Coppa di Africa dal 13 gennaio
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SE HAI UN MINUTO…

(riverflash) – In quella splendida notte di primavera, gli eucalipti dondolavano spargendo il profumo del vento leggero.

I fuochi intorno illuminavano il villaggio, mentre tutti dormivano, protetti. I lupi vegliavano su di loro.

Quella notte il giovane figlio del capo villaggio e la giovane figlia dello shamano, si presero per mano e corsero via, eludendo la vigilanza dei lupi.

I due, dopo aver attraversato la fitta giungla, corsero fino al margine della montagna, per giurarsi amore eterno sotto la benedizione delle stelle.

Non avrebbero mai dovuto sfuggire l’attenzione dei lupi, trasgredendo l’ordine di non avventurarsi sino laggiù!

Ma ormai era troppo tardi, la regina della notte li aveva scoperti!

Così mentre i due ragazzi, con le mani frà le mani, con gli occhi negli occhi ed i cuori aperti, si baciavano per consolidare il loro eterno giuramento d’amore, la regina della notte piombò su di loro. Oscurando le stelle, avvolse i due giovani col nero della morte e rapidamente, come una pantera nera affamata su di un pulcino! Si avventò strappando loro i due cuori!

Altrettanto rapidamente spinse violentemente il giovane ragazzo giù dalla rupe, strappandogli la sua giovane promessa, trascinandola con un vortice, verso il cielo nero!

I lupi accorsero immediatamente, attratti dalle grida appena accennate. Altri svegliarono il villaggio!

Subito il capo villaggio e lo shamano, capirono che ormai la tragedia si era irrimediabilmente consumata!

Tutti gli abitanti del villaggio giunsero nel luogo, guardando giù nello sprofondo della rupe ed in sù, verso quella scia nera nel cielo, cominciarono a piangere, accodandosi al dolore dei due padri!

Quella maledetta scia nera, sparì velocemente oltre le stelle, lasciandole riapparire brillanti nel cielo.

La disperazione era così straziante che la montagna, gli alberi, le piante e tutte le creature di madre natura ne ebbero pietà.

E così madre natura intervenne. Non poteva far rinascere le due giovani creature, ma poteva farle rivivere nel solo modo che conosceva.

Dalle lacrime che cadevano copiosamente, verso l’abisso che aveva inghiottito il ragazzo, creò una distesa d’acqua che chiamò Mare.

prese tutte le fiamme dai fuochi del villaggio più luminose, le portò sulle stelle per radunarle dentro un grande cerchio, trasformandole in una unica grande luce che chiamò Luna. Ecco come fece rivivere i due innamorati, racchiudendo in queste due creazioni, le loro anime.

Il villaggio aveva perso il fuoco, ma ogni volta, ciclicamente, sarebbe stato illuminato dalla luna. Il mare, salato per le lacrime, non si poteva bere, ma sarebbe potuto essere, a volte, navigabile e regalare loro del cibo da scovare.

Ancora oggi, in quelle notti, quando la luna è piena ed illumina la terra, il mare si affanna, schiumando di rabbia, si infrange sulle dure scogliere, urlando il suo dolore, per l’invano tentativo di raggiungere la sua amata luna. Mentre lei, la luna, per il dolore di vedere il suo amore irraggiungibile, si gira da una parte, per non far vedere il suo pianto, lasciando solo intravedere di lei, solo uno spicchio.

Ma agli occhi degli abitanti del villaggio e dei loro genitori, qualche volta, sembra ai loro occhi che la luna piena e rossa, scenda ai confini del mare, per accoccolarsi frà le sue braccia, generando in lui e nei cuori di tutti: la “calma piatta”….

lobo – (AG-RF) – 02.05.2013

 

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