AG.RF.(MP).29.07.2014
“riverflash” – “Il nome è articolato e pomposo: apparecchio per ultrasuoni focalizzati. L’intento è altamente condivisibile. Operare senza alcuna cicatrice né tagli di sorta, in quanto gli ultrasuoni sono fatti convergere in un unico punto all’interno del corpo, dove raggiungono la massima energia, aumentando la temperatura locale e bruciando il tumore mentre la pelle resta intatta. Di tale tecnologia dispone l’ospedale San Camillo, peccato che non la utilizzi”. La dichiarazione arriva dal presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, che aggiunge: “Qualche anno fa Luigi Macchitella, allora direttore generale del nosocomio, acquistò l’apparecchio in oggetto, al costo di 1 milione e 200 mila euro, senza che nessuno lo richiedesse anzi, con una lettera del primario di Radiologia che segnalava, non sappiamo per quali motivi, l’inopportunità dell’acquisto. Chiediamo all’attuale direttore Antonio D’Urso, che reputiamo manager di oculata sensibilità e competenza, se risponda a verità la non utilizzazione del sofisticato strumento e per quali motivi. Se così fosse, qualcuno dovrà rispondere di un eventuale, illecito sperpero di denaro pubblico. Risanare la sanità, ci si perdoni il bisticcio di parole, significa tagliare con pesanti eredità del passato e il San Camillo ne conserva a dismisura. AssoTutela, come suo costume, sarà sempre vigile senza far sconti a nessuno, con l’auspicio che si chiariscano ‘gelatinose connessioni’ che non hanno motivo di esistere. In caso contrario, saremo implacabili come gli specchi ustori di Archimede, sul cui principio si basa proprio la macchina a ultrasuoni focalizzati”.
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