18 Mag 2019
SIMIT, ANTIBIOTICO – RESISTENZA: DALLA RICERCA UN NUOVO ANTIBIOTICO
AG.RF.(redazione).18.05.2019
La dalbavancina è indicato per il trattamento delle infezioni batteriche della cute e dei tessuti molli
“riverflash” – “Molti i benefici per il paziente. L’utilizzo del farmaco somministrato una volta a settimana ha reso possibile il trattamento di queste patologie in ambito ambulatoriale senza dover ricorrere a prolungati periodi di ricovero”, dichiara il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT
Si calcola che in Italia ogni anno 10.780 persone muoiano a causa di un’infezione da batteri antibiotico-resistenti. Si stima che entro il 2050, un totale di circa 450mila persone possa morire a causa dell’antibiotico-resistenza. In questo scenario così drammatico è più che mai indispensabile l’arrivo di nuovi farmaci in grado di contrastare questa autentica epidemia.
UN NUOVO FARMACO – La dalbavancina è un nuovo antibiotico commercializzato in Italia che si è dimostrato particolarmente attivo nei confronti dei batteri gram positivi, quali stafilococchi e streptococchi. Il farmaco, che è indicato per il trattamento delle infezioni batteriche della cute e della struttura cutanea negli adulti, ha la peculiarità di una lunga emivita per cui può essere somministrato per via parenterale ogni 7 giorni.
“In questi giorni a Roma – spiega il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – si sono riuniti i principali esperti di terapia antibiotica per analizzare i dati che stanno emergendo dalla pratica clinica sull’utilizzo della dalbavancina nei principali centri ospedalieri italiani. I dati riportati dimostrano che, nei casi in cui la terapia antibiotica debba essere somministrata per diverse settimane (come per esempio nel corso di osteomieliti), l’utilizzo del farmaco somministrato una volta a settimana abbia reso possibile il trattamento di queste complicate patologie in ambito ambulatoriale senza dover ricorrere a prolungati periodi di ricovero”.
“Questi esempi– aggiunge Andreoni – testimoniano come farmaci a lunga emivita come la dalbavancina possano permettere nuove strategie di trattamento dei pazienti con infezioni croniche, riducendo i tempi di degenza e quindi il soggiorno prolungato in ospedale che rappresenta spesso il fattore maggiore di rischio per infezioni nosocomiali con l’entrata in contatto con germi multiresistenti”.