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«SONO SOLO SASSI» ROMANZO THRILLER di MICHELE VALENTINI

solosassi valentinidi Francesco Angellotti (AG.RF 20.05.2016)

(riverflash) – Il libro presentato questa settimana presso la Biblioteca di Terni era molto intrigante; tanto che la commentatrice non ha voluto svelare la seconda parte della Trama, per non levare la suspence del finale emozionante.

   Eppure la veste di “romanzo thriller” (adesso si dice così, è di moda) non è la sostanza del testo, che svolge la sua introspezione dei personaggi, indagando sui modi di comportamento, con incombente il Peso del Tempo che passa; ce ne accorgiamo solo constatando che è passato, senza accorgercene; ma il cambiamento delle cose ha portato ad una differenza di espressione e ricezione che si può solo constatare, tristemente, ma ineluttabilmente.

   Il romanzo, che è il primo scritto da Valentini, che ne ha già pronto un altro, è stato illustrato da una signora, che si trovava al suo fianco, che con certezza presumerei sia una professoressa. Almeno aveva le classiche caratteristiche, ma credo di non sbagliare. Perché le piaceva “parlare dotto”, con riferimenti classici, Manzoni ci deve sempre entrare, Virgilio ed altri autori latini son stati citati come esempi dell’autore, che ringraziando del collegamento lo ha smentito. Ma la signora cercava di mostrare quelli che erano i riferimenti psicologici e i risvolti che hanno fondamento nello scorrere del Tempo, con concetti assiomatici, intrallazzando in paralleli a sfondo escatologico.

   Michele ha ripreso il cavallo in mano, e alla fine ha recitato una parte del libro al quale ha voluto dare un senso umoristico, per il quale la sala si è sganasciata dalle risate.

   Tutto inutile; la presunta professoressa ha voluto avere l’ultima parola, ed ha riportato la pariglia sulla strada che conduceva alla Via da lei già percorsa. Ma il senso s’era afferrato, con le scosse traumatiche interiori assorbite dal protagonista, che sconvolto, anzi, alienato nel perdere la Vita che conduceva a Roma, si affloscia a Villa Letizia, ove è scosso dalla lenta e inevitabile perdita della Vita delle persone che con lui condividono la “prigione”; ha, per questo, un inizio di Rivoluzione Interiore, che lo porta a fare colazione al bar fuori dalla Casa di Riposo, ove trova un rapporto con due ragazzi che lavorano a Villa Letizia per pagare gli studi, e con i quali comincia un’intesa volta a superare “dei problemi”. Ma è solo l’inizio dello svolgimento del “giallo”.

   Certo, i Sassi di cui si scoprirà il significato solo alla fine hanno un senso profondo, l’analisi svolta è struggente; un personaggio romano noto e di fama, che diventato vecchio se ne accorge perché i metri di giudizio sono cambiati, mentre lui è rimasto a quelli che gli hanno dato sempre Felicità: compresa una moglie, che mi fa sorgere l’obbiezione perché presentata assente dato che è morta. Io sono legato all’Essere delle persone, non perché sono in Vita, ma perché sono in contatto e mi sento accolto dalla Loro Essenza, formata durante l’Esistenza; quindi che non morirà mai. E’ una forma molto personale d’interpretare quella che comunemente si vuol far passare come Vita Eterna; ma posso dire che la constato, in modo da non perdere contatto con papà e mamma (in ordine di decesso).

   Ma non c’entrano le convinzioni personali, bensì il sentimento dei personaggi nelle diverse situazioni. Ed è da tener conto sul protagonista Michele (come l’autore) Santilli, che racconta gli eventi in prima persona. Questo particolare, è una sottigliezza che imprime un certo stile nella Forma del Racconto. Perché permette di dar luce ai fatti come avvengono, ma anche ai sentimenti e agli effetti che il narratore prova, perché ovviamente ne riporta il senso ed il significato.

 

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