AG.RF.(MP).19.04.2016
“riverflash” – Fumata nera tra Atac e sindacati. L’accordo non c’è e così il “natale di Roma”, rischia di trascorrere nel caos totale. Con la proclamazione di uno sciopero di 4 ore per il 21 aprile da parte di cinque sigle sindacali, si rischia una nuova ulteriore protesta tra Faisa, Confail, Usb, Sul e macchinisti. Infatti l’incontro di ieri, ha dato esito negativo e la mobilitazione è stata confermata. Per il momento, resta in piedi anche lo sciopero di 24 ore indetto dall’Orsa. E proprio nel giorno che celebra il “Natale di Roma”, sarà dunque sciopero. All’origine della mobilitazione c’è l’accordo firmato il 17 luglio scorso dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Faisa Cisal e Fast e l’azienda con il quale il salario è stato legato alla produttività condizionata anche da permessi riconosciuti per legge come la ‘104’ o il congedo parentale. A far scattare lo sciopero la decisione di Atac di non concedere i locali aziendali per effettuare un referendum con cui chiedere ai lavoratori di esprimersi in merito. Dopo l’approvazione dell’accordo, infatti, le sigle sindacali che non l’hanno sottoscritto si sono mosse subito per lavorare a una consultazione interna. “L’accordo ha modificato in maniera pesante e negativa sia il carico di lavoro sia la retribuzione”, ha spiegato Alessandro Neri, vicesegretario Faisa-Confail. “Il referendum (negato), permetterebbe ai lavoratori di esprimersi in merito: se effettuato fuori dai locali dell’azienda però non avrebbe valore abrogativo ma si ridurrebbe ad una consultazione. Per questo Atac ha rigettato la nostra richiesta. “Lo sciopero è stato confermato perché l’azienda ha proposto solo un ipotetico calendario di incontri senza entrare nel merito delle questioni che abbiamo sollevato”, ha aggiunto Renzo Coppini, segretario regionale del Sul. “Ogni giorno si verificano problemi di programmazione del lavoro che portano alla soppressione di 150 corse” denuncia. “Abbiamo presentato delle soluzioni tecniche che però, ad oggi, l’azienda vuole prendere in considerazione. Con l’accordo, i lavoratori si sono ritrovati decurtate le buste paga: “E’ stata abbassata l’aliquota oraria e a parità di presenza con gli anni precedenti si è verificato un calo annuo di circa 500 euro. Sono state colpite tutte le categorie, da chi ha uno stipendio di 1050 a chi arriva a 2000 euro”. Ecco perché lo sciopero è stato confermato.
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