AG.RF 21.04.2014 (ore 17:11)
(riverflash) – L’emigrazione italiana degli anni 50 aveva come meta Caracas, capitale del Venezuela, e il quartiere dove scelsero la loro residenza era Chacao, non distante dal centro storico e confinante con il Country, la Castellana e Altamira, le “urbanisation” dell’est abitate dalla borghesia. Nel caso del Country le famiglie che ci abitarono erano ricchi, oppositori del chavismo. Adesso Chacao è diventato il cuore della protesta anti-Maduro, a cui hanno aderito ex-sostenitori di Chavez perché alle elezioni politiche il partito bolivariano al Governo ha perso più del 15%.
L’alcalde di Chacao, cioè il presidente del Municipio legato al quartiere, ha detto che la colpa è del Governo se l’opposizione si è concentrata nell’est di Caracas e teme che vengano uccise persone per aumentare la conflittualità tra favorevoli a Maduro e i suoi oppositori.
Ramon Muchacho, alcalde di Chacao, è perentorio nelle sue dichiarazioni: “C’è gente a cui importa poco la vita degli altri, credono necessario, per il cambiamento del nostro Paese, che tanta gente debba morire. In verità sono convinto che qui a Chacao stanno cercando che ci scappi il morto per incrementare la spirale di violenza. Ciò che mi preoccupa terribilmente è che un nostro vicino di casa, o un qualsiasi giovane manifestante, studente o no, o un funzionario dell’esercito possano morire in seguito alle proteste di piazza. Mi preoccupa che salga il numero di chi ha intenzione di produrre un maggiore spargimento di sangue nel nostro Municipio.
Muchacho è convinto che confluiscano a Chacao persone di altre zone di Caracas con l’intenzione di provocare un’escalation di violenza. L’alcade le ha definite: “Quelli che vogliono pescare in acque agitate”.
È stato confermato che la protesta della notte di Pasqua, domenica 20 aprile, si è chiusa con un bilancio di 8 persone ferite da contusioni e un numero imprecisato di intossicati da gas lacrimogeni, compresi i bambini e gli anziani della terza età.
Ramon Muchacho ha esposto la sua ricetta per trovare una soluzione, pur rispettando la gente che protesta e con cui si sente solidale: “C’è un altro modo di lottare per il nostro Paese e per un cambiamento che non comporti la sofferenza della gente”.
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