di Stefano Celestri (AG.RF 14.01.2015) ore 13:00
(riverflash) – Senza Giorgio Napolitano non ci sarebbe stato oggi Matteo Renzi presidente del Consiglio. Oggi, alle ore 10:35, il Presidente della Repubblica ha reso ufficiali le sue dimissioni, poi, rispettando il cerimoniale, ha abbandonato il Palazzo per tornare nella sua personale abitazione al Rione Monti. Per molti italiani la fine di un incubo, perché Napolitano non è stato il presidente di tutti gli italiani, ma ha fatto l’uomo di parte. Dalla destra del Partito Comunista ha sposato la fusione con i democristiani di sinistra e ha caldeggiato gli accordi con Berlusconi. Il Patto del Nazareno sembra la garanzia che è pronto il nome del nuovo inquilino del Quirinale. Del resto Napolitano si è permesso il lusso di nominare 3 presidenti del Consiglio (Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi), voluti da lui, non votati dagli italiani che, in regolari elezioni, avevano eletto a grande maggioranza Silvio Berlusconi. Lo spread saliva, l’Europa lanciava siluri di scontento e la situazione italiani era disastrosa quanto a fallimenti di aziende e disoccupazione. Napolitano ha scelto di garantire l’establishment a discapito degli italiani e questo è un attentato alla democrazia. I cittadini sono diventati piccoli e i flussi economici del Potere non sono stati interrotti. Nessuno delle tre creature di Napolitano (Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi), ha portato l’Italia fuori dalla crisi, la disoccupazione è aumentata ed è cresciuto il numero dei poveri. Renzi fa tante promesse ma ne mantiene poche e di basso profilo. La Troika (Fmi, Bce e Commissione Ue), però, è contenta. Napolitano ha difeso la moneta comunitaria anche nel discorso di Capodanno “Guai a uscire dall’euro” e nello stesso discorso ha ammonito gli italiani “Attenzione all’antipolitica”. Stoccate al MoVimento 5 Stelle che alle ultime elezioni politiche è stato votato da 8 milioni di italiani. Con tali parole Napolitano ha dimostrato di essere presidente solo di una parte degli italiani. La parte che lo ha eletto nel 2013, quando aveva esaurito il primo mandato e in Parlamento erano stati impallinati sia Marini che Prodi. Probabile un accordo per il nuovo temporaneo mandato al Quirinale a un uomo di 87 anni. Un’ipotesi nostra, nata dal fatto che Berlusconi, furente quando venne cacciato da Palazzo Chigi con un calcio nel sedere, si sia trasformato nello zuavo del PD. C’è stato un Patto del Nazareno e un tentativo di Renzi di cancellare la condanna penale del patron di Mediaset, annullando le frodi fiscali sotto il 3% del dichiarato con effetto retroattivo. Il decreto è stato smascherato e Renzi ha sostenuto che c’era stata una svista.
La Lega Nord, per bocca di Matteo Salvini, ha dichiarato di aver votato Napolitano nel 2013, confidando che avrebbe mantenuto le promesse, ma non lo ha fatto. Oggi la Lega Nord ha cambiato idea, non avrebbe voluto averlo votato.
Il presidente del Senato Pietro Grasso sarà Presidente supplente della Repubblica dal momento in cui Giorgio Napolitano avrà firmato le proprie dimissioni, e manterrà l’incarico fino al giuramento del nuovo Capo dello Stato. Si tratterà di una supplenza – secondo la maggior parte dei costituzionalisti – con pieni poteri non trattandosi di dimissioni in semestre bianco. In teoria Grasso potrebbe anche sciogliere le Camere. Queste ultime, in attesa del primo voto dei Grandi elettori, rimangono comunque perfettamente funzionanti.
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