AG.RF.(redazione).31.08.2015
“riverflash” E’ stato decisivo l’intervento dell’ex ministro dell’Immigrazione Cècile Kyenge per liberare Senad Seferovic, il rom per il quale già precedentemente si era battuta la Kyenge (anche per il fratello) per tirarlo fuori dalla Cie (Centro Identificazione Espulsione). I due fratelli, che avevano pendenza giudiziarie, non erano stati espulsi dall’Italia, poiché non avevano documenti: e Sefrovic era finito di nuovo in carcere, assieme ad altri 5 nomadi, per aver rubato un camion carico di rame, del valore di circa 40mila euro. Per tutti il giudice ha convalidato l’arresto con custodia cautelare in carcere. Ora il nomade “liberato” dalla Kyenge si trova al Sant’Anna con l’accusa di furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. “Sono stato coperto di insulti da un comitato che si era mobilitato per due ‘innocenti’ che stavano al Cie e non si capisce perché – ha dichiarato Carlo Giovanardi – la Questura mi aveva confermato che avevano accumulato tantissime denunce. Quanto alla vicenda burocratica, se volevano potevano diventare italiani e invece hanno preferito restare apolidi. È chiaro che loro erano al Cie in attesa di espulsione”. Ma la difesa continua a dire che i due non avevano patria e quindi sono rimasti lì. Proprio questo non va giù a Giovanardi: il fatto che i due, avrebbero dovuto essere al Cie e non fuori. “A Modena la gente è preoccupata per i numerosi furti accaduti, che continuano ad accadere; ci tengo anche a precisare ha aggiunto il senatore, che io sono per l’integrazione degli immigrati, ma non quando c’è di mezzo il crimine”. Di parere opposto la Kyenge, alla quale va il “merito” di aver fatto liberare i due fratelli: “Giovanardi è un senatore e dovrebbe aiutare la popolazione a capire fino in fondo la differenza tra clandestino e delinquente. Invece confonde appositamente le cose, lasciando credere che il Cie è un luogo per immigrati e delinquenti. Ora io gli chiedo chiedo di fare un passo indietro e di considerare quanto è pericoloso questo discorso; è vero, noi sapevamo dei suoi precedenti, non li abbiamo mai nascosti. Ci siamo battuti per i suoi diritti legati alla mancata cittadinanza. Se era delinquente doveva stare in galera e se lo è oggi ci starà oggi. Ma non doveva stare al Cie. Il carcere non è il Cie. Giovanardi lo sa. Cambi strada e insegni che esiste una possibilità di una nuova convivenza, anche col rigore della legge”.
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