19 Giu 2018
PER CHI CERCA CULTURA, NEL TERNANO SI OFFRONO TANTI E DIVERSI SPUNTI
di Francesco Angellotti (AG.RF 19.06.2018)
(riverflash) – Comincia l’estate e quel che sommessamente macinava come Programma in tutta la Provincia, finalmente esplode e porta le Iniziative di Alto Contenuto verso l’espressione. Peccato, però, che le variazioni metereologi spesso mettono in discussione le Rappresentazioni all’aperto, ma cosa vogliamo farci? Siamo stati Noi che abbiamo alterato le condizioni ambientali e la periodicità atmosferica; per cui, se nostra è la causa di situazioni inaspettate inviateci naturalmente dal processo nuvoloso, con chi ce la possiamo prendere?
Con Noi stessi, certo; ma sarebbe necessario porre dei cambiamenti troppo drastici e bisognerebbe rivedere tutti i principi sovrastrutturali che è stato così complicato ordinare. Sarebbe troppo, poi quando arriverà la Fine: Pazienza!
Però le previsioni per sabato 16 davano Bel Tempo, allora se pur nel pomeriggio ha piovuto, la situazione si è riordinata dopo qualche schizzata, ed il Sole è tornato, anche se timidamente.
Il primo appuntamento che si svolgeva alla “Casa delle Donne” ero deciso comunque ad andarci, perché non è lontano da casa mia, e ci arrivo a piedi. L’argomento in programma, inoltre, era molto importante; bisogna cercare l’informazione attraverso i canali che hanno constatato l’evolversi delle Situazioni, oltrepassando le notizie da Telegiornale; che sono sempre esatte, ma inquadrato nel modo che torna più comodo.
Un confronto attuale tra i più scottanti, è quello che tratta la Confusione tra le popolazioni mediterranee nella parte sud, ovvero la parte asiatico-africana. Anche se adesso la Turchia si vuole forzare come Europea, quindi l’Asia non sarebbe compresa. Ma non mettiamoci dentro anche l’Europa, perché allora le problematiche si allargherebbero alle posizioni tattiche e opportuniste, ed allora il Campo sarebbe immenso, perché nel Continente si sbandierano episodi che mancano di Coerenza, ma si fan tutti giochi, pur non conoscendo le Regole. Mettiamo sia solo l’Africa.
L’incontro è stato introdotto da un professore napoletano che, all’Università non so se di Terni o Perugia, svolge studi di Filosofia. Ed indubbiamente ha saputo in 2 parole preparare oculatamente all’ascolto delle Tematiche.
Importante considerare i professori che si sono susseguiti, non solo come preparatissimi avendo svolto studi Tecnici e Documentari, per cui conoscevano la materia con la massima cognizione di causa; ma avevano fatto esperienze personali nei posti di cui hanno raccontato sulla situazione problematica e contraddittoria: Turchia, Siria, Islam Iraq, oltre a Palestina, Israele ed Egitto di cui hanno ricordato le guerre e le discordie già nei primi del secolo scorso; anche se le frazioni tra questi Stati (effettivi, voluti o presunti) affondano testimonianze negli scritti Biblici.
Quindi non è da ieri che le Guerre devastano gli sforzi delle Popolazioni, a cui vengono imposte drammatiche situazioni, adducendo motivazioni con radici Religiose, tratte a pretesto per affermare il Dominio Territoriale.
Diversi sono stati gli interventi, di diverso aspetto ma tutti documentati: di impegnati professori che hanno vissuto e partecipato realtà, che han constatato siano troppo mistificate per far apparire chiara la direzione verso la quale sia il caso di orientarsi. Anche se l’ottica per il Bene dell’ Umanatà sarebbe Una sola; ma è presa solo come pretesto
Però il Tempo che si è ristabilito, non ha creato difficoltà alla realizzazione dell’interessante progetto teatrale che si è svolto presso il Carsulae Teatro; in questo Teatro Romano, adiacente all’Anfiteatro (i Romani davano importanza alla comunicazione attracerso la scena), la novità di conoscere l’antica tradizione è stata programmata in una sequenza di appuntamenti che offrono considerazioni e portano a valutare “l’ILIADE un racconto mediterraneo”. Antica di 3000 anni, non si può essere sicuri se sia Opera di 1 autore, del mitico Omero, o se sotto questo nome sia stata convenzionalmente riunita organicamente una narrativa che veniva tramandata dai “Cantori”, che giravano per tutta l’Ellade, trascinando nell’avventura e nella passione tutti coloro che accorrevano ad ascoltare. Un Omero ha raccolto tutte le storie (simbolica la sua cecità) presentando un discorso unico, in cui le considerazioni sono profonde; e sempre si adegueranno nell’interpretazione, cambiando le Epoche e i Valori, sempre Attuali.
L’ambiente era indubbiamente “giusto”; anche se posteriore al Testo decantato di qualche millennio, ma entrare mentalmente in un certo ambiente, seduti tra i ruderi di un’Antica Città con radici pre-romane, che si è sviluppata con floridezza in epoca fin Post Cristum Natum, poneva alla massima ricettività del Contenuto.
Molto interessante, su cui, effettivamente, c’è molto da valutare.
Intervenuto sul Palco, lunga è stata la premesse che ha voluto svolgere l’interprete Moni Ovadia, che ha svolto considerazioni trattando situazioni storiche, ma d’epoca molto più avanti negli anni. Partendo certo dall’Iliade, è arrivato a far considerazioni su avvenimenti ed atteggiamenti del Medio Evo, ha citato un frammento di Dante Alighieri, soprattutto ha letto un documento che riteneva molto importante, forse un po’ convenzionale, di una certa parte che si vuole atteggiare a “progressista”, ma proponendo risvolti molto discutibili.
E’ iniziata la lettura del Canto I del libro che narrava de “L’Ira di Achille”: quando si disperava di Agamennone, che dovendo allontanare la schiava Criseide perché affetta di grave male epidemico (anche se per effetto degli Dei, perché le epidemie ancora non erano state presentate alla medicina), accetta l’allontanamento dalla sua schiava, solo però accaparrandosi la bellissima schiava di Achille, la straordinaria Briseide, imponendo la sua autorità al povero Prode, che si dispera e vorrebbe affrontare il Comandante, conscio della sua immortalità prossima a lasciarlo, ma non in quella circostanza. Ma la situazione si placa, pur nel tormento, anche perché Pallade Athena aveva tra i suoi protetti sia Achille che Agamennone, e non poteva permettere contesa tra loro. La trama si segue in modo molto fervente ed appassionante, ma qua entra in ballo l’interpretazione.
Un classico che ha visto luce 3000 anni or sono, è giusto modernizzarlo o bisogna presentarlo in modo originale?
Già la traduzione scelta era adeguata al linguaggio corrente, nelle parole e nelle forme di dialogo.
Moni Ovadia ha dovuto scegliere l’alternativa: essere Classico nell’esecuzione, o portare il Testo ai giorni nostri? Com’era stato presentato nella traduzione moderna: quasi slang?
Avrebbe potuto considerare che 3000 anni fa i Testi frammentati sono stati uniti in Canti, decantati dai Cantori. Quindi la recitazione era legata ad una modulazione di suoni emessi dalle parole e il cambio di senso era nell’ intensità che proponeva il significato, per il contenuto che si voleva evidenziare. Era un Cantato, svolto da Cantori.
Invece Moni Ovadia ha preferito omettere la musicalità, partecipando la trama attraverso l’emotività e l’impulso che riusciva ad esternare con i cambiamenti di tono, affrontando le struggenti considerazioni.
Scelte personali, che hanno avuto favore del pubblico, che ha applaudito. D’altra parte il Testo è stato tradotto (già detto, vero?) molto secondo l’attuale lingua parlata; quindi anche la Musicalità… roba d’altri Tempi.
Finita la lettura, tra gli applausi, Moni Ovadia ha voluto salutare il pubblico con una affermazione molto personale. Ha detto che, constatato che la Cultura non potrà portare mutamenti nell’Economia, sarebbe da curare come auspicio che l’Economia considerasse l’importanza della Cultura; in modo che sia ampliata e approfondita.
Concetto dato come Fattore Assoluto, ma che ci sembra Molto personale; perché se condotta dall’Economia, qualsiasi espressione Non è Cultura, e possiamo trarre come testimonianza quella di Sergio Maifredi che, tra l’altro, ha curato la Produzione di questa manifestazione a Carsulae, che non mi sembra molto “commerciale”, per quanto ad alto Valore Artistico. Poi finchè ci troviamo a dover assoggettare la Personalità al valore Commerciale, allora non è certo il caso fare il discorso ai tanti Individui, ma tranquillamente assembriamoci tutti in una Massa, senza più voler cercare di scoprire il Nostro Io. A questo punto lascio andare la disquisizione, perché altrimenti Silvano non lo regge più nessuno, ed io non vorrei fare un’ennesima discussione, in cui ognuno convince se stesso. Comunque, anche col massimo rispetto per il parere di Moni Ovadia, io non concordo: per libertà d’opinione. Ma…sempre ma.
Domenica non si è dovuta attendere la sera per andare ad ascoltare un concerto, così sublime come pochi. Anche perché dal genere selezionato, come sempre son quelli proposti dall’Accademia HERMANS Festival.
Quante volte abbiamo sottolineato che l’Accademia è Fondazione Brunello e Federica Cucinelli e che conduce l’attività con il patrocinio della Sopraintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici, Storici dell’Umbria; e questo perché nella Colleggiata di San Nicolò hanno restaurato un Organo stupendo, risalente al ‘600, ed i concerti programmati sono della levatura più alta: dal punto di vista Artistico – Musicale.
Il tutto in un contesto che mi porta a smentire il Motto proverbiale in cui si aliena “L’Isola Non Trovata”; tipo Peter Pan, Francesco Guccini, Edoardo Bennato e chissà quanti altri. Invece io son convinto che chi va a Collescipoli si rende conto d’aver trovato l’Isola che si chiama Utopia. Non che sia priva di tutte le sovrastrutture che sono costrizioni normali in ogni Società. E’ tutta questione di Ambiente: Rapporti, Comunicativa. Si entra in un’altra dimensione perché quel che si deve fare, avviene con un’Umanità ed una Collegialità per cui si da valore al detto abusato: siamo tutti Fratelli. Questo perché si da Valore ad un insieme urbano splendido, che racchiude intimità. E dobbiamo riconoscere che in tutta Italia, simili Centri, si incontrano frequentemente.
Ma passiamo al Concerto, senza continuare in Poesie puerili, perchè è stato veramente eccezionale.
L’Organista Franz Hauk è nato a Neuburg, vicinano al fiume Danubio che, con la sua acqua e lo scorrere lento ed immoto, avrà senz’altro influenzato delicatamente il Contenuto Essenziale. La sua età è la stessa di quella di mia sorella, che ha 3 anni più di me; basta così. Potrei narrare delle affermazioni artistiche che lo hanno insignito di Alte Cariche in Europa, in America, ed oltre. Ma sarebbe solo documentario, perché quel che è il suo Valore l’ho potuto assorbire con Estasi ascoltandolo alla tastiera; quando lieve, ed anche impetuoso, ha espresso l’armonia in un discorso lineare, che rende il discorso della Musica più preciso di qualsiasi logorrea.
Occasione poco frequente, l’Organo ha suonato insieme al Violino, ed è un accostamento poco presentato, anche perché molto difficile. Fatta questa scelta, era necessario chiedere la partecipazione ad un violinista all’altezza del compito, che è stato individuata nella georgiana Theona Gubba-Chkheidze: un nome scioglilingua come solo i Russi si sono inventati. L’età della signora non è stata rivelata, forse perché troppo giovane per credere arrivasse a tale bravura, da come si è sentito nel Concerto. Infatti affermo che Theona (e il resto) è stata molto più brava di quanto fosse Bella; anche se guardandola si può scambiare con una Fata. Ma forse, signori miei, il trucco è proprio in questo particolare. Nell’esecuzione, Theona Gubba (e quel che viene) ha trasmesso tutto lo spirito e lo straripante impeto giovanile, portando novità e personalità; in passaggi musicali incredibili nella perfezione, sintonizzata maestosamente con l’Organista, in modo così armonico che gli spartiti suonati entravano nel cuore.
Gli Autori scelti sono classici per le composizioni all’Organo, quindi dalla seconda metà del ‘500 all’inizio del ‘700; si è iniziato con D. Buxtehude (1637-1707) per continuare con H.I.F. von Biber (1644-1704) di cui è stata fatta ascoltare anche un altro brano nel finale ed il bis; G. Muffat (1653-1704); A. Corelli (1653-1713) che tra i grandi allievi, ha tenuto lezioni a W.A.Mozart, e ci sformava perché l’allievo superava il maestro, ma è stato anche un po’ meschino in questo, perché poteva essere contento di dare luce ad un Musicista così straordinario come Mozart, avendo lui stesso composto musica bellissima, come abbiamo ascoltato domenica a Collescipoli; J.P.Sweelinck (1562-1621) il più anziano ma particolarmente brillante ed avvincente.
La Hermans Festival presenterà un altro concerto il 23 giugno ed ancora il 3 luglio, in serale alle 21.
Poi riprenderà il 14 agosto alle 19 sempre a Collescipoli, mentre dal 16 agosto saranno raggiunti vari auditorium nella Val Nerina, cambiando sempre sia il 20 e 22, 23, 30, 31 agosto, che il 15 settembre; mentre il 23 settembre ed il 7 ottobre, di nuovo alle ore 18, si tornerà a Collescipoli. La base dei concerti è certamente l’Organo, ma vi saranno interessanti accostamenti (violino, violoncello, soprano, Festa Rustica, sopranista, Cenacolo Musicale, Ensemble, flauto con fortepiano suonato dal direttore Maestri, ammirato interprete e direttore dell’Ist. Briccialdi).
Andate solo ad uno dei concerti, tipo il 23 sera a Collescipoli, e recupererete il programma con luoghi delle esecuzioni: se volete andare in Paradiso, almeno per un poco. Poi basterà conservare l’astrazione assorbita.
Ma io, dopo il Concerto, non mi son potuto estasiare a lungo, perché son voluto andare ad un altro interessante appuntamento presso l’Hotel Michelangelo a Terni. Infatti l’Associazione MAGNA GRECIA VIVA presentava, dopo un’apericena, un concerto intervallato con la recitazione di Poesie. Invitato da una signora incontrata durante una presentazione di un Bel Libro presso la Feltrinelli, curiosissimo mi sono inoltrato, anche per scoprire come potesse essersi introdotta la Magna Grecia fino in Umbria. Ed ecco svelato il mistero; che ora espongo anche a Voi.
Il Presidente Antonio Apuzzo (classico nome meridionale) ha inteso portare anche nell’Umbria, ove da 20 anni è venuto a lavorare, quel patrimonio e quel bagaglio che nei meridionali è istintivo trasmettere in tutto il Mondo. In questo Momento Storico, si stanno aprendo le porte; non solo agli immigrati, ai quali bisognerebbe dare un senso più umano senza ammassarli come problema, ma cercando di far esprimere la loro personalità; ma anche tra regioni, Culture, Tradizioni, un po’ tutte le abitudini che irradiano un bisogno di scambio ed arricchimento.
Allora Antonio Apuzzo ha pensato bene di costituire un’Associazione che, integrata benissimo nell’Umbria, nella sua problematica e con tanti Soci, unisce l’estroversia e le espressioni che possono unire due forme di vita. Infatti le loro matrici ed i contesti storici li hanno sempre evidenziati molto diversi, ma è interessante scoprire come, da queste due tendenze, si è percorsa una strada che porta a trovare la simbiosi nelle personalità e nei comportamenti. Così si è voluto evidenziare l’unione nel modo più popolare.
Al pianoforte il maestro Corrado Fedrighi, ha accompagnato il soprano Simona Silvestri ed il tenore Paolo Macedonio nell’esecuzioni delle canzoni più classiche del repertorio “Napulenà”.
Se avessero preteso di personalizzare i testi e renderli fonte del proprio bagaglio, avrebbero fatto una porcheria; perché non avrebbero saputo come raffigurare Napoli; non solo nel dialetto, ma anche nelle espressioni e nel modo di porgere i concetti. Invece, saggiamente, le interpretazioni sono state eseguite secondo “scuola”, e la bellissima voce dei 2 interpreti si è saputa espandere in modo evidente e passionale. Sono state cantate le canzoni più famose, secondo gli schemi più tradizionali, e la partecipazione è stata emozionante.
Si dava respiro ai cantanti, che in una sala chiusa ma ampia cantavano senza microfono e lo sforzo vocale sarà stato enorme; provvidenziale l’ interpretazioni di poesie del grande poeta argentino Garcia Marquez (sapevate che è uno pseudonimo? Ma forse non ricordo il nome, Marquez era colombiano), che fece residenza anche in Italia ed andò a Napoli; ove non fu accolto con gentilezza per il suo estremismo, ed allora andò a Capri, ove si trovò Benissimo perché a Capri ci si può stare solo Benissimo. Eppure l’ultimo intervento, non poteva essere di un autore non-napoletano; ed è stata interpetata la più classica e conosciuta poesia di Totò: ‘a Livella. Tutti sanno come termina la trama (stì pagliacciat’’e fanno sulo ‘e vive; nuije simmo serie: appartenimmo ‘a morte!), ma non tutti sanno che il testo è stato composto dal principe Antonio de Curtis, in arte Totò (titolo acquisito dopo ricerche). Il significato mi sembra importante, anche leggendo le altre poesie, visto che Totò ne ha pubblicate tantissime.
Ma la serata è stata molto importante, ed ha portato i meridionali, quelli che fieramente si mostrano a tutta la Nazione come “terrun”, a cercare l’unione d’intenti in una Società che può unirsi in problematiche le quali, partite da matrici diverse, si possono unire nello scopo. E questa unione è stata simboleggiata in musica; perché oltre alle tante Canzoni Classiche Napoletane, i tre interpreti hanno fatto ascoltare anche alcuni brani tradizionali delle Terre Umbre, che nel pubblico erano conosciutissime, perché parte dell’intimo di chi queste Realtà le ha vissute.
L’appuntamento è stato lanciato per settembre, quando si partirà con delle importanti iniziative che sono state esposte e riguardano problemi del contesto ternano: ma si è tutti protesi verso la soluzione c’’o core ‘nmano.
Per chi volesse avere notizie specifiche di questa Organizzazione No Profit, che non specula e non vive sulle entrate che tutti dobbiamo pagare per non aver niente in cambio, ma si esprime sulla solidarietà e la partecipazione Umana di tutti i Soci, che vanno da disoccupati a grandi professionisti, può chiedere delucidazioni presso la mail magnagreciaviva@email.it; oppure www.magnagreciaviva.it
Ora vorrei andare a Meta di Sorrento, ove presso lo stabilimento Alimuri forse ho incontrato il presidente Apuzzo: come’era bello, dint’’o mare, ‘e viche d’’o paisiello, a pizza e ‘o limunciell’’e Surriento.
Ma stammo ccà! MagraGreciaViva ce puorta llà!