AG.RF.(Claudio Peretti).13.06.2016
“riverflash” – Tutti ne parlano, i mercati finanziari sono in subbuglio (nel senso che le quotazioni calano), i telegiornali lanciano previsioni catastrofiche se il Regno Unito uscirà dall’Europa, ma cosa c’è veramente sotto? Anche qui, non dovremmo lasciarci trasportare dalle voci, non dovremmo lasciare che ci sia chi pensa per noi, dovremmo pensare con la nostra testa e valutare le notizie per quello che realmente sono. Dunque, in Inghilterra si farà un referendum per fare decidere al popolo se restare o uscire dalla Comunità Europea, e fin qui nulla di male, nessuna catastrofe, in un paese civile e democratico queste cose vanno lasciate decidere al popolo. E poi, se a qualche governante o politico è venuto in mente di fare un referendum su questo, vuol dire che, anche in caso di prevalenza del SI, cosa del tutto possibile in un referendum, non si prevede una catastrofe. Quello che ci si dovrebbe chiedere è un’altra cosa, completamente diversa, che non ha nulla a che fare con le previsioni catastrofiche in caso di uscita dell’Inghilterra dalla Comunità Europea. Quello che ci si deve chiedere è: come mai un grande maggioranza dei cittadini inglesi vuole uscire dal trattato della Comunità Europea? Cosa ci vede di male in questa comunità? Come mai non la vede come una cosa positiva? Ci si deve quindi chiedere: che messaggi ha mandato finora la Comunità Europea ai cittadini? Secondo me ha mandato messaggi di burocrazia esagerata: ricordiamo il tenore di acqua nell’impasto della pizza o della pasta, il diametro delle uova e così via. Ha poi mandato messaggi di mancanza assoluta di unione politica, mancanza di politica estera comune, e, soprattutto, mancanza di una visione strategica del futuro. Con i recenti fatti di gestione dei migranti ha mandato messaggi di chiusura xenofoba e quindi, a parte l’Euro (che gli inglesi neppure hanno), qual è la vera unione percepita dai cittadini? Nessuna, ovviamente. I cittadini comuni non percepiscono nessuna utilità da questa unione, a parte il fatto che fra i paesi della CE si può circolare senza il passaporto, ma, anche in questo caso, quanti sono quelli che circolano rispetto a quelli che rimangono a casa? Penso meno dell’uno per cento, ossia una minoranza assoluta rispetto a quelli che voteranno al referendum. E poi, anche se tutti circolassero liberamente fra le frontiere dei paesi europei, quanto valuterebbero questa agevolazione rispetto a tutti i lacci burocratici imposti all’economia delle piccole imprese, dei contadini e degli artigiani? Per cui, alla fine, mi meraviglio del fatto che nessuno si sia posto il problema della percezione reale dei cittadini sull’utilità della CE: se qualcuno vuole uscire, vuol dire che i funzionari, i politici ed i burocrati della CE o non si sono saputi spiegare o che si sono spiegati bene ma queste spiegazioni e motivazioni non piacciono alla gente. Inoltre ci sono altri due motivi per cui la CE sta soffrendo: la mancanza di una tassazione comune ed il fatto che, nel caso della moneta comune, l’Euro, è la prima volta nella storia che si crea una moneta non protetta da un’unità politica. Per cui, se è vero che in democrazia è il popolo che deve esprimersi, ben venga il referendum, non solo per gli inglesi, ma per tutti gli Europei. Se così non fosse vorrebbe dire che stiamo subendo un’oligarchia e che non abbiamo una reale democrazia!
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