16 Giu 2014
MILAN: LA PANCHINA DI PIPPO
di Francesco Guerrieri (AG.RF 15.06.2014) ore 23:45
(riverflash) – Se ne parlava già dopo l’esonero di Allegri, poi la dirigenza decise di chiamare Seedorf sulla panchina rossonera. Adesso è arrivato il suo momento: Filippo Inzaghi è il nuovo allenatore del Milan per la stagione 2014/2015.
Con quella maglia ha giocato tante partite, ha segnato tanti gol, ha vinto di tutto e di più; adesso ha l’occasione di fare la differenza dalla panchina, e che occasione!
L’ex attaccante rossonero ha ottenuto la fiducia della società rossonera dopo un testa a testa con il tecnico del Siviglia Unai Emery. Si erano fatti anche altri nomi per la panchina, da Spalletti (svincolato dopo l’addio allo Zenit) a Donadoni (che ha portato il Parma in Europa, almeno facendo fede alle posizioni in classifica). Ma, si sa, da sempre a Milanello la scelta interna è preferita ad altre; sarà per il buon ricordo che lasciano sia in società sia tra i tifosi, sarà per il fatto che, facendo scelte interne, già si conoscono alcune idee e strategie. Fatto sta che, quando sono stati scelti allenatori senza un passato rossonero, hanno fatto quasi sempre una brutta fine.
La scelta di puntare su SuperPippo, è dovuta anche ai traguardi raggiunti con le categorie minori rossonere in questi anni: nel Marzo 2013 conquista la Scopigno Cup con gli Allievi Nazionali e, nella stessa stagione, raggiunge la semifinale nelle Final Eight, eliminato solo ai rigori dall’Empoli; l’anno dopo il salto di categoria e la promozione in Primavera, con la quale, lo scorso 17 febbraio, batte 3-1 l’Anderlecht e conquista il Trofeo di Viareggio.
Se il settore giovanile in queste due ultime stagioni ha trovato dei motivi validi per festeggiare, non si può dire lo stesso per la Prima Squadra.
Infatti l’esordio di Inzaghi sulla panchina degli Allievi nella stagione 2012-2013, corrisponde con l’inizio del crollo dell’era Allegri, dovuto, in particolare, alle partenze in blocco di senatori come Nesta, Gattuso, Seedorf (per il quale però non sarà un addio definitivo), Ibrahimovic, Thiago Silva e lo stesso Inzaghi. Quell’anno i rossoneri chiudono il campionato al terzo posto ed ottengono la qualificazione ai preliminari di Champions.
L’anno scorso, il tecnico Pippo, come detto, a febbraio festeggia la vittoria del Torneo di Viareggio. E il Milan dei “grandi”? Supera il preliminare di Champions eliminando il Psv, ma il campionato inizia male, molto male: i soli 22 punti in 18 giornate hanno messo in bilico la panchina di Allegri. I tifosi, che già rumoreggiavano in estate per le troppe cessioni eccellenti, non esitano a far sentire il loro nervosismo e, ogni settimana, si ritrovano numerosi a Milanello per chiedere l’esonero di Allegri. La partita della verità per il mister toscano è quella del 12 Gennaio a Sassuolo: se perde (ma sembra essere improbabile una sconfitta) andrà via.
Succede quello che nessuno si aspetta: un Berardi in splendida forma, fa 4 gol e manda Allegri a casa.
Il giorno dopo si respira un clima teso. Come annunciato in precedenza, Allegri lascia la panchina del Milan e viene sostituito, temporaneamente, dal vice Mauro Tassotti. Ottimo score: 1 partita, 1 vittoria. 3-1 allo Spezia negli ottavi di finale di Coppa Italia.
Ma la stagione è lunga e serve un allenatore, o, forse, un giocatore a fine carriera. È questo, infatti, l’identikit dell’olandese Clarence Seedorf che, dopo essersi svincolato dai rossoneri, sta giocando le ultime partite prima di appendere gli scarpini al chiodo in Brasile, al Botafogo.
E allora perchè non anticipare di qualche mese la data di ritiro e tornare al Milan come allenatore? È questa l’idea che i vertici milanisti propongono a Clarence, il quale, rimasto legato ai colori rossoneri, non può far altro che accettare.
Il 16 Gennaio 2014 inizia quindi l’era Seedorf. Nell’aria c’è un misto di entusiasmo e scetticismo per la sua prima esperienza su una panchina. In poco più di cinque mesi, l’entusiasmo cala e, lo scetticismo iniziale, si fa sempre più intenso fino a fine stagione, che termina con un deludente ottavo posto, senza riuscire a qualificarsi a nessuna competizione europea dopo 16 anni.
Il tecnico olandese non ha neanche il tempo di abituarsi alla panchina rossonera che il 9 giugno gli viene dato il ben servito.
Ora si apre un’altra pagina della storia rossonera, forse una delle più romantiche. Dopo aver giocato per 11 anni con questi colori ed aver allenato le giovanili nelle ultime due stagioni, adesso anche per Inzaghi è arrivato il momento di sfruttare l’occasione. Non sul filo del fuorigioco come eravamo abituati a vederlo, ma in giacca e cravatta a dirigere la squadra dalla panchina, una delle più importanti d’Europa.
Fonte: http://giovaninrete.wordpress.com/2014/06/15/la-panchina-di-pippo/