di Francesco Angellotti (AG.RF 22.10.2014) ore 23:27
(riverflash) – Sembra una sceneggiata paradossale quella che sta avvenendo; eppure la situazione è grave e se non si risolve, in qualche modo, le conseguenze saranno catastrofiche. Anzi, risolvere si risolverà per forza, perchè il tempo passa e gli avvenimenti sono stati determinati; però, se non si porrà un rimedio al pericolo incombente, allora avverranno conseguenze catastrofiche.
Se non fosse pericoloso, sarebbe ironico osservare il comportamento delle parti, che fanno talmente Tanto, da non fare Niente. I Sindacati, intervenuti i vertici delle Organizzazioni, hanno svolto dei discorsi bellissimi e importanti, così come li avevano letti sull’opuscolo riguardante le “Manifestazioni di Piazza”; i Politici fanno domande, si interrogano e prospettano interventi… che se arriveranno sarà troppo tardi; i Lavoratori, ai quali non viene espressa una sola versione corretta, sono sbandati in mezzo alla strada e fanno la parte delle Pedine, utilizzate ma ininfluenti riguardo il loro destino. Tutto con al di sopra la ditta TyssenKrupp che, da veri deutchlands, sono fermi ed intransigenti nella loro linea di principio, su cui non si può discutere perchè è quella giusta. Chi ci rimette sono i Lavoratori, i quali non vengono delucidati delle necessarie Forze Reattive e rimangono appesi al principio che, se non lavori, non mangi; e tutte le spese sono “a debito” finchè vien fatto.
Pare che i 500 licenziamenti presso le Acciaierie siano il perno della crisi del ternano; ma è del tutto falso. A viale Brin si riunisce il gruppo più imponente di licenziati, che sono nelle mani di chi non è cosciente della situazione di una famiglia senza lavoro; ma la realtà della disoccupazione sta dilagando in tutta la provincia (non andiamo oltre, per non fare un discorso troppo largo), in quanto tutte le Ditte chiudono, tutte le Imprese mandano per strada i Dipendenti: aumenta enormemente la Forza Lavoro disponibile, ma diminuisce il Lavoro, come se la produttività fosse un dato accessorio di cui la Società potesse far a meno.
Quel che più indigna, è che la classe che soffre direttamente della situazione (tutte le altre indirettamente), ovvero la Massa Operaia, è tenuta fuori dalla situazione ed è strumentalizzata nei cortei, molto scenografici e compatti, assolutamente scontati ed inutili.
Non è essenziale leggere il libro di José Saramago “Saggio sulla Lucidità” per capire che, unica risposta da dare a chi si crede di poter ponderare sulla povera Moltitudine, bisognerebbe cominciare ad accelerare la produzione, esautorando dai loro compiti i Dirigenti che non reggono più la gestione e vogliono chiudere, sostituendo la Classe Dirigente con un’ organizzazione interna, in cui i compiti da eseguire si conoscono perchè son quelli che sempre si sono svolti, ma finiscono le Classi e le Posizioni Dominanti, ma ci si muove tutti sulla stessa base. Certo, chi fa di più ed è più specializzato ha tutto il diritto di ricevere maggior riconoscimento; ma ciò sempre in un ambiente professionale, senza vette che speculano e la Massa che si allontana dal lavoro con la fame, e torna ancora più affamata.
Sembrerebbe una situazione avvilente, perchè irrisolvibile secondo i metri ufficiali, dato che non vien ricercata nessuna alternativa. Invece nessuno si aspettava che nella città di Terni, incoscientemente declassata a piccola provincia popolare gretta a livello culturale, si ostentasse una risposta modernissima.
Se le posizioni che coordinano e gestiscono la situazione si rivolgono verso i cittadini degradando le loro condizioni economiche e professionali, la parte offesa replica avvilendo la pompa gestionale, rilevando che il gioco messo in campo non è puramente economico, legato al posto di lavoro; la città, invece, risponde con l’Arte, lo Studio e l’espansione della Cultura a tutta la base della popolazione.
Già abbiamo parlato degli studi e delle conferenze, su iniziativa del Gruppo Archeologico Dopolavoro Ferroviario; e questo volgendo l’occhio verso il passato, in modo da riuscire ad interpretare l’evoluzione del presente. Ma un’altra iniziativa, partendo dal presupposto ora citato come dato essenziale per lo sviluppo, offre un messaggio verso il futuro; non affidandosi al discorso puramente estetico, ma cercando di dare un senso e badando all’effetto delle forme, dei colori, delle proporzioni, dei contrasti e tutti i particolari che, entrando nell’anima, producono un effetto emotivo che si riversa nel bagaglio interiore.
Il circolo culturale CAOS, a via Campofregoso, offre dall’11 ottobre (data importante, è il mio compleanno) al 18 gennaio una mostra su Arnaldo POMODORO – spazi scenici ed altre architetture.
La mostra si divide in due ampie stanza adibite alla mostra, e nell’adiacente sala proiezione viene proposto un film sull’attività dell’autore, rispettando le tappe cronologiche. I due punti attrezzati per l’esposizione, sono suddivisi a seconda delle tematiche esposte. E’ interessantissimo notare gli effetti in enormi corpi lineari con un dettaglio che si apre, ed offre allo sguardo infiniti particolari minuscoli, articolati secondo il senso che l’Autore vuole attribuire; ma anche tante altre testimonianze nei costumi da teatro o per opere sociali, come il progetto per un nuovo cimitero ad Urbino o una Sala d’Armi per il museo Pezzoli a Milano.
D’altra parte a Milano si è svolta la crescita intellettuale ed artistica di Arnaldo Pomodoro, ed infatti qui ha costituito la sede espositiva della Fondazione a lui intitolata. D’altra parte non si può trascurare l’intimo rapporto tra Terni e Pomodoro, che nella città espone tra le vie alcune opere molto significative, come “Lancia di Luce” a piazza del Popolo.
La mostra è bellissima ed interessantissima, mostrando la completezza di un Artista che s’è espresso in diverse specialità e con un’arte molto amplia, contrastante, mostrando che il senso delle cose vien fuori dal confronto: da una tesi bisogna evidenziare l’antitesi, per giungere alla sintesi (tesi che Aristotele insegna esponendo la sua dialettica).
Ed è quindi da ringraziare il centro arti opificio siri CAOS, Antonio Calbi che ha organizzato l’esposizione, la Regione Umbria e il Comune di Terni che hanno promosso e realizzato la mostra con la fondazione Arnaldo Pomodoro.
Come reazione alla crisi delle fabbriche nel ternano mi sembra l’iniziativa sia molto calzante ed adeguata; è un po’ come ostentare a certi signorotti il concetto che non sono loro i padroni del mondo e che non solo di pane si vive, per creare e svolgere imprese costruttive e produttive.
E’ stato il modo più adeguato per lanciare con forza in faccia a certi presuntuosi un Arnaldo POMODORO.
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