AG.RF.(redazione).15.01.2019
“riverflash” – Quattro italiani su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders, i ciclofattorini che portano i piatti nelle abitazioni. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Censis sul food delivery divulgata in occasione della nota del ministero del Lavoro in cui si annuncia entro marzo la norma che regolerà il contratto di lavoro dei riders con tutele su malattie, infortuni e paga minima.
“Sono 18,9 milioni – sottolinea la Coldiretti – gli italiani che in un anno con regolarità (3,8 milioni) e occasionalmente (15,1 milioni) hanno ordinato tramite una piattaforma web cibo pronto cucinato recapitato da operatori del food delivery.
Si tratta del l settore più dinamico della ristorazione che ha ormai allargato i suoi confini dalla tradizionale pizza o piatti etnici fino a veri e propri cibi gourmet, con sempre più ristoranti di qualità entrati nel giro delle piattaforme come Just Eat, Foodora, Deliveroo, Bacchette Forchette o Uber Eats, solo per citare le più note, accanto alle quali si sono sviluppate numerose realtà locali. Il boom del cibo a domicilio nelle case degli italiani ha portato però un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari.
Oltre alle condizioni dei lavoratori, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cambiati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama – rivela Coldiretti – l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali.
Dopo la tutela dei diritti nel contratto dei riders, la prossima sfida è dunque quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sul una maggiore qualità e sicurezza dell’offerta per incontrare la domanda di trasparenza del numero crescente di cittadini che si avvicinano a questo tipo di servizio”.
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