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SIERRA LEONE: PRESENTATI I RISULTATI DEL PROGETTO DI RECUPERO PER GLI EX BAMBINI SOLDATO

sierra leonedi Andrea Pranovi (AG.RF. 15.02.2015) (ore 19,03) (riverflash) –  Sono più di  trecentomila nel mondo i minori di diciotto anni che attualmente stanno combattendo in guerra. Venticinque, invece, sono i Paesi dove negli ultimi dieci anni è stato documentato l’impiego in conflitti armati di bambini di età compresa tra i dieci e i sedici anni. Il fenomeno dei “bambini soldato” riguarda principalmente Africa e Asia, ma ci sono anche alcuni Stati americani ed europei tra quelli che reclutano minori nelle proprie forze armate. Si tratta in misura maggiore di maschi, ma in alcuni casi vengono arruolate anche ragazze, frequentemente soggette a violenze sessuali e stupri.

Giovedì 12 febbraio, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato, sono stati presentati i risultati del progetto di recupero psico-sociale di ex bambini soldato realizzato nel biennio 2013-2014 in Sierra Leone dalla ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra) e da Dokita Onlus, in collaborazione con la Caritas di Makeni (capoluogo della Provincia Nord dello Stato africano).

La Sierra Leone, piccolo Stato ricco di risorse naturali e di miniere situato nell’Africa Occidentale, continua a soffrire i drammatici effetti della guerra civile che colpì il Paese dal 1991 al 2002. Il conflitto provocò migliaia di vittime e di mutilati, oltre a milioni di sfollati. A pagare le conseguenze della guerra è soprattutto la città di Makeni, ai tempi dei combattimenti roccaforte dei ribelli: molte famiglie si trovano in gravi condizioni economiche, un numero altissimo di ex bambini soldato deve affrontare il disagio sociale causato da anni di scolarizzazione persi e tantissime vittime hanno subito menomazioni fisiche.

Il progetto portato avanti da ANVCG e Dokita Onlus si è articolato principalmente in due fasi. La prima ha avuto l’obiettivo di offrire supporto integrale agli ex bambini soldato al fine di superare i traumi fisici e psicologici e di favorire il loro reinserimento sociale. Questo processo è stato attuato attraverso la formazione professionale, il consuelling psicologico, la riabilitazione fisica e l’assistenza medico-sanitaria. Il secondo step, invece, è stato mirato a verificare l’efficacia e la validità della metodologia utilizzata per interventi futuri.

A presentare i risultati durante la conferenza, che si è svolta in occasione della Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato, è stato Lorenzo Rinelli, docente presso la John Cabot University ed esperto di geopolitica e di relazioni internazionali tra Africa ed Italia. Secondo Rinelli, “non riuscire a sviluppare rapidamente un approccio bilanciato di recupero sociale in ambienti simili post-bellici ed in Sierra Leone in particolare significa cancellare e marginalizzare una generazione di giovani che hanno vissuto la guerra civile e che di conseguenza propensa a coinvolgimenti in nuovi conflitti ed atti di terrorismo”.

Il progetto ha permesso a cinquanta nuclei familiari di essere sostenuti con attività di formazione e di supporto alla produzione agricola, consentendogli così di avere un sostentamento economico che ha facilitato il riavvicinamento degli ex bambini soldato. Anche grazie alle sedute di accompagnamento psicologico, sia individuali che di gruppo, alcuni giovani sono stati integrati nel laboratorio dove hanno seguito la formazione professionale, mentre altri hanno avviato in proprio attività professionali oppure hanno ripreso gli studi. Inoltre, sono state prodotte cento protesi, che sono state distribuite a vittime civili di guerra.

Alla conferenza, nel corso della quale è stato annunciato un nuovo intervento in Congo, dove sono circa seimila i bambini soldato, hanno preso parte diversi rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni promotrici. Il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale Benedetto Della Vedova ha affermato che “lo sfruttamento dei bambini è tra i crimini più atroci, perché oltre alla tragedia in sé costituisce un importante impedimento allo sviluppo”. Mario Greco, direttore di Dokita Onlus, ha sottolineato come i bambini soldato “crescendo diventano sempre più consapevoli ed è per questo che è stato fondamentale il recupero psicologico di questi minori visto il trauma subito”.

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