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PROCESSO MEDIASET IL 30 LUGLIO ED IL PARLAMENTO SI FERMA IN PROTESTA. A RISCHIO IL GOVERNO

ROMA (RIVER FLASH)- Il Pdl ottiene la sospensione dei lavori in Senato e alla Camera per un giorno in segno di protesta per la decisione della Cassazione di fissare ad una data molto ravvicinata (il 30 luglio) la prima udienza del processo Mediaset, scongiurando dunque la prescrizione.
Dunque Parlamento fermo. Ma non senza conseguenze. Il Pd vota a favore della sospensione ma si spacca.
Tra i più contrari ci sono i renziani. “Ci siamo adeguati alla decisione ma una scelta così è assurda, contro il nostro popolo, non ci capiscono”: spiega Luca Lotti, molto vicino a Matteo Renzi.
Tra chi non condivide la scelta, si contesta anche la mancata convocazione di una riunione del gruppo per decidere la linea.Anche la Lega si è dissociata dalla decisione del Pdl: “Non è possibile che il Parlamento chiuda per problemi interni a un partito avendo tante cose da fare per opporsi alla crisi”.
Alla Camera, dove era all’ordine del giorno il decreto legge sull’Ilva a favore del rinvio, oltre al Pdl, si è espresso il Pd (inizialmente contrario, ma tornato favorevole dopo una mediazione). Contrari M5S, Lega e Sel.
Il sì è arrivato con  “171 voti di differenza”. Ma subito sono scattate le proteste dei deputati 5 Stelle contro i rappresnetanti Pd “Buffoni, servi, schiavi”, hanno gridato. I pentastellati sono scesi tutti nell’emiciclo dell’aula di Montecitorio e hanno cominciato a gridare verso i banchi del Pd. A quel punto alcuni deputati, tra cui Piero Martino e Nico Stumpo, sono scesi a confrontarsi con i grillini. I commessi hanno diviso le due fazioni.
A Palazzo Madama, invece, i senatori del M5S si sono levati giacca e cravatta in aula per protestare contro la decisione dei capigruppo: Crimi ha poi invitato i senatori a uscire dall’Aula per rivestirsi e ha dichiarato: “Il Parlamento viene espropriato a causa di una persona, dell’eterno assente dal Parlamento. Ci chiediamo che cosa ci sta a fare a palazzo Madama un senatore che non è mai presente”.
Con questo compromesso la stabilità del governo sembra momentaneamente al sicuro. Ma resta a rischio la partecipazione dei rappresentanti del Pdl al vertice di maggioranza previsto per oggi alle 14. Secondo il presidente dei deputati Renato Brunetta, a questo punto la cabina di regia “non ha ragione di essere”.
Questa mattina il Partito delle liberà  ha chiesto attarverso i suoi capigruppo tre giorni di stop ai lavori di Camera e Senato , in aula e nelle commissioni, un chiario segno di insofferenza del partito di maggioranza contro la decisione della Cassazione di anticipare l’udienza del processo Mediaset al 30 luglio.  Una sorta di mobilitazione e di protesta, che ha lo scopo di mettere in crisi il governo di larghe intese, e che secondo quanto annunciato culminerà con il forfait degli azzurri alla riunione di maggioranza.
In attesa della decisione dei capigruppo, il Pdl ha annunciato che non parteciperà al vertice di maggioranza su lavoro e fisco in programma per oggi pomeriggio. ”La nostra richiesta è di una sospensione dei lavori parlamentari per due giorni perché domani è prevista la direzione nazionale del Pdl”, ha precisato il presidente del deputati del Pdl, Renato Brunetta.
Intanto la Cassazione precisa, dopo le polemiche di ieri, che in quanto tribunale di terzo grado ha l’obbligo “di determinare l’udienza di trattazione di ogni ricorso prima della maturazione” della “prescrizione di alcuno dei reati oggetto del procedimento, a pena di responsabilità anche di natura disciplinare, e la Corte ha sempre adempiuto a tale dovere”.

Resta il fatto che la  decisione dei giudici è caduta ieri come un macigno su Silvio Berlusconi, come annunciandogli la fine di tutto. Lo scenario che si presenta davanti al Cavaliere è dei più apocalittici: niente prescrizione per il processo Mediaset,  condanna, il voto del Senato che dichiara decaduto l’ex premier, l’impossibilità di essere rieletto a causa della sentenza.
Neanche la Borsa è rimasta ieri impermeabile alla notizia che la Cassazione ha fissato in tempi rapidissimi l’udienza per il processo Mediaset, scongiurandone così la prescrizione: il titolo di Mediaset è infatti crollato a Piazza Affari a -4,60%, sospeso per eccesso di ribasso.
Neanche la Borsa è rimasta ieri impermeabile alla notizia che la Cassazione ha fissato in tempi rapidissimi l’udienza per il processo Mediaset, scongiurandone così la prescrizione: il titolo di Mediaset è infatti crollato a Piazza Affari a -4,60%, sospeso per eccesso di ribasso.
 Il ricorso della difesa di Silvio Berlusconi contro la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale e a 5 di interdizione dai pubblici uffici nel processo è arrivato in Cassazione ieri mattina e la data dell’udienza è stata fissata nel giorno stesso, per il prossimo 30 luglio.
Questa volta, però, l’esito di nuove elezioni non è affatto scontato, come non è scontato, in caso di crisi di governo, il ritorno alle urne. Fatto sta che i parlamentari Pdl, che da ieri sono sulle barricate, non escludono nulla: nemmeno le dimissioni di massa che porterebbero a un’immediata crisi di governo.
Dura la reazione di Grillo: “Il paese è in macerie. Occorrono misure urgenti e straordinarie pari a quelle di un’economia di guerra. Non si può aspettare oltre, neppure un giorno. Non abbiamo più tempo”. Al Senato, dove è giunto per raccontare in conferenza stampa i contenuti del suo incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, avvenuto questa mattina alle 12, il leader Beppe Grillo pone l’accento sull’Italia ormai in emergenza senza che il Governo riesca a trovare una soluzione alla crisi del paese: “La nazione è una pentola a pressione che sta per saltare. E il governo si balocca”. Cambiare legge elettorale, se occorre sciogliere Camere e tornare al voto. “Chi oggi è al governo del paese, spiega Grillo riassumendo ai giornalisti il contenuto della conversazione con Napolitano, è responsabile dello sfacelo.
FT AG RF 10.7.2013
aberlusconiincazzato

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