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Moda Second Hand, in Italia arriva Vinted

di Valentina Riso (AG.RF 30.01.2021) ore 19:52 (riverflash) La crisi economica e l’esperienza del lockdown hanno creato nuovi schemi economici come quello di dare nuovamente vita all’usato. A dicembre 2020 è stata lanciata in Italia ‘Vinted’, la più grande piattaforma online europea, fondata in Lituania nel 2008, dedicata alla moda second hand, che da l’opportunità di vendere e comprare vestiti e accessori.

Prova tangibile della sua affidabilità sono i 34 milioni di membri attivi nella sua community. “Il lancio in Italia è un passo entusiasmante per noi – spiega Thomas Plantenga, CEO di Vinted, – in quanto è un mercato di primo piano nel settore moda con un potenziale significativo per la vendita e l’acquisto di articoli pre-loved”. Un desiderio che tra l’altro trova riscontro nei sondaggi stessi: secondo una ricerca condotta da Vinted lo scorso anno, sono circa un terzo della popolazione gli italiani che hanno acquistato capi di seconda mano, e circa la metà dello shopping in questione è stato fatto online. Anche Vinted ovviamente si avvale di un’app per smartphone, che permette alla community di interagire vendendo in un ambiente digitale totalmente sicuro.

L’app di Vinted, nella versione italiana (come in quella degli altri paesi), è facile e intuitiva da utilizzare. Adatta a tutti quelli che condividono la passione per la moda e per un consumo responsabile di questa, è pensata per chi vuole guadagnare un extra o se si hanno capi da eliminare. Infatti, anziché buttarli, si possono riciclare e vendere sulla piattaforma.
Come detto, il meccanismo è veramente semplice ed immediato, l’app è gratuita e per iniziare, serve la registrazione e la creazione del proprio profilo, dove si chiedono i dati anagrafici. Una volta completata la registrazione, si può partire caricando le foto dei propri capi che si intendono vendere oppure ricercando qualcosa da comprare. Altro pollice in su per Vinted è il fatto che ai “venditori” si riconosce il 100% del prezzo del capo venduto.

Inoltre, gli acquirenti hanno la possibilità di scoprire tutte le funzionalità e le risorse che l’app offre, di impostare preferenze e di selezionare i capi preferiti da acquistare a prezzi competitivi. Poi, in linea con il resto dell’Europa, sarà disponibile la funzionalità “Protezione acquisti” per chi compra (pari al 5% del prezzo del capo più una commissione fissa di 0.70 euro). Ma non solo: sono previsti anche l’assistenza clienti, varie modalità di spedizione, vari metodi di pagamento integrati e transazioni protette.

In quest’ottica, secondo l’ultimo report del reseller californiano ThredUp, durante la pandemia il 50% in più delle persone ha messo mano all’armadio per liberarsi dei capi che non utilizzava. C’era un tempo in cui la consueta spartizione dei sacconi pieni abiti e accessori avveniva tra cestino, parrocchie e cassonetti gialli; in momenti di crisi (e crescente sensibilità ambientale) l’opzione sempre più diffusa è quella del second-hand, ovvero rimetterli sul mercato e ottenere una monetizzazione.

Un’occasione, senza dubbio, per rinfrescare il guardaroba nell’ottica sostenibile dell’economia circolare, in cui second-hand e vintage rientrano a pieno titolo, perché prolungano la vita degli oggetti senza processarli in alcun modo (per riciclare ad esempio, si impiegano comunque mezzi e risorse che equivalgono a emissioni di co2). Un sistema ancora più green se gli acquisti avvengono tramite piattaforme online che operano all’interno del Paese, perché si riducono i km che capi e accessori impiegano per passare dal vecchio al nuovo proprietario.

Soprattutto per i capi vintage, Whowhatwear.co.uk evidenzia, inoltre, il motivo del successo delle piattaforme per comprare e vendere capi online. “È molto semplice comprendere perché questo settore stia acquisendo un’importanza via via maggiore – scrive Elinor Block. – Funziona come una livella, rende disponibile tutto a tutti e a qualsiasi budget. In parole semplici, democratizza il lusso, permettendo a chiunque di accedere a marchi e tendenze che prima d’oggi sarebbero state per loro troppo costose”.
È quanto dimostra infatti il successo di Vestiaire Collective, della piattaforma The Real Real ma anche dell’applicazione Depop che ha creato grande buzz tra le nuove generazioni. Proprio queste ultime sembrano ben felici e disposte all’idea di vendere e comprare vestiti usati. Non solo per accaparrarsi degli status quo a prezzi abbordabili, ma anche perché iniziano – più delle vecchie generazioni – a sviluppare sensibilità e consapevolezza rispetto all’impatto positivo dell’economica circolare sull’ambiente circostante.

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