18 Feb 2014
RASSEGNA STAMPA – QUESTIONE DI IDENTIKIT
AG.RF.(Giuseppe Licinio).18.02.2014.
Sommario
Il tentativo di Renzi di formare un nuovo governo è naturalmente il tema principale ed è sviluppato da diverse angolazioni: la cronaca della giornata del segretario Pd, il toto-ministri e il programma dell’agenda (naturalmente è il toto-ministri ad appassionare di più i quotidiani e, soprattutto, i retroscena). Diversi articoli, anche contraddittori fra loro, sul ruolo del Quirinale per quanto riguarda la scelta dei tre dicasteri chiave: Economia, Giustizia, e Lavoro.
Lo scherzo telefonico (quasi un nuovo genere giornalistico) organizzato dalla trasmissione la Zanzara ha aggiunto un pò di tensione alla giornata. Un finto Vendola chiama l’ignaro l’ex ministro Fabrizio Barca che, pensando di parlare col vero Vendola oltre a sfogarsi sulla pochezza di idee attorno al progetto di Renzi, parla delle forti pressioni ricevute da Carlo De Benedetti affinché accettasse l’incarico di ministro dell’Economia. Naturalmente i giornali di centrodestra ci ricamano sopra.
Fra retroscena, telefonate finte e interpretazioni delle mosse future, almeno un dato è certo: il centro sinistra ha vinto le elezioni in Sardegna. Diverse le chiavi di lettura del voto.
Approfondimento
Renzi. Il titolo meno parziale è quello del Corriere: «Le tre riforme chiave di Renzi». Enrico Marro e Sergio Rizzo analizzano in dettaglio l’agenda del segretario del Pd su fisco, lavoro e burocrazia.
Continua il tormentone in moltissimi articoli sul fatto che si tratta del «terzo premier consecutivo non eletto dal popolo». Tutti dimenticano che la Costituzione non prevede il «premier eletto dal popolo» ma che il Presidente della Repubblica nomini il Presidente del Consiglio sulla base delle indicazioni ricevute dai partiti. Se quest’ultimo perde il consenso dei partiti si ritorna dal Presidente e ricomincia l’iter. Alle elezioni anticipate si va solo se non si trova un nome. Perfino nei Paesi con un sistema maggioritario secco come l’Inghilterra funziona così ma tant’è.
Sul comportamento da tenere nei confronti di Renzi c’è un dibattito interno al centrodestra. C’è chi guarda con interesse come il Foglio mentre Libero, al contrario, struttura una prima pagina totalmente all’attacco del sindaco di Firenze: l’editoriale, la vignetta e i tre richiami di articoli (che continuano nelle pagine interne) hanno come obiettivo Renzi. Solo la pubblicità non lo attacca.
Una delle accuse di Libero («L’incarico c’è, la squadra no») è assolutamente incomprensibile visto che Renzi ha ricevuto l’incarico solo ieri e in passato è accaduto anche di aspettare mesi dal momento dell’assegnazione dell’incarico fino alla formazione del governo. Il sottotitolo di Libero è ancora più esilarante: «Il premier promette una riforma al mese ma in due anni non ha trovato ancora nessuno per l’economia». Ma come in due anni? Ha ricevuto l’incarico ieri! Inevitabile dare l’impressione di una prevenzione al limite.
Stranamente anche l’Unità, seppur senza gli eccessi di Libero, addebita al suo segretario la colpa di non aver ancora formato la squadra di governo e piazza il dubbio sulle capacità del suo leader nel titolo di apertura («Renzi c’è, la squadra ancora no»). Fedeli alla “ditta”.
Ruolo del presidente della Repubblica. Secondo Marzio Breda del Corriere, Napolitano avrebbe fornito a Renzi l’identikit preciso per la scelta del nuovo ministro dell’Economia (punto chiave del governo). «Un ministro politico o che conosca la macchina dello Stato» avrebbe detto Napolitano a Renzi, limitandone così la scelta. Repubblica, invece, continua a sfornare nomi di grandi tecnici (Lucrezia Reichlin, Guido Tabellini, Franco Bernabè, Mauro Moretti) ma senza esperienze né in politica nè in seno all’Amministrazione pubblica. Ciò entra in netta contraddizione con quello scritto da Marzio Breda.
Barca casca nel tranello. Barca dice al falso Vendola di aver ricevuto diverse pressioni per accettare l’incarico a ministro dell’Economia fra cui quelle dell’ing. De Benedetti, «patron di Repubblica». Puntuale in serata è arrivata la smentita di De Benedetti. Questa telefonata è la dimostrazione che non bisogna leggere lunghi saggi e retroscena per capire la realtà. Basta uno scherzo telefonico e la realtà si mostra. Naturalmente tutto ciò scatena anche reazioni dei giornali schierati con il centrodestra. «Pressioni sporche su Renzi» titola il Giornale che nell’editoriale di spalla di Salvatore Tramontano, parla del rischio che Renzi diventi «il portavoce del vecchio potere».
Impazza il toto-ministri e cresce il sospetto che alcune personalità auto-alimentino la loro candidatura per avere un po’ di visibilità in TV e dimostrare di far parte dell’establishment. Franco Bechis nota un’anomalia su Libero e cioè che Yoram Gutgeld, colui che ha scritto il programma economico per Renzi e che avrebbe in teoria i titoli migliori per fare il ministro dell’Economia, non rientra fra i papabili. Questione di identikit.
Sardegna. Il centrosinistra vince le regionali in Sardegna e il titolo migliore è del Fatto: «Pigliaru licenzia Cappellacci. Ora se la dovrà vedere con il Pd». A leggere bene i numeri c’è poco da festeggiare. In termini assoluti il Pd ha vinto le elezioni con 145 mila voti (contro i 204mila presi alle ultime regionali). Per quanto riguarda altre chiavi di lettura su queste elezioni il Manifesto giustamente enfatizza il 10% ottenuto dalle liste di sinistra (decisivo per la vittoria) mentre il Giornale pone l’accento sul forte astensionismo e sancisce la fine politica del candidato del centrodestra Cappellacci.
Esteri. Tutti i giornali riportano la cronaca del dirottamento a Ginevra di un aereo della compagnia aerea etiope inizialmente diretto a Roma da parte del co-pilota. Il motivo è la richiesta di asilo politico in Svizzera (e l’Italia, seppur indirettamente , non fa una bella figura, perché il co-pilota ritenendosi un perseguitato dal suo regime, ha preferito non atterrare da noi. Meglio la Svizzera).