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QUANDO LA DIVERSITÀ FA PAURA, SI SCATENA IL BULLISMO E IL CYBERBULLISMO

AG.RF 25.05.2014 (ore 21:19)

(riverflash) – La diversità mette paura, soprattutto a chi sa di essere diverso e cerca rassicurazione uniformandosi alla massa. Difficile stabilire un canone che decida chi, tra gli umani, è normale oppure no. Forse la normalità assoluta non esiste.

Negli Stati Uniti, dove nacque la carta per i diritti degli uomini, sono successi due episodi di bullismo e cyber bullismo che hanno spinto al suicidio una studentessa universitaria ritenuta colpevole di aver girato un filmino hard e un «agender», cioè un ragazzo che ha scelto di vivere senza identificarsi nel genere maschile e nemmeno in quello femminile.

sashaPer questo motivo lo scorso dicembre Sasha Fleischman, adolescente della California, ha rischiato di bruciare viva su un autobus. Maschio sul certificato di nascita, Sasha porta i capelli lunghi, di foggia femminile, si trucca il viso e indossa spesso la gonna, ma non ha intenzione di operarsi per cambiare sesso e nemmeno di creare artificialmente il seno con protesi di silicone. Affari suoi diremmo noi, ma ai ragazzi della sua scuola e del suo quartiere Sasha dava molto fastidio. Botte e insulti, forse da chi aveva paura della sua diversità. Su un autobus i bulli gli hanno dato fuoco alla gonna che indossava, con conseguente ricovero in ospedale per gravi ustioni.

Alyssa FunkeNessuna ambiguità di genere per Alyssa Funke, 19enne studentessa dell’University of Winsconsin che ha girato un videoclip hard di quelli che a volte i proprietari delle imprese utilizzano nei confronti delle aspiranti al posto di lavoro per ricattarle in caso volessero andare via. Il nome era finto, ma i suoi ex-compagni di liceo hanno trovato il video hard mettendolo su Twitter e Facebook scatenandosi con gli insulti: “sei una puttana”, “quanto fai schifo” e simili frasi offensive. Alyssa si è sentita disprezzata, giudicata e in più soffriva di depressione. Lo scorso 16 aprile era nella casa al lago di famiglia, ha preso una pistola e si è suicidata nella barca del padre, ormeggiata davanti alla casa.

Spesso si paga a caro prezzo il reato di non sognare una famiglia da «Mulino Bianco».

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