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ROMA: PROSEGUE L’EMERGENZA ARSENICO NEI MUNICIPI XIV E XV

acquadi Andrea Pranovi (AG.RF. 23.03.2014) (ore 15,36) (riverflash) – Non si spengono le polemiche legate alla presenza di arsenico nell’acqua in alcune zone del XIV e XV Municipio di Roma, dove da oltre un mese è stato vietato l’utilizzo dell’acqua delle utenze domestiche.

Il divieto di usare l’acqua è scattato il 21 febbraio, quando il sindaco Ignazio Marino ha emesso l’ordinanza n. 36, protocollata sei giorni dopo. L’ordinanza, in cui si parla di “acqua con caratteristiche chimiche e batteriologiche ovvero solo batteriologiche non adatte al consumo umano a causa del superamento dei valori di parametro prescritti”, impone “il divieto di utilizzo dell’acqua per il consumo umano fino al 31 dicembre 2014”.

Sono interessate dal divieto alcune strade dei municipi XIV e XV serviti dagli acquedotti Malborghetto, Camuccini, Piansaccoccia, Monte Oliviero, Santa Maria di Galeria, Brandosa e Casaccia-S. Brigida, gestiti dall’Arsial (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio). Quest’ultima, secondo quanto si legge nell’ordinanza del sindaco, è obbligata ad “assicurare, puntualmente, la fornitura di acqua per il consumo umano mediante punti di rifornimento opportunamente dislocati sul territorio” e a “provvedere immediatamente all’eliminazione dell’inquinamento batteriologico dandone riscontro alI’Amministrazione”.

Nonostante la notizia abbia fatto scattare l’allarme tra i cittadini delle zone interessate, Daniele Torquati, presidente del XV Municipio, ha dichiarato che “l’acqua non è contaminata, ha livelli batteriologici fuori soglia rispetto a un decreto del 2010 e ad una disposizione dell’Istituto di Sanità del 2012. Entrambe le norme avevano abbassato la soglia ammissibile”. Torquati, secondo il quale l’ordinanza “è stata fatta a fini precauzionali, come già da anni hanno fatto alcuni comuni limitrofi della provincia”, ha spiegato che “il problema è l’età delle condotte Arsial che, secondo l’ordinanza, vanno riqualificate con il contributo anche di Acea”.

Sui rischi per la salute derivanti dalla presenza di arsenico nell’acqua, Daniele Gamberale, direttore del Dipartimento Prevenzione della Asl Roma E, ha precisato che “anche per operazioni di pulizia personale è altamente sconsigliato utilizzare l’acqua nelle zone oggetto dell’ordinanza”, in quanto “ci sono microrganismi patogeni che non devono stare nell’acqua e che sono potenzialmente dannosi per la pelle”.

Nel frattempo l’Arsial ha deciso di sospendere le bollette dell’acqua nelle zone interessate dall’emergenza a partire dal 2013 e fino al ritiro dell’ordinanza. Il commissario straordinario dell’agenzia regionale Antonio Rosati ha dichiarato che “con il supporto dell’Acea sono stati avviati i primi interventi volti a migliorare la qualità delle acque, mentre sono in corso di adozione le misure a carattere strutturale per provvedere alla sostituzione dell’attuale approvvigionamento idrico, garantendo così nel più breve tempo possibile la disponibilità di acqua potabile”.

La procura di Roma, intanto, ha aperto nei giorni scorsi un’inchiesta per avvelenamento, affidata al pubblico ministero Maria Letizia Golfieri e coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Cucchiari. Sull’emergenza dell’arsenico nell’acqua vuole fare chiarezza anche l’Ordine dei Medici di Roma, che ha avviato un’indagine, al fine di “verificare se ci sono state delle possibili mancanze o delle omissioni, sia da parte delle autorità sanitarie che dei vari enti coinvolti”, come affermato da Roberto Lala, presidente dell’Ordine di Roma.

La vicenda dell’arsenico nell’acqua ha avuto inizio nel 2001 con la cosiddetta direttiva Drinking Water dell’Unione Europea, in cui i livelli tollerabili di arsenico nelle acque potabili venivano abbassati dai 50 microgrammi per litro previsti dalla precedente normativa del 1998 a 10 microgrammi per litro. La norma comunitaria sarebbe dovuta entrare in vigore in Italia nel 2003, ma grazie alla possibilità di chiedere fino a due proroghe triennali il nostro paese ha avuto tempo fino al 2009 per far rientrare i livelli di arsenico nei parametri stabiliti. La Regione Lazio ha chiesto e ottenuto un’ulteriore proroga per il triennio 2010-2012, senza però riuscire a ripristinare i valori entro il 31 dicembre del 2012 ed essendo così l’unica regione italiana inadempiente.

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