AG.RF.(redazione).10.06.2022
“riverflash” – Si è tenuta ieri, giovedì 9 giugno 2022 nei giardini dell’IILA (Organizzazione Internazionale Italo Latinoamericana, un’edizione speciale dello showroom per sostenere il progetto “MODA GRAN CHACO”, ”, il cui obiettivo è evidenziare come la tessitura del caraguatá o chaguar, fibra naturale tradizionalmente praticata dalle donne indigene della zona del Gran Chaco, produca manufatti di altissimo valore, le cui qualità possono essere evidenziate con la moderna creatività della moda. Ecco dunque il motivo per cui la moda incontra l’eccellenza. In una suggestiva cornice, complice anche il cielo terso a seguito di uno dei quei classici temporali romani, 5 stilisti, italiani e sudamericani hanno condotto un esperimento (veramente ben riuscito), ognuno seguendo la propria ispirazione nell’utilizzo del caraguatá, tessuto fornito dalle artigiane indigene, ed hanno realizzato creazioni di alta moda accostando detta fibra ad altri tessuti.
Un esempio di contaminazione che è stato in grado di produrre risultati sorprendenti. Prime a sfilare sono state le creazioni della stilista italiana Daniela Gristina, da sempre attenta all’ impiego di fibre naturali, che ha utilizzato tessuti di caraguatá forniti dalla Cooperativa Mujeres Artesanas tramite la Fundación Gran Chaco, arricchiti con accessori prodotti dallo stesso Consorzio e commercializzati sotto il marchio “Matriarca”. Analogo percorso è stato seguito dallo stilista argentino Marcelo Senra. In entrambe le produzioni, gli invitati hanno potuto ammirare motivi decorativi e colori tipici della tradizione indigena. Un diverso percorso ma non meno degno di nota, è stato quello seguito da due stilisti paraguaiani Andrés Báez e William Ramirez, due giovani creatori di moda, coinvolti nel progetto IILA “Cimentando Sueños” che accorpa 80 artigiane e 16 stilisti paraguaiani: si sono serviti della fibra di caraguatá al naturale e l’hanno utilizzata per abiti da sposa e da sera, impiegando tecniche tipiche della tradizione popolare paraguaiana nei tessuti e nei ricami. La Fundación Princesa Diana, tramite la sua direttrice creativa Marcela Abriola, che ha realizzato per l’occasione una collezione di accessori di moda con la fibra del caraguatá.
Il Patto per il Gran Chaco, presentato alla Conferenza Internazionale sulle Mutazioni Climatiche lo scorso anno dimostra, dati alla mano, che una corretta gestione di queste risorse può produrre ricchezza superiore a quella generata dalle forme di utilizzo del territorio oggi prevalenti. È quindi possibile uno sviluppo senza deforestazione. E questa è la grande e importante novità: tutto ciò grazie alll’Associazione Museo Verde, che promuove la conservazione e valorizzazione delle culture indigene e delle risorse ambientali del Gran Chaco, la quale ha creato una rete di mini infrastrutture museali, situate presso Comunità indigene delle etnie Ishir, Ayoreo, Caduveo, Ache, Qom, Toba ed Ava Guarani, residenti nei 4 Paesi di Paraguay, Argentina, Bolivia e Brasile.Ed è proprio qui che si estende il Gran Chaco una pianura di 1,3 milioni di chilometri quadrati (4 volte l’Italia) un serbatoio di biodiversità paragonabile all’Amazzonia. Infine, Il caraguatà merita una menzione speciale: è un arbusto della famiglia delle Bromelie chiamato così nella parte orientale della regione (Paraguay e Brasile) e chaguar in quella occidentale (Argentina e Bolivia). Le donne indigene ne ricavano una fibra leggera e resistentissima che viene poi tinta con colori naturali e tessuta in trame più larghe e più fitte, a seconda dell’utilizzo: borse adatte a trasportare di beni, oppure piccole amache ove le madri collocavano i bambini in età di allattamento. Tessuto particolarmente fitto, il caraguatá serviva anche a confezionare una sorta di giubbotto che offriva una qualche protezione ai guerrieri in battaglia. La sua tessitura continua ad essere praticata in modo simile da quasi tutti i 25 popoli indigeni del Gran Chaco, ma varia nei colori e nei motivi ornamentali con l’elaborazione di pezzi unici. Il caraguatá ha caratteristiche estetiche e meccaniche che lo differenziano da qualsiasi altro tessuto e un patrimonio di cultura e tradizione che reca con sé, la suggestione delle foreste e della spiritualità dei suoi abitanti. Infine, l’evento di ieri ha rappresentato qualcosa di più di una sfilata di moda: ha l’ambizione di essere una sorta di laboratorio per fare il punto sui risultati raggiunti nelle diverse sperimentazioni, per ripartire poi verso nuovi obiettivi e prospettive. Presente l’ambasciatore del Paraguay che ha particolarmente apprezzato gli abiti, le tessiture e l’originalità con cui sono stati realizzati: l’introduzione è stata fatta dal Segretario Generale dell’IILA Antonella Cavallari. Oltre ai 5 stilisti sopra citati, hanno partecipato personalità e qualificati esponenti della moda romana, da Anna Fendi a Federica Balestra. L’evento è stato presentato abilmente da un duo eccezionale: Erica de Matteis e Gherardo La Francesca. Perfetta l’organizzazione a cura di Maurizio Passeri e Ino Mantilla.
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