12 Feb 2014
RASSEGNA STAMPA – Letta alza il prezzo della resa
AG.RF (Giuseppe Licinio). 12.02.2014. ore 08.48
“riverflash” –
Sommario
Il titolo più chiaro sulla situazione politica è dell’Unità: «Renzi non cede, Letta nemmeno». Tutti i titoli dei quotidiani giocano infatti sul dualismo Renzi-Letta mentre il Giornale titola «Non ridono più» riferito a Letta e Alfano (quest’ultimo bersaglio fisso del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti).
La parola chiave è «staffetta» e Filippo Ceccarelli su Repubblica ne ripercorre la storia in altri momenti della vita politica italiana.
Già impazza il toto ministri e si parla di un governo Renzi che comprenda anche Sel.
Tiene il campo ancora la polemica innescatasi con l’articolo di Alan Friedman (servito come lancio del suo libro). Oggi, però, l’attenzione è principalmente focalizzata sulla figura del giornalista e sul suo passato (se ne occupa il Fatto in modo non proprio benevolo).
Le “rivelazioni” riportate nell’articolo di Friedman (e cioè che il Quirinale, nell’estate del 2011 sondò la disponibilità di Mario Monti a guidare la presidenza del Consiglio) non sono state integrate nella richiesta di impeachment presentata dal M5S contro il Presidente della Repubblica (richiesta, fra l’altro, respinta ieri dal Parlamento). In ogni caso l’articolo di Friedman ha innescato una serie di reazioni a catena con annesse polemiche. Una di queste reazioni è la lettera che Massimo D’Alema scrive al Corriere nella quale definisce «improprio» il parallelismo tra l’ipotesi di una staffetta tra Letta e Renzi e le vicende che lo portarono a sostituire Romano Prodi alla guida del governo nell’1998. D’Alema ricostruisce i fatti dell’epoca e analizza le differenze con la situazione attuale.
Le vicende giudiziarie di Berlusconi. È iniziato a Napoli il processo per la compravendita dei senatori. Il processo, fra le altre cose, vede Antonio Di Pietro nell’inedita veste di avvocato (della parte civile). La cosa più curiosa da notare, però, è un’altra, e cioè che il processo è appena iniziato ma ha già partorito un’altra istruttoria che Repubblica battezza col nome “compravendita bis”.
Cancellieri. Il ministro è nel mirino del Fatto che riprende una notizia pubblicata ieri da Repubblica e cioè l’esistenza di un esposto sulla gestione degli stanziamenti per il piano carceri. Una tegola che rende ancora più problematica un’eventuale riconferma del ministro in un ipotetico governo Renzi.
Approfondimento
Staffetta. La Stampa e Messaggero parlano di «scontro finale» e rendono bene l’idea dello scontro perché entrambi i quotidiani dedicano una pagina a Letta e una a Renzi. Fabio Martini sulla Stampa ha seguito la giornata politica di Enrico Letta e descrive un premier che, per la prima volta, non assorbe senza reagire «provocazioni, sfottò e penultimatum» di Renzi ma «alza la testa» e organizza la controffensiva. Ha preannunciato per oggi una conferenza stampa in cui presenterà il suo «programma per rilanciare il governo». Federico Geremicca, sempre sulla Stampa, descrive Renzi determinato a prendersi sulle spalle le sorti del governo pur sapendo gli impegni che lo aspettano e la folla di nemici e amici pronta ad affossarlo.
Antonio Polito firma l’editoriale del Corriere della Sera ed elenca tutti gli interrogativi che graverebbero su un eventuale governo Renzi: 1) la tenuta del Pd (partito numero uno al mondo nel divorare i propri leader dopo averli osannanti); 2) la disponibilità del Ncd a far parte di un governo non più di larghe intese ma di centrosinistra (visto che Sel ne farà parte); 3) come potrà essere diverso dal governo Letta. Per Laura Cesaretti del Giornale, il Pd ha già deciso di sfiduciare il premier perché è l’unico modo per i parlamentari di mantenere il seggio fino al 2018. Per questo, scrive la giornalista, attorno al premier ci sarebbe già il vuoto, e solo una decina di parlamentari lettiani doc ha deciso di difendere il premier fino alla fine.
Berlusconi. Sempre sul Giornale, Adalberto Signore scrive che il Cavaliere non è disponibile ad appoggiare il terzo premier consecutivo senza un mandato popolare ma che comunque non ha intenzione di far saltare il tavolo delle riforme. Almeno per ora. Comunque vada a finire la partita fra Renzi e Letta, per Forza Italia ci sono solo buone notizie. Se, infatti, Renzi andrà al governo si logorerà, mentre, se si va ad elezioni subito, la coalizione di centrodestra è data in vantaggio in tutti i sondaggi. Per Repubblica, Berlusconi, prima di decidere che atteggiamento assumere verso il governo, vuole prima vedere come il governo Renzi si comporterà nei confronti delle sue aziende. In cambio di non ostilità, Berlusconi prometterebbe «sostegno pieno» alle riforme e «opposizione light» all’esecutivo.
Toto ministri. Sono gli articoli più divertenti di oggi. Ogni quotidiano indica nomi diversi per gli stessi dicasteri. Alcuni dicasteri sarebbero addirittura riservati ai dissidenti del M5S. L’unica certezza è il ridimensionamento del Ncd di Alfano e l’accorpamento di alcuni dicasteri.
Questione Napolitano. È il Foglio di Giuliano Ferrara a cogliere gli aspetti più paradossali degli attacchi di Libero, Giornale e Fatto al Presidente della Repubblica. Solo in Italia, scrive il direttore del Foglio, Napolitano può essere considerato golpista, allo stesso tempo, sia per anti-berlusconismo come scrive il Giornale che per berlusconismo come scrive il Fatto. Solo qui, continua, si può usare, come argomento per accusare il Colle di attentato alla Costituzione, la notizia vecchia e «bacucca» di un incontro fra Napolitano e Monti. Il Giornale, all’opposto, non molla su Napolitano e gli dedica due pagine creando addirittura due rubriche («Il complotto» e «Le manovre del Colle»). Per Marcello Foa dietro l’attacco a Napolitano «c’è la firma dei poteri forti». Se Corriere della Sera e Financial Time pompano una notizia già nota per sferrare un attacco al Quirinale, scrive Foa, vuol dire che Napolitano è stato abbandonato dai poteri forti perché «ritenuto non più utile». E lo hanno fatto fuori «con modalità proprie di quegli ambienti: usando come sicario un giornalista americano». Il quale Friedman è preso di mira dal Fatto Quotidiano che ha ripescato l’accusa di violazione delle regole editoriali mossagli dalla BBC per una vicenda relativa a dei reportage da lui prodotti per il canale inglese.
Guerra Corriere-Repubblica. Il vero scoop, scrive Stefano Feltri sul Fatto, non è l’articolo di Friedman ma la guerra sotto traccia fra i due quotidiani e lo strano comportamento dell’editore di Repubblica De Benedetti che scrive dappertutto tranne sul suo giornale (e addirittura fornisce uno scoop al quotidiano concorrente). L’impressione, però, è che quello raccontato da Stefano Feltri sia solo la punta dell’iceberg.
Cancellieri. «Esplodono i veleni dentro l’Amministrazione Penitenziaria» titola il Fatto in riferimento all’indagine della Procura di Roma sugli appalti relativi al Piano Carceri. Anche la Repubblica mantiene l’attenzione su questa vicenda che certo non rafforza la posizione del ministro.
Marò. Il governo italiano sta facendo pressing su tutte le istituzioni internazionale di cui fa parte per aumentare il consenso sul caso dei due marò. Solo l’Onu ha deciso di defilarsi dalla questione definendola una «questione bilaterale» (se ne occupa Vincenzo Nigro su Repubblica). Il Tempo dà l’impressione di usare la questione marò per condurre una battaglia contro il ministro degli esteri Emma Bonino (titolo: «Stop missioni anti-pirateria: si sveglia anche la Bonino»).