27 Set 2013
Rotondi: “L’inchiesta che Berlusconi teme di più? è una che devono ancora aprire…..”
di Daniele Giacinti e Giuseppe Licinio (AG.RF. 27.09.2013)
Intervista Esclusiva (riverflash) – Qualche settimana fa in occasione della sua candidatura come l’anti Renzi, abbiamo intervistato il senatore campano del centrodestra che nella scorsa legislatura aveva ricoperto il ruolo di ministro per l’attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, il quale ci ha parlato della situazione politica italiana soffermandosi sull’ottimo lavoro del governo Letta.
Secondo lei come mai Bersani, D’Alema, Violante si sono fatti sfilare di fatto il partito da Renzi?
Intanto bisogna capire se è un’apparenza che il vertice è democristiano e quindi se dietro c’è il partito di sempre, oppure c’è una trasformazione più profonda. Credo che si tratta soltanto di una selezione di buoni quadri provenienti dalla Democrazia Cristiana dentro un partito che rimane immutato, sinceramente inizio a dubitare che sia un fenomeno più profondo. Renzi è uno dei bravi ragazzi della Dc che per una serie di circostanze ha sfruttato tutte le occasioni a suo vantaggio. Poi che idea di Italia abbia non lo so: nel tempo ha dato ragione a Cofferati e Marchionne, a don Gallo e a Briatore.
Lei si è candidato per le primarie del centrodestra?
Le primarie non sono per noi. Si adattano più all’elettorato comunista, che è abituato a mettersi in fila e votare sapendo che il risultato più o meno già c’è. In questo caso Renzi stravince quindi non c’è competizione. Da noi le primarie non hanno senso, perché c’è il genio e la sregolatezza che è Silvio Berlusconi.
Un suo giudizio sul governo e in particolar modo su Enrico Letta?
Penso che Letta e Alfano stiano facendo un grandissimo lavoro. Naturalmente mi sono candidato con la consapevolezza che i componenti del governo difficilmente entreranno a far parte della battaglia elettorale. Nella prossima legislatura sia se vinco io, oppure Renzi non credo che il paese stia male con il lavoro di Letta e Alfano.
Come vede il centrodestra fra cento anni senza Silvio Berlusconi?
Ogni storia è così. Nella Dc, ci si interrogava sempre sull’eredità di De Mita e Forlani. La Dc è finita da 20 anni, ma questi due politici sono ancora in salute e in ottima forma intellettualmente. L’eredità in politica è una categoria che non esiste.
Qual’è secondo lei l’inchiesta che Berlusconi teme di più?
Una che non è ancora aperta. Siccome che le inchieste su Silvio Berlusconi si inventato a getto continuo, lui teme di più quella che deve essere ancora inventata.
Cosa pensa che succederà al governo Letta con l’espulsione di Berlusconi da senatore?
Io credo che Berlusconi voglia difendere le sue ragioni, e che voglia farlo con tutta la passioni di chi sa di essere vittima di un’ingiusta persecuzione. Però detto questo, lui vuole difendere se stesso e naturalmente difendere il governo Letta.
Cosa pensa della legge Severino?
Su questa legge la nostra componente democristiana aveva espresso delle perplessità, in particolar modo il senatore Cutrufo che aveva chiesto di pensarci meglio prima di votarla. Però il partito non so per quali ragioni ha votato a favore. Per la legge Severino, credo che ci sia sopratutto l’abitudine di non leggere i testi prima di spingere un bottone. Credo inoltre che l’incompatibilità, l’ineleggibilità vanno usate con grandissima cautela, perché la Costituzione è materia abbastanza chiara. Secondo me la legge presenta dei profili di incostituzionalità, e in Italia la magistratura non fornisce tutte queste garanzie di imparzialità.
In questo modo non crede che state aprendo un conflitto con la magistratura?
Politica e magistratura finché sono state pari non sono andate in conflitto. Il problema è nato quando è saltata la parità e si è aperta la grande guerra. Ora sarebbe il caso di chiuderla e non può che chiudersi con un disarmo bilaterale, che consiste nel fare insieme una riforma della giustizia. Perché la riforma non puoi farla contro i riformati. Abbiamo sbagliato noi a dare l’impressione di fare una riforma contro i magistrati, e loro nel chiudere pregiudizialmente la riforma, che invece può essere fatta in modo consensuale.