniera normale? Quanti di questi vogliono poi adottare quel figlio? E soprattutto, quanto fa piacere a quel figlio, che è una persona, avere due genitori dello stesso sesso? Nessuno dei legulei della nuova legge si pone questa domanda, per questo chiamo questa bagarre “arma di distrazione di massa” E poi ci sono i casi dei figli fatti nascere con l’inseminazione artificiale e con gli uteri in affitto: anche questo caso si farà passare sotto la stepchild adoption? Ma ha veramente senso? A parte la moda contemporanea, salottiera, radical chic, come si farebbe a generare un essere umano senza la partecipazione di un uomo ed una donna? Quindi, al di là delle mode da salotto e solo per ricchi, la natura ha già pensato a tutto e dato la sua risposta: per fare un essere nuovo ha inventato i sessi (appena si passa ad esseri un po’ più sviluppati dei vermi). Ed eco che, al di là dell’adozione del figliastro nato dal precedente matrimonio dell’attuale coppia omosessuale, qui si parla di avere figli pagando l’affitto per un utero di un’altra, che deve per forza essere donna, che, per motivi economici, accetta questa assurdità. Ossia essere inseminata artificialmente e generare un figlio che deve poi consegnare ad altri, dimenticandoselo. E’ certamente una cosa possibile e moderna, anche alla moda, direi, ma vi sembra una cosa umana? Cosa c’è di bello in tutto questo, per la donna che si offre a questo servizio? OK, per chi la “commissiona” va tutto bene, pagando si toglie tutti i problemi della gravidanza ed alla fine ha un figlio che dice essere il “suo”. Bello, e sì che le femministe, che sono anch’esse “alla moda” hanno per anni contestato e protestato contro il mercimonio del corpo femminile: quale utilizzo del corpo della donna è più materialistico di questo?
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