16 Mar 2016
Speciale BERLINALE 2016 – Lo sguardo sul Mondo. II^ parte – Talents e Sezioni collaterali: Panorama – Forum – Generation – PKD
Da Berlino Luigi Noera – 16 marzo (Foto per gentile concessione della Berlinale). Come biglietto di presentazione di questa seconda parte pubblichiamo un momento degli EFM parte integrante del Festival. Nella seconda parte approfondiamo gli eventi dei Talents e degli incontri con i 100 giovani selezionati tra cui sette italiani. Vogliamo ancora una volta ricordare i nostri magnifici sette che speriamo di rivedere alla ribalta. Per il comparto della produzione tre i nomi: Antonietta Bruni, Jon Coplon e Roberto De Paolis Marino. Per le nuove promesse nel campo della regia sono tre i giovani: Francesco Mattuzzi, Enrico Maria Artale e Giovanni Aloi. Infine anche un attore Koudous Jeihon. Illustri personaggi del mondo cinematografico internazionale hanno partecipano come tutor o con Master Class ad oltre 30 eventi.
Per quanto riguarda le sezioni collaterali Panorama, Forum, PDK e quelle autonome Generation plus e Kplus, avendo privilegiato la Selezione Ufficiale a cui è stata dedicata la prima parte del resoconto ( https://www.riverflash.it/wordpress/?p=69654), abbiamo scelto alcuni titoli outsider per capire meglio lo spirito di questa 66esima edizione. Non abbiamo esattamente colto nel segno, ma siamo andati vicini. Infatti quattro dei venticinque film visti sono stati scelti dalle Giurie dei Premi collaterali. Delle sezioni Generation e Perspektive Deutsches Kino ci siamo limitati a pochi titoli. Non abbiamo invece seguito la parte dedicata agli Short. In particolare dei 50 lungometraggi delle sezioni collaterali Panorama (che ha presentato un film in collaborazione a Generation e incluso in quest’ultima) e Panorama Dokumente ne abbiamo visti 10 e 5 rispettivamente (comprese le due MasterClass dei Talents). Della selezione Forum su 44 film ne abbiamo visti 8 (compresa la MasterClass dei Talents). Delle 12 proiezioni della Perspektive Deutsches Kino ne abbiamo visti due. Per Generation 14plus dei 15 film in concorso ne abbiamo visti due. Abbiamo recuperato El Abrazo del Serpiente presentato tra gli eventi di NATIVe, già passato a Cannes 2015.
Infine non potevamo mancare alla Master Class di Meryl Streep in ambito dei Talents incentrata sui rapporti interpersonali con le varie figure con le quali ha lavorato durante la sua lunga carriera l’attrice e presidente della Giuria Internazionale. E’ stato uno strepitoso successo con un pubblico pronto ad applaudire la grande artista che ha la non comune qualità dell’umiltà e dell’autoironia. Ma anche le tre proiezioni dei rispettivi giovani in concorso e le Q&A susseguitesi hanno avuto una buona e meritata audience di pubblico:
Maquinaria Panamericana (Panamerican Machinery) di Joaquín del Paso, Messico / PL.
Uncle Howard di Aaron Brookner UK / USA;
Wu Tu (My Land) di Fan Jian – Cina;
Passiamo quindi ai lungometraggi che hanno vinto e alla nostra classifica delle 25 pellicole viste tra i 107 lungometraggi di cui 88 di genere e 19 doc presentati nelle sezioni Panorama, Forum, PDK e Sezioni autonome Generation della Berlinale 2016 e le emozioni che sono riusciti a suscitarci.
Panorama
Premi:
Premio della Giuria FIPRESCI a Aloys di Tobias Nölle;
Premio CICAE ART CINEMA a Grüße aus Fukushima di Doris Dörrie;
Premio del Pubblico a Junction 48 di Udi Aloni;
Premio dei lettori della Rivista MÄNNER a Mãe só há uma (Don’t Call me Son) di Anna Muylaert;
Premio della Giuria Ecumenicale e Premio LABEL EUROPA CINEMAS a Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners.
Classifica:
Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners. La paura dell’altro, il senso del divino in una pellicola dal sapore western. I due giovani da chi scappano? Si parla di fine del mondo in un viaggio apocalittico sulle macerie consegnateci dagli esseri umani. Notevole le interpretazioni sia di Michael Lonsdale che di Davide Murgia nei panni di uno dei due giovani in fuga. Un film che ci piacerebbe vedere nelle sale italiane e che a buon ragione ha convinto la Giuria Ecumenicale.
La Route d’Istanbul di Rachid Bouchareb. Una storia attuale nel rapporto genitori figli. L’ultima frontiera del disagio adolescenziale è la sharia condivisa fino al punto di unirsi agli jadisti. Ma una madre determinata può fare la differenza per salvare la figlia dal buco nero. Istanbul è diventato sinistramente non solo il crocevia di chi scappa dalle guerre verso la Vecchia Europa, ma anche di quelle schegge impazzite di giovani europei che vogliono unirsi per combattere sotto la bandiera dell’Isis. Dispiace che dovendo competere con altre pellicole ben strutturate non abbia raggiunto il gradimento della critica e degli spettatori.
Mãe só há uma (Don’t Call me Son) di Anna Muylaert. Si può arrivare fino ai 18 anni e scoprire che la propria madre non è quella biologica? Che siamo stati sottratti con l’inganno alla famiglia naturale e nostra sorella è stata anche lei rapita? Il dramma di un adolescente che la Legge sottrae alla Famiglia e lo restituisce alla famiglia biologica presa dai propri egoismi e che non reisce ad accettarlo per quello che è. Un dramma esilarante che lascia senza fiato e infatti il pubblico lo ha premiato. E’ stato bello ascoltare come musica dei titoli di coda Lucio Battisti in versione brasiliera interpretare Il mio canto libero.
Nunca vas a estar solo (You’ll Never Be Alone) di Alex Anwandter. Una denuncia alle violenze a cui vanno incontro a Santiago i giovani gay. Purtroppo non è una finzione, ma la realtà.
El rey del once di Daniel Burman. Il protagonista si trova ad affrontare un ritorno al quartiere dove ha vissuto da adolescente e dove le tradizioni ebraiche sono ancora sentite e che lo hanno diviso allora dal padre macellaio kosher. Un modo bizzarro e stravagante di far conoscere ai gentili la Torah con la quale lo stesso protagonista non ha molta dimistichezza.
Já, Olga Hepnarová di Tomáš Weinreb, Petr Kazda. Una improbabile storia nel periodo comunista in cecoslovacchia di una giovane ragazza con disturbi psichici. Vittima del regime e della pena di morte. Condivisibile la scelta del bianco e nero in questa pellicola simbolo del nuovo cinema ceco.
Maggie’s Plan di Rebecca Miller. Una giovane sfigata e maldestra è al centro di questa storia che dice la sua a proposito di fecondazione eterologa. Julienne Moore è sprecata in questa commedia che è costruita per accontentare tutti.
War on Everyone di John Michael McDonagh. Due detective, che sono la rincarnazione di Starsky & Hatch del terzo millennio. Però anche questo tipo di storia attrae pubblico con il ritmo e le musiche.
Shelley di Ali Abbasi. Un’altra storia di fecondazione eterologa dai toni cupi e tristi. Non tutto va come si è previsto. Il ritmo è troppo lento in attesa che accada qualcosa.
Starve Your Dog di Hicham Lasri. Cinema sperimentale ambientato in Marocco. Visioni surreali che confondono lo stesso cineasta nei meandri di una visione/non visione.
Panorama Dokumente
Premi:
Premio del Pubblico a Who’s Gonna Love Me Now? di Tomer Heymann, Barak Heymann, Alexander Bodin Saphi
Classifica:
Wu Tu (My Land) di Fan Jian (Talents). Una pellicola sulla Cina e su Beijng dove non c’è solo la crescita a due cifre ma anche una estrema e composta miseria di tante famiglie strappate alla civiltà contadina. L’autore farà tanta strada e ne sentiremo ancora parlare.
Hotel Dallas di Livia Ungur, Sherng-Lee Huang. Una scintillante location americana che ricorda la serie Tv degli anni ’80. Un albergo omonimo nella Romania post comunista e il suo padrone condannato per frode fiscale. Trovate geniali della regista per dissacrare il mito dell’Ovest e la giustizia sommaria inflitta al dittatore rumeno. Nostalgia del passato comunista?
Europe, She Loves di Jan Gassmann. Storie parallele di giovani coppie in giro per l’Europa. Volti disincantati, vite sprecate, si potrebbe continuare all’infinito e forse è questa la mancanza che attanaglia lo spettatore, ma cosa vuole rappresentare il regista?
Uncle Howard di Aaron Brookner (Talents). Un delicato ricordo dello zio scomparso prematuramente a causa dell’AIDS. Chissà cosa avrebbe potuto esprimere. Come esordio ben costruito, ma si tratta di una pellicola dedicata ad un target di pubblico ristretto.
Forum
Premi:
Premio CALIGARI FILM a Akher ayam el madina (In the Last Days of the City) di Tamer El Said, e mensione speciale a Tempestad di Tatiana Huezo e ex equo a The Revolution Won’t Be Televised di Rama Thiaw. Quest’ultimo ha ricevuto anche il Premio della Giuria FIPRESCI.
Premio della Giuria Ecumenicale a: Barakah yoqabil Barakah (Barakah Meets Barakah) di Mahmoud Sabbagh, ex equo con Les Sauteurs (Those Who Jump) di Moritz Siebert, Estephan Wagner, Abou Bakar Sidibé.
Premio CICAE ART CINEMA a Ilegitim (Illegitimate) di Adrian Sitaru.
Premio Peace Film a Makhdoumin (A Maid for Each) di Maher Abi Samra.
Premio dei lettori della Rivista Tagesspiegel a Nikdy nejsme sami (We Are Never Alone) di Petr Vaclav.
Classifica:
Homo sapiens di Nikolaus Geyrhalter. Un documentario sublime dove la parola spetta alle immagini e solo alle immagini con l’accompagnamento dei rumori della natura. Sono tante le Fukoshima sparse sul pianeta e questo film le documenta tutte.
Tempestad di Tatiana Huezo. Due storie parallele al femminile nella terra messicana occupata dai cartelli di droga. Ma non per questo molto delicate e con riprese strepitose. La durata è quella che fa male alla pellicola.
Maquinaria Panamericana (Panamerican Machinery) di Joaquín del Paso (Talents). Come opera prima di un Talent non ci si può lamentare. Un noir costruito su una realtà sociale dove il wellfare è stato distrutto dal capitalismo più sfrenato rappresentato con una fine metafora . In una fabbrica dove non si sa bene cosa si produca, improvvisamente muore il titolare e benefattore. Tutti i lavoratori sono protesi a difendere il loro posto di lavoro con effetti anche surreali. Il finale lo scoprirete in sala.
Nikdy nejsme sami (We Are Never Alone) di Petr Vaclav. Questa commedia noir ceca ha avuto un successo di pubblico a buon ragione. Costruita su storie parallele di due famiglie qualsiasi di un paese al confine ceco. Il nuovo cinema ceco è in gran fermento.
P.S. Jerusalem di Danae Elon. Israele terra amata e odiata da tanti cittadini come la regista che hanno preferito espatriare. Le contraddizioni di una Nazione che ancora non riesce a stabilire rapporti pacifici con i vicini palestinesi in un doc molto intimo.
Triviṣa di Frank Hui, Vicky Wong, Jevons Au. Una fiammeggiante storia di gang di Hong Kong che si fronteggiano per il dominio del territorio e del traffico di droga. Il nuovo cinema asiatico è al primo posto per questo genere che ha soppiantato il genere delle arti marziali di moda negli anni ‘80.
Deadweight di Axel Koenzen. Documentario realizzato a bordo di un maxi mercantile porta container. Un mondo separato dove gli uomini sopravvivono alle vicissitudini ed agli imprevisti dell’andare per mare.
火Hee di Kaori Momoi. Una allucinante vicenda psichiatrica di una donna e delle sue ossessioni e ricordi. Ma dove sta la verità? Genere non usuale e disturbante per il cinema giapponese.
Le Fils de Joseph (The Son of Joseph) di Eugène Green. A qualcuno è piaciuto, ma debbo constatare che non ha ottenuto consenso. Forse era troppo erudito?
Perspektive Deutsches Kino
Lungometraggi:
Meteorstraße (Meteor Street) di Aline Fischer. Film di apertura della Selezione. Vita ondivaga di un giovane turco espatriato in Germania che cerca trovare la sua strada.
Die Prüfung (The Audition) di Till Harms. Doc interessante che racconta come si accede alla scuola di recitazione di Hannover. Ma descrive anche l’inevitabile supplizio a cui vanno incontro gli esaminatori e professori di questa prestigiosa scuola d’Arte per la selzione dei nuovi talenti.
Corto ospite: Research Refugees: Meinungsaustausch (Research Refugees: Duologue) di Sophia Bösch, Sophie Linnenbaum Experimental Doc 4‘. Il diverso che viene da lontano fa sempre paura. Un luogo comune da sconfiggere in questo momento di immigrazione epocale.
Apprendiamo all’ultima ora che è venuto a mancare Heinz Badewitz, co-fondatore e direttore del Hof International Film Festival lo scorso 10 marzo 2016, figura importante nel panorama festival del cinema tedesco. Un cineasta e un patron del cinema tedesco ma anche un caro amico e collaboratore professionale della Berlinale. Dal 1977 al 2010 ha curato la serie PDK, presentando produzioni tedesche a un pubblico internazionale durante il periodo del festival. Nel 2001, è stato insignito della fotocamera Berlinale.
Con la morte di Heinz Badewitz, la Berlinale ha perso un socio di lunga data e il cinema tedesco ha perso uno dei suoi clienti più appassionati. Oggi sarebbe impensabile senza i suoi sforzi pionieristici che i film tedeschi possano essere mostrati nel nostro festival. Ho perso un meraviglioso collega e amico personale di lunga data, da cui ho imparato che quando si fa un festival, è necessario “mantenere la calma“, ha dichiarato Dieter Kosslick, direttore del Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Generation
Passiamo alla due sezioni per i giovani, il cui motto 2016 e’ stato: MAI SOTTOVALUTARE I GIOVANI.
Generation 14plus
Premi:
Orso di cristallo al miglior film della Giuria Giovani a Es esmu šeit (Mellow Mud) di Renars Vimba e mensione Speciale a Las Plantas (Plants) di Roberto Doveris a cui è andato anche il Gran Premio della Giuria Internazionale. La stessa Giuria Internazionale ha assegnato una mensione Speciale a Zhaleika di Eliza Petkova.
Classifica:
Zhaleika di Eliza Petkova. Nello sperduto villaggio il mondo dei giovani di oggi è così distante dalle tradizioni degli anziani. Anche per la protagonista è così e l’unica ancora di salvezza è evadere da una situazione che le si fa sempre più stretta. Per il messaggio universale che trasmette in sala ha ricevuto una mensione speciale.
Ani ve snu! (In Your Dreams!) di Petr Oukropec. Questa pellicola ceca fra le tre viste a Berlino è quella che ci ha deluso. Ma forse è vero che la gioventù ceca ha perso ogni ideale e si rifugia in miti estremi.
Generation Kplus
I film premiati:
Orso di Cristallo al miglior film della Giuria Bambini a Ottaal (La trappola) di Jayaraj Rajashekaran Nair Rara e mensione Speciale a Jamais contente di Emilie Deleuze.
Gran Premio della Giuria Internazionale a Rara di Pepa San Martìn e mensione Speciale a Genç Pehlivanlar (Young Wrestlers) di Mete Gümürhan.
NATIVe
Infine dalla sezione NATIVe Eventi –Un viaggio tra il cinema indigeno dall’Amazzonia ai ghiacci perenni – grandi emozioni ha suscitato El abrazo de la serpiente di Ciro Guerra girato in bianco e nero come un puzzle fotografico. Un racconto profondamente emozionante sul risveglio dello sciamano più potente dell’ Amazzonia colombiana. Passato, presente e futuro si intrecciano come in un viaggio con uno scienziato occidentale alla ricerca di una pianta sacra che fornisce sia la guarigione fisica che spirituale. Ma anche il racconto denuncia dell’impatto sulle civiltà indigene dei Conquistatores.
Al termine della kermesse lo sguardo sul Mondo della Berlinale 2016 ci ha lasciato tante belle emozioni ma in particolare quelle di Homo Sapiens – sulle tracce delle moderne vestigia dell’Uomo, di Le Premiers, Les Derniers – questa volta sulle macerie dell’Umanità, il sapore amaro di Wu tu (My Land) e la felicità dell’Orso d’Oro assegnato dalla Giuria presieduta da Meryl Streep a Gianfranco Rosi con FUOCOAMMARE con l’augurio che riflettiamo tutti sull’accoglienza dell’altro che poi è nostro fratello sulla Madre Terra.