AG.RF.(MP).31.03.2016
“riverflash” – Le continue riforme delle pensioni negli ultimi 13 anni, hanno lasciato il loro strascico, visto che sono aumentati i requisiti per lasciare il lavoro: e così, le pensioni di vecchiaia si sono dimezzate. L’età media per ricevere la pensione, è infatti cresciuta di 3 anni, passando da 59,7 nell’anno 2003, a 62,7 nel 2015. Nei primi due mesi del 2016 l’età media di pensionamento di vecchiaia è stata di 65,4 anni mentre quella per le anzianità di 60,6 anni. Le nuove prestazioni assistenziali (quelle non sorrette dai contributi ma erogate a invalidi e a persone a bassissimo reddito) messe in pagamento ogni anno sono invece aumentate: dalle 465 mila del 2003 alle 571 mila del 2015. A conti fatti dunque, mentre le nuove pensioni hanno subito una restrizione, gli assegni assistenziali continuano ad andare avanti, grazie all’invecchiamento della popolazione che comporta maggiori disabilità. Nel 2015, il 51% delle pensioni liquidate, sono state prestazioni per l’assistenza. Ma un punto critico è quello relativo al numero delle pensioni, che non coincide con quello dei pensionati e a seguito di ciò, molti “vantano” più di una pensione. L’inps, infatti, ha dichiarato che «la popolazione fra 75 e 79 anni ha in media più di una pensione a testa e quella con più di 90 anni quasi due. Ciò, succede perché, con l’avanzare dell’età, c’è una maggiore probabilità di invalidarsi o di rimanere vedove/i». Questa situazione ha dunque comportato che il 63,4% delle pensioni sono attualmente sotto i 750 euro, percentuale che sale al 77,1% per le donne. Nel frattempo, il taglio delle pensioni d’oro, votato ieri,non è passato per il voto contrario di 94 senatori (quasi tutti del Pd…), che recita un po’ così: “fatta la legge, trovato l’inganno….”
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