di Andrea Pranovi (AG.RF. 11.01.2015) (ore 13,40) (riverflash) – “Un’organizzazione che operava nella Capitale da anni nei settori criminale, economico e della pubblica amministrazione, che si espande in seguito alla nomina di Alemanno quale sindaco di Roma”. Lo scrive il Tribunale del Riesame di Roma nelle ottantasette pagine di motivazioni di rigetto delle istanze di scarcerazione presentate da Massimo Carminati, Riccardo Brugia, Emilio Gammuto, Fabrizio Franco Testa e Roberto Lacopo, indagati nell’ambito dell’inchiesta su “Mafia Capitale” e detenuti con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo i giudici, “a seguito della nomina di Alemanno quale sindaco di Roma, molti soggetti collegati a Carminati da una comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva e anche, in alcuni casi, da rapporti di amicizia, avevano assunto importanti responsabilità di governo e amministrative nella capitale”.
Il collegio presieduto da Bruno Azzolini definisce “Mafia Capitale” come “una organizzazione strutturale di uomini e mezzi funzionale alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti con attività che si estendevano in diversi campi: propriamente criminale, economico e della pubblica amministrazione”. Nel provvedimento del Tribunale si parla di “una ramificata organizzazione della quale Massimo Carminati (ex estremista nero) è il capo e il riconosciuto punto di riferimento degli altri sodali”.
Secondo quanto scritto nelle motivazioni dei giudici, Carminati “controlla il settore propriamente criminale avvalendosi della collaborazione di Roberto Lacopo, formale gestore di un distributore di benzina a Corso Francia, di Riccardo Brugia e Matteo Calvio, persone aduse alla violenza”, mentre sul fronte economico alcuni operatori, “perfettamente consapevoli della natura dell’organizzazione che fa capo a Carminati e della sua forza di intimidazione e penetrazione anche negli ambienti politico-amministrativi, decidono scientemente di entrare a far parte del suo gruppo per ottenere vantaggi economici”. Tuttavia, “è nel settore della pubblica amministrazione che l’organizzazione criminale si manifesta al proprio meglio. In questo campo l’organizzazione opera attraverso le cooperative che fanno capo a Salvatore Buzzi e che detengono una posizione assolutamente dominante negli appalti, in numerosi settori dell’attività del Comune di Roma e di altri minori enti pubblici territoriali, che ottengono attraverso l’opera di corruzione dei pubblici funzionari e/o attraverso la loro intimidazione”.
Per il Tribunale del Riesame l’associazione “si avvale della capacità di intimidazione già ampiamente collaudata nei settori tradizionali delle estorsioni e dell’usura, esportando gli stessi metodi, anzi raffinandoli, nei nuovi campi economico-imprenditoriale e della P.A. nei quali più che con l’uso della violenza o della minaccia, si avvale del richiamo alla ‘fama criminale’ acquisita senza, tuttavia, abbandonare forme di diretta espressione violenta ed intimidatrice, che vengono utilizzate all’occorrenza”.
Nelle ottantasette pagine viene anche descritta la figura di Carminati, attualmente in carcere a Parma in regime di 41 bis, definito come un “personaggio criminale di eccezionale notorietà”, “la cui storia criminale ha certamente contribuito ad accrescerne la ‘fama’”. I giudici lo ritraggono come un soggetto “pericoloso e violento per la società a tutti i livelli che deve essere posto in condizione di non nuocere” e come il “fulcro indiscusso del sistema di tipo mafioso che operava soprattutto nella Capitale”.
Inoltre, secondo il collegio, “vi è prova che Mafia Capitale ha avuto rapporti d’affari con l’organizzazione mafiosa calabrese e che le due compagini hanno interagito tra loro dimostrando rispetto reciproco. Dalle conversazioni intercettate si evince chiaramente che le due organizzazioni sono sullo stesso piano di importanza e che si spartiscono le sfere di competenza territoriali ed economiche. È di immediata evidenza che se una consolidata associazione di stampo mafioso, come la ‘ndrangheta, decide di interagire con un’altra organizzazione per la gestione di affari illeciti, vuol dire che riconosce a tale organizzazione la medesima dignità criminale che ritiene di possedere”. Nel provvedimento del Riesame è anche evidenziato come, “a fonte di una posizione sostanzialmente monopolistica del’acquisizione degli appalti dei servizi del Comune di Roma da parte delle cooperative di Buzzi, nessuno (in sede politica o con denunce penali) abbia mai osato denunciare il sistema di chiaro stampo mafioso vigente”.
Il Tribunale del Riesame ha anche respinto le istanze di scarcerazione di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, anch’essi accusati di associazione di stampo mafioso. Il collegio giudicante, secondo il quale “il clan di Massimo Carminati è da anni in affari con il clan ‘ndranghetista dei Mancuso di Limbadi”, definisce Rotolo e Ruggiero “soggetti pericolosi per la collettività e da sempre gravitanti nell’ambito di organizzazioni criminali organizzate”. I magistrati sostengono che la nascita della cooperativa Santo Stefano “avrebbe costituito la conferma del rapporto tra l’associazione mafiosa romana e il clan Mancuso che aveva già portato a proficui affari in Calabria” e che Rotolo e Ruggiero “sarebbero stati di fatto accreditati su richiesta di Buzzi presso la famiglia Mancuso che come proprio referente per le attività a Roma aveva indicato l’imprenditore Giovanni Campenni”.
Nelle oltre quaranta pagine di motivazione, il Riesame sottolinea come “entrambi gli indagati, una volta trasferitisi a Roma, non hanno evidentemente perduto i contatti con la criminalità organizzata tanto da avere accettato l’incarico da parte di Buzzi di prendere contatto con la cosca Mancuso di Limbadi”. Secondo i giudici, i due hanno “assunto il crimine come scelta di vita dimostrando una pervicace determinazione nel delinquere”.
Proprio allo scandalo di “Mafia Capitale” sarà dedicata la “Notte dell’onestà”, evento promosso dal Movimento 5 Stelle che avrà luogo sabato 24 gennaio dalle 17 alle 21 a piazza SS Apostoli. Durante l’iniziativa, alla quale parteciperanno, tra gli altri, Sabina Guzzanti, Ferdinando Imposimato, Enrico Montesano, Claudio Santamaria e Claudio Gioè, saranno letti ad alta voce alcuni passaggi delle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta che ha scosso Roma.
Vuoi essere il primo a lasciare un commento per questo articolo? Utilizza il modulo sotto..