26 Set 2013
QUANDO LE GUERRE CIVILI NASCONDONO PERSECUZIONI RELIGIOSE
IL CAIRO (RIVER FLASH)- È sempre più evidente come la guerra civile siriana non possa essere semplificata come uno scontro tra un regime autoritario e diabolico e un gruppo di martiri per la libertà, ma debba essere colta nei suoi molteplici aspetti. L’impegno degli Stati Uniti nel contrastare il regime di Assad sembra non tenere conto di questa complessità, soprattutto per quanto riguarda le violenze contro i cristiani d’Oriente messe in atto proprio dai ribelli. I differenti orientamenti religiosi della popolazione siriana vengono banalmente considerati un ostacolo alla realizzazione della democrazia, mentre è proprio l’autentica libertà religiosa a costituire il miglior antidoto al terrorismo e a garantire una convivenza pacifica e rispettosa.
Purtroppo, in molti casi la religione continua a essere considerata un ingombro piuttosto che un patrimonio di valori per la società pluralistica. È quanto sta succedendo in Québec, dove la nuova Carta dei valori vuole imporre una laicizzazione forzata e una eliminazione silenziosa di qualunque eredità religiosa, attraverso provvedimento e restrizioni profondamente illiberali e irrispettosi.
In Egitto, tra il 14 agosto e il 10 settembre, circa 70 luoghi di incontro cristiani, chiese, conventi e scuole, sono stati bruciati o saccheggiati dagli islamisti. Trenta altri immobili, case o aziende, appartenenti a cristiani sono stati attaccati. Il problema “è che in un paese in fase di ricostruzione, chiunque può predicare l’odio di un minareto”, dice il Vescovo Sidrak.
I copti sperano molto nel nuovo governo egiziano che ha promesso protezione e aiuto nella ricostruzione. “Il potere ci invia segnali rassicuranti, insistendo sul ruolo essenziale dei cristiani nella ricostruzione dell’Egitto. Speriamo che tutto ciò possa continuare”, continua con prudenza Monsignor Sydrak.