di Francesco Angellotti (AG.RF 27.01.2016) ore 11:39
(riverflash) – Vi ricordate l’articolo che mi fu pubblicato prima di Natale sulla mostra dei “Plenaristi” ? La domanda nasconde la speranza che, tra quelli che scorrono gli articoli che appaiono su River Flash, ci sia qualcuno che si soffermi anche su quel che scrivo. Voglio illudermi, anche perché l’esposizione organizzata da Francesca Giovado e Massimo Picchiami è stata bellissima, molto ben allestita nonostante alcune difficoltà logistiche superate brillantemente, ricca di tele che creavano nella Galleria un ambiente magico; e poi mi sorprese e fui felice d’incontrare l’amica Concetta Resta, che era tra le espositrici, anche se l’inattualità delle sue tele non è ricollegabile al movimento dei Plenaristi; fu per me un gran piacere salutarla, anche perché ebbi modo d’ammirare dei suoi composti che mi sono piaciuti tantissimo; infatti ho preso due immagini litografate e sono esposte a casa mia.
Questa introduzione, per presentare l’argomento che riguarda la specialità dell’Arte del movimento Plenarista, sorto nella seconda metà del 1700, che ha avuto seguito fino ai primi 30 anni del 1800; anche se è stato così importante che il messaggio l’ha traslato nel tempo; per questo le rappresentazioni di Concetta, pur non potendo qualificarle come prodotti di questa corrente, erano ad una mostra che partiva da questo movimento: perchè l’Esposizione presentava un discorso artistico evoluto nella Storia, non stampata e fine a se stessa.
Con la speranza che Concetta abbia apprezzato d’essere stata inserita nel discorso evolutivo dell’Arte, partito dal Grande Zio Alessandro Prayer che è un Maestro contemporaneo che ha regalato un tocco importantissimo alle attuali composizioni, vorremmo un attimo parlare dell’incontro avvenuto nella Sala Caffé della Biblioteca di Terni, che offriva documenti sulla corrente En Plaine Air, ovvero, Plenarista. Sembra superfluo impostare l’Evoluzione in Francia, invece non è vero niente. Certo, in Francia è stato il fulcro di un nuovo modo d’intendere la Pittura, ma l’atteggiamento era espanso a tutt’Europa; dall’Inghilterra alla Germania, passando per le nazioni limitrofe come il Belgio, arrivando in Italia: sì, perché il soggetto dell’Arte è esploso in Italia; i soggetti rappresentati si possono trovare solo nella nostra piccola Nazione, così sfruttata e bistrattata. Eppure, e questo a chi dar colpa? , vuol dire che in Italia l’Arte dei Plenaristi non è stata mai apprezzata. Gli Artisti s’impegnavano la camicia per fare un viaggio in Italia ed ammirare la Natura, come solo nel nostro paese dirompe così completa e attraente; ma gli Italiani, che la scorgono da quando escono di casa fino a che rientrano, non hanno dato molta importanza a scene che non hanno nulla di straordinario: calcolando che, ahimé, noi Italiani siamo un po’ ignorantelli. Invece, gli Artisti d’oltre frontiera, avevano come mito quello di rappresentare un paesaggio italiano. Va bene i ritrovamenti storici, bellissima l’Arte dei momumenti ed Edifici, stupende le Strutture che solo la nostra inventiva poteva creare, tutto magnifico; ma la Natura, il discorso paesaggistico, il discorso dei Paeselli nella loro Ottica non particolare, i diversi colpi d’occhio su variazioni creative irripetibili… solo in Italia! E nel ternano in particolare; per la precisione la zona di Terni e Narni. Non che non ci sia altro spettacolo in Italia, opere tra le più belle sono state realizzate a Napoli (non per portar lustro alla terra che sogno, ma lo ha detto il professor Franco Passalacqua, l’espositore della Conferenza su “i plenaristi nella Valle del Nera”, a cui ha collaborato con il Garden Club Terni). Comunque lungo la Valle del Nera i soggetti riportati sono veramente unici, nella loro singolarità, pur nel verismo delle immagini, compiute con una tecnica rivoluzionaria.
E sì, perché se il soggetto era unico e diverso da tutte le rappresentazioni eseguite in studio, diverso doveva per forza essere il metodo d’esecuzione. Il motivo è facile da intuire. Quando si esegue un’Opera in studio, si prende l’immagine da eseguire, si riproduce su tela con la massima esattezza, avendo cura di non sgarrare tutte le regole della pittura: distanza tra le immagini, dimensione, sfondo, colore, rapporto tra le figure, tutti i dettagli studiati e rifiniti al millimetro (se non al centimillimetro).
I Plenaristi si trovano in una situazione completamente diversa, per cui il discorso cambia.
Vanno con la sediolina ad ammirare uno spettacolo che intendono riprodurre; un ombrellino deve riparare dai colpi di Sole, che possono sfalsare il colore; tavolozze non grandi, se no se le porta via il vento, possibile quando non probabile; composizione veloce, perché il buio incombe, e se non è completo il quadro entro sera, non c’è più il soggetto da rappresentare, anche perché il giorno dopo è tutt’un’ altra immagine. Allora, altro che pennellini microscopici per i particolari, pennelloni grandi, ideali per sferzare immagini prorompenti che s’impongono all’attenzione. Tanto, prima di sera, con tutte le sfumature varie per il cambio di luce, il quadro è fatto. Tornando l’indomani, nello stesso luogo, con lo stesso soggetto, il quadro sarebbe completamente diverso; e non si parla di astrattismo, che è completamente un altro discorso; è l’immagine che ha la sua realtà, quindi un suo movimento; per cui non è mai uguale a se stessa, ma l’Evoluzione è intrinseca nella Natura.
Quando si vuol intendere che non esiste separazione tra le Arti: il discorso dei Plenaristi può essere interpretato in una specifica corrente filosofica, che esalta la Realtà del Divenire e non si affloscia su Dati Fissi. La Filosofia esposta su quadro: questa è carina ! Ed è proprio così.
Così, dopo la corrente dei Plenaristi, si introduce quella degli Impressionisti. Qual’è l’attinenza tra le due correnti? Nessuna. Perchè Plenaristi stanno ad Impressionisti come Sensazione sta a Sentimento. Se ci trovate qualcosa che unisce, siete bravi; poi, venite a contarmelo, apriremo una discussione in merito.
Però la testimonianza dell’esperienza della “Terra del Sogno”, come piaceva chiamare le immagini eseguite con questo stile, hanno avuto un corso nella Storia dell’Arte, Concetta insegna; perché ormai non è Plenarista, ma compone estraendo da esperienze che non prescindono da questo Stile.
Unica cosa, mi piacerebbe vedere a Papigno ove Corot fu di casa in un periodo; non credo ci siano ancora indizi per scoprirlo, ma il paesello è talmente piccolo, che qualche memoria può essere restata. Poi, lo dovreste vedere; è un pizzico di case che unisce la Val Nerina, con l’altra strada che porta alla Cascata delle Marmore: una ove arrivano, l’altra ove partono.
Anche la cascata delle Marmore ha un profondo contenuto artistico, ma non è compreso da questo genere: La Valle del Nera, però, è stata rappresentata nel suo Splendore.
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