AG.RF 18.01.2015 (ore 22:04)
(riverflash) – “Come diceva Steve Jobs ognuno deve trovare ciò che ama. E io l’ho trovato: è il mondo del porno”. Questa è la morale di Paige A. Jennings, bella ragazza di 23 anni che ha scelto di essere protagonista di video e foto in cui appare completamente nuda, spesso in compagnia di uomini altrettanto nudi. Ognuno ha la sua morale e non ci sogniamo di condannarla per le sue scelte. Un nome d’arte, Veronica Vain, per una carriera alla luce del sole senza doversi più nascondere per evitare punizioni.
Quale era la vita di Paige prima di trasformarsi in Veronica? Una laurea in economia e uno stage a Wall Street presso la banca d’affari Lazard a New York. Nessuna scelta disperata, dettata da miseria o il bisogno di soldi sia per drogarsi sia per scommettere compulsivamente. Paige ha fatto saltare i luoghi comuni sui protagonisti del mondo porno, spesso etichettati come «malcapitati protagonisti». La sua storia particolare è così finita sulle pagine di diversi siti internet e anche sul britannico «Business insider». In effetti qualcosa non convince e la sua storia sembra più un lancio pubblicitario studiato a tavolino che una scelta di una ragazza dal senso morale fuori dalle convenzioni. Paige non era una stagista di successo, quelle che vengono confermate dalle aziende dove non c’è la crisi economica italiana. Lo stage alla banca Lazard andava male. A gennaio Paige era stata allontanata dal posto di lavoro perché i responsabili della banca hanno trovato decine di foto nude della ragazza scattate nella toilette della sede Lazard di New York durante orari di lavoro. Il problema non sono le foto nude, ma l’assentarsi dalla scrivania. Paige, ormai immedesimata in Veronica ha postato su Twitter: “Ho lasciato Wall Street per una carriera nel porno perché non potevo smettere di masturbarmi al lavoro”. Con maggiore sincerità, senza preoccuparsi di scatenare interessi morbosi, Paige A. Jennings ha dichiarato in un’intervista: “Sinceramente mi piace il lavoro finanziario, ma mi sono resa conto che non faceva proprio per me il lavoro d’ufficio, passare più di otto ore al giorno dietro una scrivania. Così ho iniziato a pensare ad altre possibilità”.
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