14 Apr 2015
“SE DIO VUOLE”: la recensione
di Valter Chiappa
(AG.R.F. 14/04/2015) (riverfash)
Dopo tanta paccottiglia straniera, fa piacere finalmente vedere un onesto film italiano. Perchè “Se Dio vuole”, debutto alla regia dello sceneggiatore Edoardo Falcone, è un film ben fatto, non un capolavoro, si intenda, ma una storia equilibrata, con personaggi credibili e ben combinati, situazioni divertenti e spunti di riflessione non banali.
A duettare sono chiamati i caratteristi più in forma nell’attuale scena della commedia italiana: Marco Giallini e Alessandro Gassman. Il primo, affermatosi nel riuscitissimo “Posti in piedi in paradiso” di Carlo Verdone con il personaggio del romano dalla battuta facile, cialtrone e piacione, già in altre riuscite commedie, come “Tutta colpa di Freud”, ha sfoggiato personaggi dalla postura più composta. Gassman, per suo conto, ha inanellato negli ultimi anni una serie di performance convincenti (le più recenti in “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi e ”I nostri ragazzi” di Ivano De Matteo), soprattutto nel ruolo del riccastro borioso ed arrogante.
Lo sbruffone simpatico e quello antipatico questa volta si scambiano i ruoli, senza tuttavia perdere di efficacia.
Giallini è un affermato cardiochirurgo; un uomo capace di salvare la vita alle persone e, forse per questo convinto di possedere, lui solo, la verità. Pieno solo di sé stesso, maltratta i collaboratori sul lavoro, ma soprattutto la moglie ed i figli. Gassman è un prete sui generis, dai modi spicci e l’approccio informale, che riunisce selve di giovani con omelie infiammate in dialetto di borgata. Quando il figlio del chirurgo, affascinato dal giovane parroco, decide di seguire la vocazione ed intraprendere la carriera ecclesiastica, le assolute certezze del padre crolleranno. Con l’inganno si metterà alle calcagna del prete, cercando di svelarne l’oscuro passato, ma alla fine sarà lui ad essere definitivamente cambiato e a sentire, nel modo più semplice possibile, la più alta delle voci.
Situazioni gustose, ma niente risate sguaiate; una storia non particolarmente originale, ma credibile e interessante; un tema, quello del divino, trattato magari in modo naïf, ma, proprio per la mancanza di toni altisonanti, con un approccio più toccante per lo spettatore medio. E due attori bravi ed amatissimi, le cui caratteristiche complementari si sposano al diapason. Questi gli ingredienti di un buon prodotto, assai più degno di esser venduto di tanta produzione straniera che giunge, fra squilli di trombe, a razziare nei nostri botteghini.
Cosa manca? La voglia di osare. O forse la consapevolezza di poterlo fare, di avere gli strumenti per cancellare tutti quei ma, di scavalcare quei limiti. Quasi ci fosse la rassegnata accettazione a rimanere in un questo mare di mezzo del senza infamia e senza lode.
Noi diciamo che si può, che si deve. Vediamo e invitiamo a vedere questo film. Ma al contempo chiediamo, da cinefili e da italiani.
Voto: 6.5