AG.RF.(MP).26.08.2016
“riverflash” – Mercato unico degli incarichi, paletti precisi per la durata di ciascun mandato e collegamento stretto, tra targhet e stipendio e chi non raggiungerà l’obiettivo, perderà fino al 40% della retribuzione. E nei casi più pesanti, si potrebbe arrivare anche a perdere il posto di lavoro. Questi sono i contenuti e le novità della riforma della dirigenza, che ieri ha incassato il primo sì per “dare forma ad un nuovo modello che prevederà appunto, “premi di risultati e non di posizione”. Il Cdm inoltre, ha approvato in via preliminare anche altri tre decreti “targati” Madia, ossia: il riordino delle Camere di commercio (da ridurre a 60 da 99), la sburocratizzazione degli enti di ricerca (assunzioni più facili) e lo scorporo del Comitato paralimpico dal Coni. La riforma della P.a, attesa anche in Ue, conta così, contiene dunque, circa 12 provvedimenti già avviati e altri 6 che prenderanno il via a breve. “Gli ultimi quattro”, ha spiegato secondo Renzi, “sono destinati ad avere un impatto rilevante sulla vita quotidiana», quando entreranno in vigore, entro il 27 novembre. Ma quello che veramente cambierà la vita dei 36mila dirigenti pubblici, (che doveva essere approvato ad agosto, ma è slittato a settembre e in ogni caso dovrà passare alle Camere…), è quello relativo al “ruolo unico”, che ingloberà tutti (tranne presidi e medici), a cui si accederà per per corso o concorso, che verrà confermato dopo tre anni di prova, e sarà un incarico di durata limitata, massimo quattro anni, rinnovabili una sola volta, per due anni, in modo da favorire la rotazione. Per ottenere un incarico bisognerà passare per una selezione, eccezione fatta solo per le posizioni di vertice, come quelle di segretario generale ministeriale. E per evitare l’estromissione, si potrà optare la “retrocessione” a funzionario. Come controllare che tutto ciò avvenga? A vigilare su tutto, ci saranno delle commissioni “ad hoc”, una per ogni livello (statale, regionale e locale), con poteri, tra cui la formulazione della rosa dei candidati alle posizioni apicali. Inoltre il decreto prevede che chi perde l’incarico a seguito di una revoca per mancato obiettivo, a riguardo le pagelle diventano più definite, ha un anno di tempo per procurarsi un nuovo mandato, dopo di che decade dal ruolo e viene licenziato. In generale, per chi resta senza incarico la vita diventa dura: si resta in standby per un anno poi, nel giro di un triennio, la paga si riduce tantissimo. La retribuzione che cambia alla radice: la parte variabile, legata ai risultati (si farà attenzione anche al controllo delle assenze), non potrà scendere sotto il 30%, che diventa 40% per i dirigenti generali. Ecco perché la riforma Madia cambierà la vita a molti dirigenti, tra questi, sono escludi però, come accennato sopra, presidi e medici, che hanno già le “loro” regole.
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