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PASSA ALLA CAMERA IL DECRETO SALVA ROMA

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AG.RF. 11.04.2014 di Giuseppe Licinio

 

 

“riverflash” – Il decreto “Salva Roma” è passato alla Camera dei Deputati con 279 sì, 1 contrario e 1 astenuto e ora approderà in Senato. Ma cosa contiene il provvedimento? Innanzitutto la Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) e Tari (Tariffa sui rifiuti), e le misure per il ripristino dell’equilibrio finanziario del bilancio di Roma. Dunque dopo vari tentativi il decreto è passato e si attende ora la sua conversione in legge, programmata per il 5 maggio.

Molte sono le novità introdotte, grazie anche ai circa 600 emendamenti presentati e vagliati scrupolosamente dalle Commissioni riunite Finanze e Bilancio. La novità più recente, proposta dal governo, riguarda la data per il pagamento della Tasi prima casa, fissata entro il 16 dicembre, “scappatoia” utilizzata  per sostenere i tanti Comuni che saranno oggetto a maggio della tornata elettorale e che evidentemente non potranno deliberare le aliquote e le detrazioni prima del 31 maggio. Tutto ciò ovviamente a confronto con l’Imu, nel rispetto dell’impegno preso dal governo con i Sindaci, che prevede che il carico fiscale sui Comuni non dovrà superare il regime del 2012. Saranno esenti dal tributo gli immobili posseduti dallo Stato, allo stesso modo di quelli di regioni, Province e Comuni.

L’altro punto fondamentale del decreto è la situazione debitoria di Roma, regolato dall’articolo 16 e a tale proposito sono 2 le modifiche  di rilievo apportate al testo: lo slittamento da 90 a 120 giorni per la presentazione del piano triennale per il riequilibrio strutturale di bilancio, che dovrà essere trasmesso al Ministero dell’economia, a quello dell’Interno, alle Camere e alla Corte dei Conti (che tuttavia non potrà dare alcune parere preventivo). Inoltre il testo prevede che per il 2014 il fondo di svalutazione crediti, superiori ai 5 anni, non possa essere minore del 20% (era del 30 in precedenza); tale norma è stata valutata molto positivamente dai Sindaci, che sono tenuti a fare degli accantonamenti per salvaguardare i conti rispetto ai residui attivi, che sono spesso difficili da esigere e che sono stati utilizzati da più di un’amministrazione per la messa a punto dei bilanci.

Tutto ciò nel tempo ha provocato però l’innalzamento incontrollato dei debiti, cosa che è accaduta in molti Comuni, anche di grandi dimensioni. Infine il decreto mostra una maggiore flessibilità delle tariffe Tari, una semplificazione delle normative sulle addizionali comunali e un miglioramento della contrattazione decentrata. Su questo fronte il dl ha migliorato le prospettive delle Lsu, visto che è stata concessa la possibilità a Comuni, Regioni e società partecipate di poter saldare i pagamenti arretrati relativi agli anni 2010-2013, salvaguardando le amministrazioni anche dal rischio dell’insorgere di possibili contenziosi.

 

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