di Andrea Pranovi (AG.RF. 22.09.2015) (ore 22,13) (riverflash) – Lo scioglimento del X Municipio di Roma è ufficialmente in vigore. Il 15 settembre, infatti, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il Decreto del presidente della Repubblica che, all’articolo 1, dispone “la gestione straordinaria del Municipio X di Roma Capitale”.
L’articolo 2, invece, stabilisce che “l’amministrazione dell’ente è affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta dal prefetto Domenico Vulpiani, dal viceprefetto Rosalba Scialla e dal dirigente di seconda fascia Maurizio Alicandro”. “La commissione straordinaria – si legge nell’articolo 3 del Dpr – esercita, fino all’insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio municipale, alla giunta ed al presidente del Municipio, nonché ogni altro potere ed incarico connesso”.
Al decreto sono allegate le relazioni del ministro dell’Interno Angelino Alfano e quella del prefetto Franco Gabrielli, in cui sono coperte da “Omissis” le parti riguardanti l’amministrazione capitolina. Dopo aver ricevuto il dossier di Gabrielli lo scorso 8 luglio, Alfano aveva avanzato la richiesta, poi accolta dal Consiglio dei ministri, dello scioglimento del X Municipio.
Nella relazione del prefetto il litorale di Roma viene definito “profondamente inquinato e piegato alle esigenze delle diverse consorterie criminali”. L’ex presidente del Municipio Tassone, secondo quanto scritto nel rapporto, avrebbe “intrattenuto rapporti e connivenze con il brand economico di mafia Capitale, funzionali a far conseguire a quest’ultimo una serie di appalti pubblici”. Nel dossier si legge che “emerge con chiarezza come le collusioni esistenti tra il presidente del Municipio e le organizzazioni criminali abbiano prodotto l’effetto di piegare e condizionare l’azione degli organi amministrativi agli interessi illegali di mafia Capitale”.
Pochi giorni fa il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, in un’intervista al programma televisivo “Porta a Porta”, ha affermato, commentando l’inchiesta su “Mafia Capitale”, che “onestamente non immaginavo ci potesse essere un coinvolgimento così profondo della macchina comunale. Potevo immaginare che alcuni politici fossero coinvolti o che ci fosse corruzione ma una macchina così pervasa no”. Cantone ha inoltre spiegato che “la nostra attività ispettiva continuerà perché noi vogliamo capire se questi meccanismi che hanno consentito di sviluppare questo vero e proprio sistema di illeciti amministrativi sia stato messo in discussione poi dagli interventi successivi, cioè se quanto messo in campo attualmente dall’assessore Sabella e dal nuovo segretario generale sia in grado di evitare il verificarsi di fatti di questo tipo”. “Ho verificato che ci sono momenti di discontinuità netti e chiarissimi rispetto al passato – ha aggiunto il presidente dell’Anac – ma vogliamo capire facendo una simulazione tecnica se quel sistema è in grado nel futuro di evitare fatti di quel tipo”.
Sul fronte giudiziario è di oggi la notizia che quattro ex dirigenti della cooperativa La Cascina accusati di corruzione, Francesco Ferrara, Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita, hanno concordato con la procura di Roma un patteggiamento della pena compreso tra due anni e mezzo e due anni e otto mesi di reclusione. Ora si attende la decisione del gup: in caso di accoglimento i quattro imputati uscirebbero dal maxi-processo che avrà inizio il prossimo 5 novembre e sarebbero i primi condannati nell’ambito di “Mafia Capitale”.
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