6 Giu 2013
Roma: BASILICA DI SAN PIETRO IN VINCOLI >>
(riverflash) – Secondo la tradizione le due catene o vincoli, con cui fu legato S. Pietro durante la prigionia nel carcere mamertino furono portate da Costantinopoli.
Nel V secolo l’imperatrice Eudossia ne inviò una a sua figlia a Roma, che a sua volta la donò a papa Leone I ed una chiesa fu costruita per accoglierla. Alcuni anni più tardi la seconda catena fu portata a Roma, dove si saldò miracolosamente alla prima.
Le catene sono ancora qui, in San Pietro in Vicoli, esposte sotto l’altare, ma la chiesa è più famosa per la tomba di Giulio II di Michelangelo.
Quando gli fu commissionata, nel 1505, Michelangelo passò otto mesi a Carrara alla ricerca di blocchi di marmo perfetti, nel frattempo il papa perse interesse per la tomba, dando la precedenza alla costruzione della nuova San Pietro ed il progetto fu accantonato. Dopo la sua morte nel 1513, Michelangelo riprese il lavoro alla tomba, ma completò solo le statue di Mosé e dei Prigioni prima che papa Paolo III lo convincesse a lavorare al Giudizio Universale nella Cappella Sistina.
Michelangelo aveva in mente un grande monumento funebre con più di 40 statue, ma la tomba, realizzata soprattutto dai suoi allievi, è invece una semplice facciata con sei nicchie per le statue. I Prigioni sono esposti a Parigi ed a Firenze, ma lo splendido capolavoro michelangiolesco del Mosè è ancora in San Pietro in Vincoli.
Le corna che Mosé ha sulla testa dovrebbero essere in realtà, dei raggi di luce e sono invece il risultato di una errata traduzione dal testo ebraico del Vecchio Testamento.
di Lauretta Franchini (AG.RF.06.06.2013)