AG.RF.(redazione).12.07.2017
“riverflash – Ecco la nuova mossa bipartisan, firmata da Sacconi ed Damiano, prima dello scatto di 5 mesi che porterebbe l’età di pensionamento a 67 anni. Il Governo con la prossima legge di Bilancio deve bloccare l’attuale meccanismo di adeguamento dell’età della pensione di vecchiaia e anticipata all’aspettativa di vita. Questo chiedono Cesare Damiano (Pd) e Maurizio Sacconi (Epi), due ex ministri del Lavoro e attualmente presidenti, rispettivamente, delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. In base agli scenari demografici Istat a gennaio 2019 l’età per la pensione di vecchiaia salirebbe da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Poi si andrebbe a 67 anni e 3 mesi nel 2021, 68 anni e 1 mese nel 2031, 68 anni e 11 mesi nel 2041, 69 anni e 9 mesi nel 2051. Qual è allora la proposta dei due presidenti? Un rinvio strutturale dell’adeguamento dell’età pensionabile, legata all’aspettativa di vita”. “Far scattare l’aumento sarebbe inconcepibile e la nostra proposta è quindi quella di inserire nella manovra, con la relativa copertura, una norma per allungare l’adeguamento (ad esempio a cinque anni contro gli attuali tre; due dal 2021) o evitare lo scatto nel 2019. Dunque, secondo Damiano, “è necessario affrontare tempestivamente in termini unitari questo argomento molto caldo, che riguarda la vita dei cittadini, anche perché è molto contraddittorio, visto che si è fatta una battaglia per la flessibilità con l’introduzione dell’Ape e contemporaneamente c’è stato un innalzamento automatico dell’età della pensione”. La posizione di Damiano è assolutamente in sintonia con quella di Sacconi, il quale ha dichiarato che l’attuale adeguamento, penalizza le donne più degli uomini, dal momento che sono condannate alla pensione di vecchiaia». Anche di questo stanno parlando i tecnici del Governo e i sindacati, che si sono incontrati ieri per proseguire il confronto previsto dal verbale d’intesa del settembre scorso sulla previdenza. Il governo starebbe studiando ora, i meccanismi per agevolare l’uscita delle donne attraverso l’Ape Sociale. Si potrebbero valutare “sconti” contributivi per le lavoratrici basati sui periodi di cura, assistenza e maternità, all’interno del meccanismo dell’anticipo pensionistico. L’obiettivo dell’operazione sarebbe quello di ridurre le disparità di genere sul fronte previdenziale.
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