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STATALI E PRIVATI: DUE REALTA’ SEPARATE

Politicanti-prepensionamento-statali-privati

AG.RF.(Claudio Peretti).25.09.2015

“riverflash”- Non so se avete letto i libri di Carlos Castaneda, un antropologo americano che descrive il pensiero di uno sciamano appartenente agli indios Yaquis del Messico e del New Mexico. Fra questi libri ce n’è uno intitolato: “Una realtà separata”, comunque non voglio qui parlare di questo libro, ma delle due realtà Italiane che, a ben vedere, sono proprio separate. Le due realtà sono quella degli statali e quella dei normali cittadini privati, che coesistono in due mondi diversi, senza nessun punto in comune, pur vivendo nello stesso territorio geofisico. Un po’ come gli uccelli e noi umani, viviamo nello stesso territorio, ma siamo del tutto separati ed insensibili gli uni verso gli altri. Loro, gli statali, non possono essere licenziati, nessuno controlla se lavorano o meno, d’altronde questo è ovvio, a volte è meglio che non lavorino assolutamente in quanto la loro esistenza non dipende dal fatto che servono a qualcosa, ma dal fatto che gli organigrammi dei ministeri prevedono quel “posto”, creato chissà quanti anni fa da qualche “brillante” funzionario pubblico per farsi vedere bravo dal suo capo. Questo lo si può vedere girando per i ministeri, tutti in posizioni centrali a Roma, dove la mattina, quando si cercano i funzionari, le segretarie ti dicono quasi sempre: “non è in stanza..” (è arrivato, ha bollato la cartolina, ha acceso il computer, ha lasciato la borsa ed il soprabito in ufficio, ma poi si è subito allontanato per recarsi al bar del piano a fare colazione e discutere della partita di ieri con gli amici…)

Giusto per avere un esempio di come funziona lo stato, vi racconto la storia del mio nipotino, che ha appena iniziato a frequentare la prima media. Lui si è recato a scuola pieno di buona volontà, con una cartella stracolma di libri (poi ci sarebbe da ragionare anche su questo) ed è arrivato a casa a raccontarci, tutto, entusiasta, del suo primo giorno di scuola alle medie. Ci ha raccontato dei nuovi professori, di chi era simpatico e chi meno e poi ha iniziato a fare i compiti. Fra questi ce n’era uno, dato dal professore di matematica e scienze, in cui gli si chiedeva di scrivere 5 domande su cose scientifiche che lui, bambino di 10 anni, non riusciva a capire. Bene, il mio nipotino ci ha messo più di un’ora a scriverle, impegnandosi al massimo per paura di scrivere cose stupide. Il giorno dopo, dopo sole due ore di lezione fatte il giorno prima dal professore di matematica, all’ora di matematica non si è presentato nessuno: badate bene, parlo della seconda settimana di scuola.. Morale, la classe è rimasta senza professore per un’ora senza che nessuno se ne accorgesse o lo sapesse, in seguito quel professore non si è più fatto vivo, ora ne stanno cercando un altro. Grazie a Dio non è accaduto nulla, ma immaginate cosa sarebbe avvenuto se qualcuno si fosse fatto male! Il fatto in sé pare semplice e stupido, ma analizziamo bene i fatti:

  1. Dov’è il senso di responsabilità di quel professore che lascia una classe incustodita senza comunicarlo a nessuno e dando, solo il giorno prima, i compiti ai bambini della sua classe?

  2. Come mai il preside non ha saputo per tempo dell’assenza e non ha preso provvedimenti per mandare qualcuno a sostituire il professore assente o, per lo meno il bidello a tutelare la sicurezza in classe?

  3. Supponiamo che il professore in questione, per ipotesi, sia stato nominato dal provveditorato per una cattedra presso un’altra scuola: ma come mai lo stesso provveditorato lo ha nominato prima, come professore di matematica a quella scuola media?

  4. A cosa serve il provveditorato agli studi se non riesce a gestire un semplice avvicendamento di professori alle scuole, prima dell’inizio delle scuole senza creare confusione?

  5. Dicono che la scuola non deve solo insegnare le materie, ma dovrebbe anche essere scuola di vita, dovrebbe anche educare: che esempio danno ai bambini con un simile comportamento? Come metabolizzano questo caos e disorganizzazione?

  6. Un’ultima domanda: qualcuno farà rapporto sul comportamento negligente di un simile insegnate, gli verrà abbassato il punteggio rispetto ad un altro collega che si comporta correttamente?

Ecco, questo è il nostro stato, questi sono gli impiegati statali, queste sono le regole su cui si basa il ministero della pubblica istruzione: quanto durerebbe un’azienda gestita in questo modo?

E poi il nostro beneamato presidente del consiglio parla della “buona scuola”, chissà cosa accadrebbe se non fosse buona!

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