AG.RF 16.02.2016 (ore 16:35)
(riverflash) – Una volta la canapa era nota per essere un tessuto, poi è arrivato il ’68 e tra i giovani freak esplose la moda di fumarla. Non era una qualsiasi canapa, ma era la canapa indiana, dalla cui foglie si ricava la marijuana e l’hashish. Droga demonizzata, che gli italiani hanno pagato a caro prezzo in fatto di straordinari a poliziotti e carabinieri. Pedinamenti, appostamenti, arresti di ragazzi sorpresi a fumare lo spinello. Perché fumare lo spinello era una cosa deprecabile. Nancy Reagan, moglie dell’allora presidente USA, si fece carico di proteggere il mondo occidentale chiedendo pene severe per chi si drogava.
Adesso tutto è cambiato, si è scoperto che la cannabis è un farmaco utile a curare diverse malattie. Si sta studiando di coltivarla in terreni protetti dalla polizia per poi utilizzarla nell’industria farmaceutica.
A Roma, presso il PalaCavicchi, si terrà «Canapa Mundi» da venerdì 20 a domenica 22 febbraio. Si parlerà dei diversi utilizzi della canapa, che può essere terapeutica, alimentare, cosmetica, tessile, edile e combustibile.
Sabato dalle 14:00 alle 16:00 e domenica dalle 14:30 alle 16:30, Paolo Casalone ricercatore, scrittore e coltivatore terrà un seminario durante il quale spiegherà quali siano, a suo avviso, le varietà più adatte per uso medico, quali i migliori metodi di estrazione e come assumerli in maniera appropriata e sicura. Nell’intera giornata di domenica, sarà possibile portarsi a casa olio di semi di canapa appena spremuto. Sarà infatti in funzione la macchina per spremere semi oleosi. Si susseguiranno laboratori didattici, dove verranno mostrate tutte le fasi e tecniche di produzione, a partire dalla fibra, naturalmente italiana, fino alla formazione del foglio.
Il museo della canapa con i suoi antichi e tradizionali attrezzi, sarà affiancato da uno dei progetti più innovativi: la bioplastica in canapa per stampanti in 3D. Tolta l’etichetta di sostanza demoniaca, a Taranto si stanno bonificando i terreni avvelenati dagli scarichi dell’Ilva con la coltivazione della canapa. La coltivazione, la trasformazione e il commercio della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flacone, afferma la Coldiretti.
Scorrendo l’elenco delle vittime del proibizionismo si propone una verità diversa da quella istituzionale. Tra le vittime la più illustre fu l’attore francese Pierre Clementi, arrestato a Roma perché, il proprietario della casa che l’ospitava teneva in un cassetto pochi grammi di hashish. Gli inquirenti non riuscirono a dimostrare che l’attore fosse a conoscenza della presenza di hashish nell’abitazione e neppure fu chiarito se lo avesse fumato. Clementi fu condannato a 2 anni di reclusione e fu incarcerato a Regina Coeli, da cui uscì dopo 18 mesi di reclusione per insufficienza di prove, accompagnato di un foglio di via dall’Italia. Oltre a una depressione che segnò la sua carriera di attore e mise fine al suo matrimonio. Eppure in 10 anni è stato un grande protagonista del cinema europeo. Oltre che bello aveva studiato recitazione e veniva dal teatro. Nel 1962 il debutto ne «Il Gattopardo» di Visconti, nel quale era uno dei figli del principe di Salina. Fedele alle sue convinzioni, Clémenti rifiutò di partecipare a pellicole da lui ritenute non interessanti e mantenne uno stile di vita dimesso, distribuendo i suoi cachet ai clochard e vivendo in una camera affittata a poco prezzo. Dopo un periodo trascorso nei teatri d’avanguardia parigini, arriva nel 1967 il ruolo che lo consacrò. Protagonista accanto a Catherine Deneuve in «Bella di Giorno» di Buñuel. Sotto la direzione di Bertolucci girò «Partner» (1968) e «Il Conformista» (1970), mentre nel 1969 lo vollero Liliana Cavani ne «I Cannibali» e Pier Paolo Pasolini in «Porcile». Ancora Buñuel nel 1970, con cui gira da protagonista «La Via Lattea». Nel 1971 interpreta «La Vittima Designata» per la regia di Maurizio Lucidi, poi nel giugno di quell’anno fu arrestato e, anche continuando a recitare, non ebbe più occasioni per tornare sulla grande ribalta. Pierre Clementi è morto a Parigi nel 1999, a 57 anni, stroncato da un tumore.
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